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Calcio

CHIARAVALLE Se n’è andato Edmondo Lorenzini, vinse lo Scudetto del 1964 col Bologna

L’ex terzino che giocò in serie A coi rossoblù aveva gestito per anni una palestra a Chiaravalle dove tutti lo ricordano con affetto

CHIARAVALLE, 12 agosto 2020 – Ieri ci ha lasciato, a 82 anni, Edmondo Lorenzini che faceva parte della squadra del Bologna quando questa vinse lo scudetto nel 1964.

Era nato ad Ancona il 3 settembre 1938 e con la splendida moglie Gabriella aveva gestito per tanti anni la palestra “Olimpia” in via XXV Aprile a Chiaravalle. Un grande dolore e una brutta notizia.

Ottimo terzino, Edmondo era cresciuto tra le fila della Virtus Spoleto.

Poi il passaggio alla Sambenedettese e i quattro anni al Bologna, dal 1960 al 1964.

Con il Bologna “che gioca come solo in Paradiso” e “che tremare il mondo fa” vinse anche la Mitropa Cup nel 1961 e giocò 49 partite segnando anche un gol.

Brescia e Catanzaro le squadre successive, prima dei cinque anni al Sorrento con cui chiuse la carriera.

Fabrizio Ilacqua ne ricorda aneddoti e umanità. “Ricordo quando da ragazzino venivo nella tua palestra di via XXV Aprile a Chiaravalle. Un po’ di ginnastica e poi epiche partite di pallavolo tra noi iscritti. Finito l’allenamentoricorda Ilacquami fermavo ad ascoltarti. Mi raccontavi di un calcio che andava scomparendo, fatto di sudore e fatica, del mitico spareggio quello in cui il tuo Bologna vinse il suo ultimo scudetto, nel 1964, contro l’Inter del mago Helenio Herrera; della macchina che hai perso perché in una partita sempre contro l’Inter a Milano, all’ultimo minuto, in un match perso dal Bologna 6 – 4, hai preso un palo, se avessi segnato quello sarebbe stato il tuo premio partita, un’auto nuova fiammante; di quando la Gazzetta dello Sport ti regalò il titolo di prima pagina poiché a Mantova con un tuo gol, vinceste la partita, era il giorno della Befana e la rosea di Milano titolò “La Befana di Lorenzini”; o di quando, visto che non riuscivi a marcare Boninsegna, gli hai dato un morso e lui in sala stampa, il grande Bonimba, disse: “Ci credo che abbiamo perso, loro giocavano con un cane”; tu ci ridevi e mi dicevi: “Quel giorno era immarcabile e che potevo fare?”.

Edmondo Lorenzini interviene in un convegno

Con te non si passava, eri davvero arcigno e non volevi mai perdere. Eri simpaticissimo, di te ricordo il sorriso gentile, e l’allegria contagiosa. Adesso puoi giocare a calcio su un campo immenso e magari diventerai quel fuoriclasse che come sottolineavi sempre tu, poiché eri umile, non sei mai stato perché, tu eri un difensore ruvido, un difensore come oggi non ne nascono più!”.

Ti sia lieve la terra caro Edmondo.

Gianluca Fenucci

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