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Cronaca

CUPRA MONTANA LA “SALATA” DEL MAIALE, TRADIZIONE E RITO DELLE NOSTRE CAMPAGNE

Maiale macinato (F.7)[2]CUPRA MONTANA, 15 gennaio 2016 – Si rinnoverà domenica pomeriggio (17 gennaio), alle ore 15.30, presso i locali Magazzini dell’Abbondanza, la dimostrazione dello smontaggio della pacca suina, la tradizionale pista del maiale. L’appuntamento, che si perde nelle più lontane tradizioni contadine, è diventato ormai consuetudine nella “Capitale del Verdicchio” e tale manifestazione viene eseguita anche in altri paesi per dimostrare ai più giovani la paziente e attenta lavorazione di quanto il maiale ci può dare. Molti anni fa, quando nelle campagne arrivava il tempo più freddo, con gelate notturne e neve, la pista del maiale veniva fatta con attenzione “religiosa” dal mastro norcino e da tutta la famiglia fino all’operazione finale detta “salata”: la copertura totale delle carni lavorate con sale grosso per conservare tutto il ben di Dio ricavato.  Del maiale nulla veniva sprecato, particolarmente ricordo che il sangue della bestia che, fatto bollire con aromi e qualche verdura, si rattrappiva e diventava (‘a mijaccia) un appetitoso companatico.  Le parti di questo nobile animale, una volta porco, venivano trasformate totalmente sia per cucinare che mangiare: il grasso per lo strutto e agli zampetti per cuocerli con la lenticchia; le costarelle e le braciole da fare alla brace, i lombi per i prosciutti e le altre parti magre per salami, lonze, salsicce, la coda per insaporire alcune cotture di legumi, le setole per i pennelli e così via.  volantinoCome si potrà capire l’uso totale di questo animale, sia in cucina che in altre attività non proprio alimentari, rappresentava una risorsa tutto tondo per una famiglia di coloni e l’operazione veniva affrontata con lo stesso impegno di altre importanti operazioni stagionali. Quando in campagna moriva una bestia era una disgrazia al pari, se non superiore, della morte di un congiunto anziano; quest’ultima era considerata come evento naturale della vita mentre la prima una sfortuna che poteva pregiudicare la sopravvivenza alla miseria dell’intero nucleo familiare.  In proposito dalle nostre parti circolava un vecchio adagio dialettale che suonava così: ”E’ mortu nonno edè natu ‘n vitellucciu, tanti eriemo e tanti fussimo” che sta a significare che “è morto il nonno ma è nato un vitelluccio, tanti eravamo e tanti siamo”.  Oggi non si sente più questo adagio, che mi fu ricordato con precisione dall’amico Ennio Vitali, perché le nostre terre si sono spopolate, spogliate di tradizioni, detti popolari, soprattutto sono stati “rubati” i rumori, i canti, il vociare, l’abbaiare tedioso dei cani, le grida di monelli sull’aie, i respiri affannosi nei campi, i balli rumorosi e frenetici, ricchi di movenze di colori come la nostra terra. È dunque una buona cosa questa dimostrazione sul procedimento della preparazione della pista del maiale; in essa una sorta di didattica da non perdere, un piacere per il palato, un momento di ricordi.

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