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Cronaca

Jesi Chiusura TeamSystem di Fontedamo, scatta lo sciopero

Sit-in di 6 ore organizzato dalla Fiom Cgil per martedì 19 marzo al fine di protestare contro il dislocamento a Pesaro che comporterebbe «un peggioramento delle condizioni lavorative»

Jesi – Come preannunciato dalle Rsu ai lavoratori dello stabilimento TeamSystem di Fontedamo, scatta la mobilitazione del sindacato.

La Fiom Cgil ha, infatti, indetto per martedì prossimo, 19 marzo, uno sciopero di 6 ore a partire dalle 10.30 con sit-in davanti all’entrata laterale del centro direzionale ex Banca delle Marche in via della Figuretta, ovvero l’ala che oggi è occupata dalla sede del colosso delle soluzioni digitali.

L’azienda, controllata dall’americana Hellman&Friedman, aveva deciso di rinunciare all’hub jesino per puntare sul quartier generale di Pesaro, dislocandovi i circa 350 dipendenti con la messa a disposizione di due punti d’appoggio ad Ancona e Fabriano. E questo dato che circa 8 lavoratori su 10 hanno aderito al progetto light friday, in virtù del quale l’aderente deve garantire appena il 40% delle ore lavorative in sede (ma in qualche comparto si arriva anche al 20%), svolgendo il resto delle giornate in smart working.

Però, come ci avevano riferito alcuni dipendenti della zona di Jesi, all’indomani dalla comunicazione, questo indirizzo peggiora sensibilmente le condizioni lavorative. Soprattutto per coloro che non possono permettersi di lavorare da casa e dovrebbero, pertanto, diventare pendolari fino a Pesaro.

Fiom-Cgil si è detta fortemente preoccupata di questo radicale cambiamento per chi è impiegato nello stabilimento di Fontedamo della TeamSystem.

«Chiediamo l’apertura di una trattativa sindacale in cui l’azienda ascolti e accetti le nostre legittime richieste – fa sapere Maurizio Gabrielli, Fiom Cgil Ancona -. La chiusura di Jesi e il trasferimento dei lavoratori comporteranno un sostanzioso peggioramento delle condizioni».

Oltre che per la rivoluzionata (in peggio) situazione per il 20% di chi non ha aderito al light friday, infatti, i dipendenti da noi sentiti avevano espresso anche perplessità sulle due sedi di coworking che l’azienda si è impegnata a mettere a disposizione a Fabriano e Ancona, paventando una insufficienza di postazioni e condizioni disagevoli per offrire un servizio adeguato alla clientela.

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