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Cronaca

JESI Lavoro e violenza, la “Casa delle Donne” si prepara per l’8 Marzo

In quattordici si sono già rivolte allo sportello nel 2021: in occasione della Giornata internazionale appuntamento virtuale con Azzurra Rinaldi

JESI, 7 marzo 2021 – Con l’insorgere dell’emergenza epidemiologica Covid nei primi mesi del 2020, fin da subito la Casa delle Donne di Jesi ha iniziato a parlare di un «probabile aumento dei casi di violenza contro le donne tra le mura domestiche a causa del maggior rischio dovuto al confinamento forzato e alle difficoltà, per le donne conviventi con chi le maltratta, a denunciare e rivolgersi ai centri come il nostro». Previsione che si è avverata.

8 marzo vallesina

I dati parlano chiaro: quarantaquattro sono le nuove donne che hanno contattato lo Sportello di Casa delle Donne nel 2020, di queste 34 hanno fatto accesso ai servizi di ascolto, di sostegno psicologico e consulenza/assistenza legale. Nel 2019, tenuta la piena operatività dei 12 mesi, erano state 28 le nuove donne accolte in aggiunta a quelle degli anni precedenti.

Poco confortante quanto già emerge in questo inizio 2021: quattordici le nuove donne (circa 6/ 7 donne al mese in questi due mesi e mezzo) che hanno contattato lo Sportello, di queste, 11 fanno percorsi sociali, psicologici, legali.

«Non da ultimo molte donne hanno perso il lavoro in questo anno e sono risultate maggiormente esposte, essendo costrette a lunghe permanenze in casa e diventando in misura maggiore economicamente dipendenti dai loro compagni con conseguenti maggiori difficoltà a sottrarsi alla violenza – spiegano le volontarie -.

La violenza domestica già presuppone la messa in atto ad opera dell’abusante di una vera e propria strategia di controllo per isolare le donne dalle loro relazioni familiari, amicali, sociali e fonti di sostegno esterno.

Il lockdown e la quarantena, unite alle misure restrittive necessarie per ridurre la diffusione della pandemia, hanno di fatto contribuito ad aumentare ulteriormente l’isolamento delle donne e le loro difficoltà ad attivare reti di supporto».

Nel periodo tra marzo e maggio del 2020, lo Sportello Antiviolenza ha avuto un quasi arresto delle chiamate in seguito all’ introduzione delle misure di contenimento, una forte flessione pari a meno della metà di nuovi contatti rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente «destando in noi operatrici forti preoccupazioni.

L’aumento delle chiamate ha registrato un incremento nei periodi tra giugno e la seconda metà dell’anno con un’ importante crescita dei contatti, anche tramite chat o social. E si sono triplicate le ore dei colloqui effettuate.

In quei mesi le richieste di aiuto sono raddoppiate (una media di 4 /5 nuovi contatti al mese). Le donne hanno di fatto rinviato durante il periodo di lockdown il primo contatto con lo Sportello, per poi rivolgersi con maggiore intensità in un secondo momento. Meno critico è stato invece il mantenimento dei rapporti con le donne che avevano già iniziato un percorso di uscita dalla violenza prima dell’inizio dell’emergenza».

casa donne jesi

Il lavoro dello sportello non si è mai fermato: la Casa è stata sempre aperta e ha operato in sicurezza.

«Non solo abbiamo incrementato lo Sportello, assicurando sempre la presenza in tutte le modalità ma abbiamo rafforzato e ideato nuovi servizi in risposta ai bisogni emergenti, come lo Sportello Cor Urat che in pochi mesi ha ricevuto un numero importante di donne in difficoltà psicosociali aggravate o ingenerate dalla pandemia (attualmente sono 12 i percorsi di sostegno avviati), ma anche quello che ormai è diventato un appuntamento fisso del giovedì sulla nostra pagina Facebook con le pillole video #fatecicaso, realizzate da una nostra operatrice. A questo si aggiungono le 40 ore di formazione, i tirocini con le Università e la campagna lanciata a novembre “Un nemico fuori e un nemico in casa. Per molte donne la casa non è un luogo sicuro”, con la grafica di Caterina Fattori con cui abbiamo tappezzato la città e i social».

Le criticità non sono mancate, soprattutto per via delle risorse insufficienti: c’è stata inevitabilmente una maggiore spesa per l’acquisto dei dispositivi di protezione e per la sanificazione degli ambienti, come anche per mettere in campo misure per rinforzare l’accesso telefonico e telematico per assicurare il supporto immediato nella fase di emersione della violenza e delle sofferenze.

In vista dell’8 marzo, giornata internazionale della donna, è organizzato un incontro con la ricercatrice ed economista Azzurra Rinaldi: l’appuntamento è per giovedì 11 marzo, alle ore 17, sulla piattaforma Google Meet (per partecipare scrivere a [email protected] oppure messaggio sulla pagina Facebook)

Eleonora Dottori

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