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Cronaca

CASTELPLANIO DIETRO OGNI VOLTO UNA STORIA: ALLA CENA DELL’ACCOGLIENZA CON I 23 GIOVANI RIFUGIATI

Sabrina Bini con l'unica donna rifugiata giunta a Castelplanio

Sabrina Bini con l’unica donna rifugiata giunta a Castelplanio

CASTELPLANIO, 22 luglio 2016 –  “I’m italian now!” “Grazie a voi Castelplanio, sono stato da un’altra parte ma qui è diverso, sono grato!“.

Alcuni in inglese, altri in francese, qualcuno anche in italiano – lingua che hanno cominciato a studiare, un paio d’ore al giorno – e alla fine, rotto il ghiaccio, si sono presentati a uno a uno i 23 rifugiati, chiamati al microfono da Sabrina Bini, la psicologa della cooperativa “Incontri per la democrazia” che gestisce la loro permanenza e che ha voluto sottolineare come “l’integrazione migliore nasce da una serata come questa”.

La risposta c’è stata, ieri sera, 21 luglio: alla cena dell’accoglienza, infatti, erano in più di 150.

rifug7In piazza della Libertà, sotto il tendone che era già servito per la Sagra della crescia sul panaro, conclusa la scorsa settimana, si sono ritrovati tutti, ragazzi dall’Africa, castelplanesi e non solo, per condividere una serata di prima conoscenza reciproca. Tutti giovani, i ragazzi di colore, con un’età che variava dai 17 anni a poco più di 20, un po’ intimiditi all’inizio, poi via via sorridenti, partecipi, mischiati a quanti erano venuti. Soprattutto giovani come loro.

I problemi – e le polemiche – certo non se ne andranno con la serata di ieri ma, forse, un primo passo importante è stato fatto per cercare di convivere al meglio.

La cena, organizzata e offerta interamente dalla Pro Loco del presidente Paolo Marini, in collaborazione con il Comune, la parrocchia di San Sebastiano, la cooperativa “Incontri per la democrazia” e l’Aicu, è servita proprio per questo: cercare di abbattere il prima possibile la barriera di diffidenza che nasce quando non si conosce.

Dietro quei volti tante storie, tanta sofferenza, tanti chilometri per sfuggire da situazioni insostenibili: tra i 23 anche una ragazza somala con il fratello, poi due senegalesi, due dal Mali, quattro dalla Guinea, il resto dal Gambia. Ad assisterli due operatori, Sidi, 20 anni, e Indila, 19, del Gambia anche loro ma da tempo in Italia.rifug6

“Io sono partito dalla Guinea il 15 febbraio scorso – ci dice Alioù, 18 anni – e in auto ho attraversato Senegal, Mali, Burkina Faso, Niger per poi arrivare in Libia. Qui mi sono fermato circa tre mesi prima di imbarcarmi, a pagamento, su un gommone. Eravamo un centinaio e siamo sbarcati a Lampedusa il 25 giugno“.

Alla cena anche il sindaco, Barbara Romualdi, insieme al vice Paolo Grizi e all’assessore Dino Sabbatini.

Il sindaco Barbara Romualdi

Il sindaco Barbara Romualdi

“Il rischio, ora, è quello di farsi strumentalizzare politicamente – ha affermato il primo cittadino – non possiamo dividere questa comunità, non lo permetterò. Niente dovrà essere vissuto come una imposizione ma tutto andrà affrontato nel modo giusto. Stasera è andata molto bene e sono rimasta piacevolmente sorpresa dal fatto che abbiamo smentito chi ci tacciava di avere una componente razzista. Tanto è vero che erano presenti anche alcuni di quanti avevano firmato la petizione contraria all’arrivo dei rifugiati. Per me la priorità è costituita dai cittadini di Castelplanio all’interno della quale si inserisce anche la questione dei rifugiati”.rifug11

Non hanno mancato all’invito il parroco, don Mariano Piccotti, il presidente dell’Aicu, Emilio Amadio, suor Anna Maria Vissani, del centro di spiritualità “Sul Monte“, Vincenzo Varagona, giornalista Rai. Assente, per impegni in Usa, la presidente della cooperativa Cristina Cecchini.

rifug10Contenti e soddisfatti – ha detto per la Pro Loco, Paolo Urbani – nel vedere tante persone in questa occasione che è servita per conoscerci”.

“Auguro a noi e loro – ha sottolineato don Mariano – di essere capaci di emozioni, come ha detto il Papa. Questa situazione ci ha aperto gli occhi. Occorre, quindi, aiutare a occhi aperti per creare un’occasione positiva di vita comune, perché dietro a ogni volto ci sono un nome e una storia“.

E loro, i ragazzi dall’Africa, hanno voluto ringraziare cantando le canzoni della loro terra.

I gambiani anche il loro inno nazionale, al quale ha fatto seguito, poi, quello di Mameli.

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