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Cronaca

Elezioni Filippo Bartolucci, perché votare per il centrosinistra

Di rilievo nell’agenda politica l’esigenza di affermare un impegno collettivo dalla parte del mondo del lavoro e per i diritti delle persone

Jesi, 23 settembre 2022 – Questa riflessione nasce nel vivo di una campagna elettorale che segnerà la storia politica del nostro Paese.

Per noi Democratici e Progressisti si apre una nuova stagione politica.

Al centro dell’agenda politica della sinistra c’è l’esigenza di affermare un impegno collettivo dalla parte del mondo del lavoro e per i diritti delle persone; c’è la necessità di una riconversione ecologica; c’è bisogno di una svolta profonda nel senso della crescita economica e della giustizia sociale.

Il lavoro povero è aumentato e rischiamo una crisi sociale fortissima. Si ripete che la politica estera è preoccupata della vittoria della destra. Bisogna dire il motivo: la coalizione che affrontiamo è guidata da una destra estrema, divisa su tutto, ma unita su un punto: l’antieuropeismo.

Ecco, allora, il nostro compito è quello di recuperare la capacità di rappresentanza. Ritornare a difendere gli interessi della parte più debole della società.

La crisi, ora del gas, ha prodotto oltre 250 milioni di poveri nel mondo e anche 500 nuovi miliardari. Credo che sia più che ragionevole intervenire. Su questo aspetto ha ragione Maurizio Landini, segretario generale della Cgil: serve subito un nuovo intervento da finanziare redistribuendo tutti gli extraprofitti. Non si parla di un intervento strutturale, ma di redistribuire l’extra, non gli utili ordinari, a lavoratori e pensionati che sono in difficoltà. La dignità viene prima di ogni extraprofitto.

Questo significa essere alternativi a chi propone la flat tax: una tassa iniqua e incostituzionale, perché non progressiva. Progressività significa che chi ha di più paga di più. Chi ha di meno paga di meno! Solo così si difende lo stato sociale, il sistema sanitario e la scuola pubblica.

Noi, diversamente da loro, ci battiamo per difendere la dignità del lavoro, per un salario equo, per la sicurezza sul posto di lavoro.

Dobbiamo, quindi, rilanciare un messaggio ideale e ideologico: il riscatto sociale. Una democrazia regge nella misura in cui riesce a proporre l’inclusione sociale. Ricordando sempre che la democrazia è la tensione verso forme progressivamente più compiute di eguaglianza.

Il lavoro povero è una drammatica realtà che colpisce circa il 12 – 13% della popolazione: un lavoro precario significa salari bassi oggi e pensioni basse domani.

Nel frattempo la destra ostacola il salario minimo.

Il loro problema sta nel fatto che il liberismo non concepisce una parola: la diseguaglianza. Per i liberisti (Meloni, Salvini e Berlusconi) la colpa del malessere sociale ha sempre delle cause esterne: una volta è colpa dei migranti; un’altra dell’Europa e così via.

Noi, a differenza di loro, lavoriamo insieme per costruire un’Italia più giusta, più ecologista e più solidale.

E poi ricordiamocelo: la politica vive se c’è un filo che unisce la realtà con l’utopia.

Penso che il mio invito al voto debba toccare anche il tema del drammatico scenario internazionale che stiamo vivendo. La guerra in Ucraina. Non c’è motivo di comprensione verso l’aggressore. Non è un caso se Putin sia stato un punto di riferimento fondamentale della destra italiana (Meloni, Salvini e Berlusconi), europea e mondiale. Bisogna dirlo: questo è il risultato dei nazionalismi e dei sovranismi. Il nazionalismo è l’incubatore della guerra e la tragedia ucraina conferma questa realtà storica.

Alcuni hanno scritto che si tratterà di una guerra perpetua. È una visione che personalmente mi inquieta. Avremmo bisogno di una nuova conferenza di Helsinki: cioè un accordo per la sicurezza e la cooperazione in Europa all’interno di un mondo diviso.

Speranza, promozione sociale e diritti: sono questi gli strumenti da utilizzare per allargare la democrazia e le basi di consenso. E questo richiede una chiara concezione del mondo, nella quale torna al centro della discussione la coesistenza pacifica. Le democrazie hanno vinto nella coesistenza pacifica, che significa esistere insieme! Tra culture e società diverse. In un rapporto di Pace.

Dal populismo regressivo della destra si esce solo se saranno i Democratici e Progressisti a vincere le elezioni.

E allora: al lavoro e alla lotta.

Filippo Bartolucci (Consigliere comunale Articolo 1 a Jesi)

(foto in primo piano, Filippo Bartolucci con Pier Luigi Bersani)

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