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Cronaca

Jesi “Ancona provincia d’asilo”, sale il nunero dei migranti con contratti di lavoro

Progetto tra i primi in Italia per numeri, 818 quelli assistiti nei 587 posti d’accoglienza, crescono anche i Comuni aderenti al programma, sono 26

Jesi – Il progetto Sistema assistenza e integrazione (Sai) denominato Ancona provincia di Asilo, che vede Jesi come Comune capofila insieme alla Asp ambito 9, ha fatto registrare numeri in netto rialzo nell’anno 2022 rispetto a quello precedente.

Il rapporto è stato presentato nel corso di un’apposita conferenza stampa tenutasi ieri presso Villa Borgognoni, sede Asp9, con la presidente Gianfranca Schiavoni, la responsabile dell’unità operativa immigrazione, Barbara Paolinelli, il responsabile accoglienza Cooss Marche, Sascha Smerzini e al vice sindaco e assessore alle politiche inclusive, Samuele Animali.

I primi a crescere sono stati i Comuni coinvolti, con l’entrata nel sistema di 4 nuovi comprensori, che hanno fatto salire a 26 il totale. Le nuove adesioni sono quelle di Apiro, Staffolo, Poggio San Marcello e Fabriano, per un progetto, come ha ricordato la Presidente, «primo nel nostro Paese per Comuni coinvolti e terzo per numero di persone accolte».

Rispetto agli anni precedenti, è cresciuto il numero dei migranti bisognosi di assistenza sul suolo nazionale, cosa dovuta principalmente a due fattori: il ritorno in Afghanistan dei Talebani (maggio 2021) e l’inizio della guerra in Ucraina (febbraio 2022), che hanno generato due nuove ondate di persone in fuga dai due Paesi.

Ciò ha comportato da parte del Ministero dell’interno l’avallo di un numero maggiore di posti di accoglienza, saliti a 587 nei 26 Comuni dell’Anconetano, che ha fatto sì che nel 2022 abbiano beneficiato dei servizi offerti qualcosa come 818 persone.

Barbara Paolinelli e Gianfranca Schiavoni

Cambiato anche il tipo di accoglienza: sono 68 i nuclei familiari, 35 i monoparentali e si sono registrate anche 5 nascite. La gran parte delle provenienze sono dal continente asiatico, 432 persone corrispondenti al 53% del totale, mentre provengono dall’Africa il 37% (301) degli accolti e il 10% dal vecchio continente (con grande aumento di ucraini e moldavi). La nazionalità più assistita è quella pakistana (152).

Il budget annuale 2022 a disposizione degli Enti attuatori, è salito di oltre un milione di euro rispetto al 2021, passando a un totale di 6 milioni e 716mila euro.

Di questi, oltre 2,5 milioni servono per la retribuzione del personale specializzato (63 uomini e 146 donne) che serve a erogare tutta la serie di servizi utili all’accoglienza e all’assistenza dei migranti. Le collaborazioni esterne sono costate 192mila euro, rispetto ai 173mila del 2021, con 39 uomini e 38 donne. La spesa media sostenuta per ciascun migrante beneficiario del servizio è stata calcolata in 31 euro al giorno.

La maggior concentrazione dei migranti accolti e assistiti dal progetto Ancona provincia d’asilo è nel Comune di Falconara Marittima, seguita da Jesi. Gli appartamenti, di dimensione tra i 70 e i 150 mq, dislocati nei 26 Comuni aderenti, affittati per l’accoglienza, sono 120, le maggiori concentrazioni: 17 a Falconara, 14 a Jesi, 9 ad Osimo, 8 ciascuno a Chiaravalle e Fabriano. Ospitano un numero di beneficiari da 2 a 9 ciascuno.

Il costo medio per gli affitti è di 6.000 euro all’anno, per un totale pagato nel 2022 di 723mila euro. Tra questi, 110mila euro sono finiti nelle tasche di locatori falconaresi, 85mila in quelle di jesini, 61mila a chiaravallesi e 54mila a cittadini di Montemarciano.

«Abbiamo anche istituito un fondo di garanzia, destinato principalmente a donne sole con minori o famiglie numerose – ha raccontato Barbara Paolinelli -, per garantire il proprietario dell’appartamento che c’è un altro soggetto che si fa garante, oltre al capo famiglia o al beneficiario. Questo per superare diffidenze che ci sono, inutile negarlo, nell’affittare a persone non italiane. Questo fondo garantisce per i primi 3 anni, ma stiamo ragionando di portarlo a 5».

Per i locali di servizio, invece, sono stati pagati 56mila euro di affitti, 72mila euro per nolo di automezzi e 63mila per le manutenzioni agli appartamenti.

Il progetto Sai, però, non è solo accoglienza fine a se stessa, ma una serie di servizi per l’integrazione delle persone ospitate. Il beneficiario dei servizi è seguito dalla A alla Z, ovvero dall’arrivo con la fase burocratica di ottenimento dei documenti, passando per la scuola di lingua, l’inserimento scolastico dei minori a carico, i trasporti con l’assistenza nella scuola guida per conseguimento della patente e numerosi corsi professionali propedeutici per l’inserimento nel mondo del lavoro. Questi ultimi nel 2022 sono stati ben 36, che hanno visto 136 iscritti, mentre le persone che hanno preso la patente di guida sono state 24.

Nel 2022 sono saliti a 818 i migranti accolti ed accompagnati nel processo di integrazione, sono 4 i nuovi comuni entrati nel progetto e 400 le persone che hanno ottenuto contratti di lavoro
L’assessore ai servizi sociali del Comune di Jesi, Samuele Animali

«Si parla tanto di “aiutarli a casa loro” – ha commentato Samuele Animali -, noi vogliamo dire “aiutiamoli anche a casa nostra”. Molte di queste persone sono costrette a fuggire a situazioni di disagio e possono realmente rappresentare una risorsa, che spesso non sfruttiamo perchè non andiamo al di là del colore della pelle, che è l’unica cosa che riusciamo a vedere. E’ il caso di un afgano che ho conosciuto qualche giorno fa, che nel suo Paese faceva il controllore di volo, mentre qui da noi ha trovato lavoro solo come muratore».

Nel 2022, infatti, grazie ai corsi e ai tirocini del progetto, sono entrati nel mercato del lavoro quasi 400 persone (250 con contratti fino a 6 mesi, 150 con durata maggiore), 50 in più del 2021.

Sascha Smerzini di Cooss Marche

«La nostra è prima di tutto un’azione di contro-cultura e di lotta ai pregiudizi e agli stigma – ha osservato Sascha Smerzini -. Spesso sentiamo parlare dei nostri beneficiari come persone che rappresentano un problema. Quando noi abbiamo 400 persone che arrivano ad avere un contratto di lavoro, significa che dopo un anno abbiamo restituito al territorio cittadini autonomi, indipendenti e che possono rappresentare una ricchezza».

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