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Il Caso Processo negato Huub Pistoor: ricorso alla Corte europea

C’erano i requisiti per poterlo presentare, speriamo che la Corte europea possa sanare questa ingiustizia e affermare il principio di civiltà che ogni vittima merita: rispetto, verità e Giustizia

Il ricorso alla Cedu Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo è stato inviato

C’erano i requisiti per poterlo presentare: nel caso di Huub Pistoor lo Stato italiano è stato inadempiente sotto due profili, sostanziale e procedurale. Non ha saputo garantire un sistema efficiente riguardo alle revisioni del rimorchio e dell’autocarro e non ha saputo garantire giustizia.

Il mio compagno Huub era stato travolto e ucciso nel 2019 da un rimorchio che si era staccato dalla motrice di un camion e aveva colpito là sua auto.

Per oltre tre anni io e la figlia Anna abbiamo chiesto che fossero accertate tutte le cause e le responsabilità presentando per due volte opposizione alla richiesta di archiviazione ma è stata negata la celebrazione di un processo.

Nella seconda ordinanza di archiviazione, palesemente contraddittoria, si legge che l’evento mortale è derivato dalla vetustà e dalla inadeguata manutenzione dei mezzi, che vi è una colpa dei proprietari per la mancata corretta manutenzione dei mezzi e soprattutto per aver fatto circolare un veicolo che era evidentemente pericoloso e inidoneo alla circolazione stradale ma, al tempo stesso, si ritiene superflua la celebrazione di un processo, senza una vera motivazione.

Attendiamo con fiducia perché si tratta di un tema di interesse pubblico, che riguarda la salute e la vita di tutti i cittadini utenti della strada. Le più importanti riforme degli ultimi anni derivano da sentenze della Corte di Strasburgo, sarebbe davvero motivo di conforto e speranza l’attenzione per le morti sul lavoro e sulla strada, da noi più numerose che in altri Paesi europei e spesso trattate con superficialità.

Quando ci sono delle vittime dovute all’incuria, alla negligenza altrui, al mancato rispetto di regole fondamentali, le istituzioni preposte dovrebbero sentire il dovere di accertare tutte le cause e le responsabilità.

In questo caso si è scelto di concentrare l’attenzione solo sul conducente, l’ultimo anello della catena. È  stato negato un processo e così anche il diritto alla Giustizia.

Speriamo che la Corte europea possa sanare questa ingiustizia e affermare il principio di civiltà che ogni vittima merita: rispetto, verità e Giustizia. 

Gioia Bucarelli 

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