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JESI «Gli studenti dimostrano grande senso di responsabilità»

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Il professor Francesco Coltorti, docente di Filosofia e Scienze Umane alle superiori e la didattica a distanza in tempo di emergenza

JESI, 8 aprile 2020 – Preoccupazioni, dubbi, timori: come stanno vivendo questo momento gli studenti e le studentesse della scuola secondaria di secondo grado?

Ne abbiamo parlato con Francesco Coltorti, docente jesino di Filosofia e Scienze umane al triennio della scuola superiore.

Francesco Coltorti

Francesco Coltorti

Hai avuto modo di vedere e sentire le classi, come stanno vivendo questo momento?

«I ragazzi stanno rispondendo bene, sono costretti a maturare forzatamente in questo momento. La presenza in video di docenti e compagni di classe è anche un supporto psicologico perché nella fase dell’adolescenza è un trauma non poter uscire, frequentare il gruppo dei pari. Il rischio è che con questa esperienza aumenti il contatto con la tecnologia a scapito di quello umano».

Alla didattica a distanza come stanno reagendo?

«Il bello di questa generazione è che ce la sta mettendo tutta, con grande senso di responsabilità e impegno. Vogliono recuperare: sarà anche perché non possono fare altro in questo momento e che questo tipo di didattica è libera, perché non si poggia sul meccanismo “premio-punizione” ma è basato sulla motivazione intrinseca, quindi è l’interesse autentico a spingere questi ragazzi. L’interesse autentico, inoltre, è quello che permette di comprendere meglio i concetti. Le quinte classi hanno anche il peso di aver perso quanto c’è di bello nell’ultimo anno: penso ai 100 giorni o alla gita. Sicuramente un aspetto secondario ma che genera frustrazione: anche per questo credo che stiano dimostrando un grande senso di responsabilità. L’esame di Stato avrà, a quanto pare, una commissione interna, a eccezione del presidente. Sarà un esame anomalo che ovviamente prenderà in considerazione questo momento».

Eliminata la minaccia della nota o il timore di un brutto voto, resta l’interesse individuale di ciascuno. Questo intendi dire?

«Il decreto ministeriale invita a dare valutazioni, ma senza obbligo, e ovviamente non hanno il valore di quelle date in presenza. In questa fase conta quanto un insegnante è in grado di stipulare un patto educativo con i ragazzi: se capiscono che portiamo avanti il programma per il loro bene, allora funziona. Evidenzio che in questo momento non c’è una rivalsa sul voto, alto o basso, o sulla punizione. La scuola è un diritto-dovere: adesso il dovere non c’è, resta solo il diritto all’istruzione, solo capendo questo si può fare la differenza in questa fase».

Quali sono secondo te i limiti e le potenzialità della didattica a distanza?

«La didattica a distanza permette di mantenere contatti con i ragazzi che altrimenti sarebbero irraggiungibili. È importante a livello didattico ma anche umano, come gruppo classe è bene che si vedano. Certo questo tipo di didattica non si sostituisce con quella tradizionale perché l’empatia si sviluppa solo dal vivo: uno sguardo disattento o critico lo si percepisce solo dal vivo. Il divario digitale è un limite vero: famiglie con più figli magari non hanno apparecchi per tutti, o la connessione non è sufficiente perché magari le lezioni combacino. Un divario che non è per forza questione di povertà».

Eleonora Dottori

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