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JESI Fibromialgia, il Cfu Marche si racconta

In diretta streaming sulla pagina Facebook Fibromialgia News e sul canale YouTube di Cfu Italia

JESI, 14 novembre 2020 – Il Comitato Fibromialgici Uniti Marche si racconta: oggi 14 novembre alle 17 in diretta streaming sulla pagina Facebook Fibromialgia News e sul canale YouTube Cfu Italia, la referente jesina per le Marche Loredana Cardinali parlerà dei fibromialgici marchigiani e presenterà l’associazione.

Supportata dal chirurgo specializzato in Medicina integrata dott. Michele Gardarelli, dallo psicologo dott. Roberto Re (in primo piano con Loredana Cardinali e Michele Gardarelli) e da ospiti a sorpresa, Loredana Cardinali illustrerà il lavoro del Cfu, con i suoi punti di ascolto e di informazione negli ospedali e nei centri medici, gruppi di sostegno, oltre alla sensibilizzazione, educazione dei pazienti, petizioni per il riconoscimento.

L’incontro online illustrerà anche la legge 38 del 2017 della Regione Marche e la delibera 1555 del 2018 che prevede l’istituzione di un centro dedicato alla fibromialgia e alla sensibilità chimica multipla presso la Clinica Reumatologica del “Carlo Urbani”, che dovrebbe prevedere anche approcci di Medicina integrata e diventare il punto di riferimento per i fibromialgici marchigiani.

«La diretta è rivolta ai fibromialigici per far capire loro che non sono soli, che noi ci siamo davvero e che il nostro obiettivo è quello di aiutare più persone possibile per non farle soffrire da sole», spiega Loredana Cardinali.

«Spesso chi è fibromialgico viene abbandonato a se stesso, a volte non viene creduto».

La fibromialgia è una condizione caratterizzata da dolore muscolare cronico diffuso associato a rigidità a causa di un’infiammazione non rilevabile dai normali controlli.

Si tratta di una sindrome estremamente invalidante, riconosciuta dall’Oms ma non dallo Stato, e i pazienti faticano a ricevere diagnosi precise e ad essere seguiti adeguatamente.

«Chi soffre di fibromialgia spesso viene visto come un malato immaginario – spiega il dott. Roberto Re -. Di qui le ripercussioni sul lavoro e un forte senso di colpa. Il dolore fisico lo potrebbero anche sopportare, quello che pesa è l’idea di non poter fare».

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(e.o.)

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