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Cronaca

Jesi Applausi per la prof che libera il riccio incastrato con la testa nel brik – Video

Dalle finestre della scuola Federico II con professori e alunni che avevano seguito il salvataggio, occasione per riflettere sui problemi di impatto ambientale

Jesi – Una storia semplice ma piena di amore, che fa riflettere e che dimostra come il non voltarsi dall’altra parte può sempre fare la differenza.

Un piccolo riccio era rimasto completamente incastrato con la testa in un brik di succo di frutta: probabilmente attirato dal profumo, con il suo musetto a punta si era infilato in un buchetto nel cartone per gustare quel che rimaneva della leccornia. Solo che poi non era riuscito più a uscirne, probabilmente a causa degli aculei.

L’attenzione e l’intervento di due professoresse della media Federico II, nel quartiere di San Giuseppe, nei pressi del Campo Boario, sono stati fondamentali nel tirarlo fuori dai guai in cui si era cacciato, che avrebbero potuto anche costargli la vita.

La professoressa Chiara arrivando a scuola, lo aveva notato in quella pericolosa condizione e, non potendosi fermare per intervenire perchè aveva lezione, ha pensato bene di avvisare prontamente le sue colleghe.

E così la prof Federica, a sua volta, non ha frapposto tempo in mezzo, ha preso di petto la situazione cercando prima di capire come poter entrare nel giardino adiacente alla scuola e, una volta trovate le chiavi, grazie all’aiuto della collega Simona, le due sono riuscite a raggiungere «quella povera anima», così l’ha definito la prof Federica.

«Il piccolo riccio girava su se stesso, con la testa incastrata nel brik, liberarlo è stato più complicato di quello che pensavo – racconta la prof -. Mentre cercavo di farlo, lui impaurito gonfiava i suoi aculei, vivo in campagna e conosco bene i loro comportamenti, ma alla fine sono riuscita a togliere il brik. Quella povera bestiola è rimasta immobile per quasi cinque minuti, impaurita, poi alla fine si è allontanata».

«Nel momento che lo abbiamo liberato, un applauso scrosciante è arrivato dai professori e dagli studenti che hanno seguito le operazioni di salvataggio dalle finestre della scuola: questo mi ha fatto molto piacere perchè ho visto l’interesse di tutti».

L’episodio ha fatto riflettere anche gli alunni della Federico II che sul loro blog hanno voluto parlare dell’episodio vissuto, ponendo l’attenzione sulla situazione ambientale.

Il povero riccio che, probabilmente, era rimasto incastrato per tutta la notte, è solo uno dei tanti animali che pagano le conseguenze del nostro comportamento irresponsabile.

E la domanda è legittima: che fine avrebbe fatto se Chiara, Federica, Simona, si fossero voltate dall’altra parte pensando, come spesso accade, è solo uno riccio?

Fortunatamente per il piccolo animale tutto si è risolto nel migliore dei modi, Federica si è anche assicurata, monitorandolo per qualche ora dopo la liberazione, che stesse bene e, spiega, «in un primo momento avevo anche pensato di portarlo in un posto più sicuro della città, lontano dalle automobili, ma poi riflettendo e guardandolo bene mi sono resa conto che era adulto e magari poteva avere anche cuccioli da accudire, quindi mi sono solo assicurata che stesse bene».

Quando parliamo di impatto ambientale dobbiamo renderci conto, come nel caso del nostro amico riccio, che questo influisce anche in termini immediati sulla di vita degli altri esseri che con noi abitano questo mondo.

«Ogni rifiuto che lasciamo incustodito ha il potenziale di mettere in pericolo la vita di un essere vivente – afferma la professoressa Federica – sono nata in campagna, vivo in un piccolo paesino, la natura per me è al primo posto, dovevo salvarlo».

Ma oltre che per una questione anche personale, ha voluto cogliere l’occasione per far riflettere i suoi alunni, che sicuramente hanno imparato la lezione: «Non possiamo non sentirci, come alunni della Federico II, tirati direttamente in causa, perché il fatto è avvenuto proprio accanto a noi, vogliamo invitare quindi tutta la comunità scolastica e del quartiere San Giuseppe a rispettare non solo le giuste norme di educazione, ma anche di conservazione dell’ambiente naturale che abbiamo attorno».

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