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Cronaca

Jesi Maltempo e alluvioni, come intervenire con la prevenzione

L’intervista al geologo Andrea Dignani su come affrontare al meglio le criticità sia in città che nelle campagne e su come porsi di fronte al cambiamento climatico in atto

Jesi – Gli eventi metereologici di questi giorni mettono di nuovo alla prova la Vallesina e l’intera regione Marche. Protezione Civile, Vigili del Fuoco, forze dell’ordine, Polizia Locale, sono impegnate a gestire le emergenze che riguardano soprattutto l’allagamento di strade e sottopassi, smottamenti, problemi alle alberature.

Episodi importanti che si aggiungono alle criticità già emerse a settembre 2022 con l’alluvione che ha colpito non solo la Vallesina ma anche le campagne e i Comuni del Misa e che testimoniano un cambiamento climatico in atto che alterna momenti di alluvioni in cui la violenza dell’acqua risulta distruttiva a periodi di grande siccità.

Ne abbiamo parlato con il geologo Andrea Dignani.

Andrea Dignani durante un rilievo

Dott. Dignani, sempre più spesso ci troviamo di fronte a fenomeni meteorologici intensi, che provocano disagi di varia natura, sono gli effetti di un clima che sta cambiando?

«Il clima è ormai cambiato, dal 2015 la tendenza è chiara. Ci troviamo di fronte a fenomeni di precipitazioni intense, alternati a periodi di siccità, soprattutto estivi. Fasi alterne di acqua in eccesso e assenza di acqua che richiedono di creare un sistema agricolo e urbano resilienti. In quest’ottica è importante studiare un approccio a medio e lungo termine incentrato sul tentativo di rallentare e accumulare l’acqua».

«Rallentare significa fare in modo che, nel caso di grandi piogge, la violenza e la velocità dell’acqua non provochino esondazioni ed erosioni, accumularla significa conservarla e utilizzarla nei periodi di siccità. Un approccio che coinvolge tanto l’ambito agricolo quanto l’ambito urbano».

Quali sono le strategie di intervento da attuare in questi ambiti?

«In agricoltura sono tre i metodi utili per agire sulle risorse idriche. Il primo riguarda la possibilità di accumulare l’acqua con laghetti collinari, piccoli bacini diffusi in campagna, molto richiesti dagli agricoltori che possono utilizzare nell’irrigazione dei campi quando ne hanno bisogno. Il Piano Laghetti previsto nel Decreto Siccità del Governo, dà proprio la possibilità agli agricoltori di ricevere finanziamenti per la creazione di invasi artificiali utili all’accumulo di acqua».


«Il secondo metodo consiste nel favorire l’infiltrazione dell’acqua nel sottosuolo, quindi la ricarica delle falde acquifere – serbatoi naturali –, il più grosso accumulatore di acqua sono le nostre pianure dove accumuliamo l’acqua con i pozzi. Attraverso i fiumi e i fossi. Nel caso dei fiumi il metodo consiste nel realizzare dei campi di resa in falda che sono aree di laminazione delle piene in cui confluisce l’acqua evitando l’esondazione e in cui l’acqua viene raccolta per poi favorirne l’infiltrazione nel terreno».

La diga di Castreccioni


«Un terzo metodo sono le dighe, che permettono accumuli di acqua consistenti, ma la realizzazione è più dibattuta, perché hanno un discreto impatto ambientale e determinano anche un’alterazione microclimatica. Però rappresentano una modalità da tenere in considerazione soprattutto per le grandi quantità di acqua che permettono di accumulare, un metodo molto efficace nelle piene».

«L’approvazione del Piano Laghetti permetterà l’installazione dei bacini artificiali, che per l’agricoltore risulta essere una delle soluzioni più veloci di intervento, comporta dei lavori di durata tra i 12 e i 18 mesi, mentre la costruzione di una diga ad esempio, richiederebbe anni».

E in città cosa si può fare per evitare la violenza dell’acqua?


«Nelle aree urbane abbiamo l’esigenza di evitare che le grandi piogge producano allagamenti e smottamenti nelle strade e la necessità di stoccare acqua per la siccità. Si può favorire l’accumulo di acqua nel suolo tramite aiuole e parchi urbani o attraverso delle cisterne che vengono posizionate accanto o sotto alle aree verdi, così l’acqua raccolta viene poi utilizzata per irrigare la zona stessa. L’asfalto andrebbe sostituito con pavimentazioni di nuova generazione in grado di assorbire l’acqua».


«L’area verde in città gioca un ruolo importante sia per convogliare l’acqua piovana, sia per catturare la Co2 e mitigare il micro clima delle ondate di calore, ma ovviamente l’intervento è più strutturato avendo a che fare con ambienti abitati e asfaltati. Nel caso della campagna, invece, gli approcci sono più naturalistici».

«Alla base di qualsiasi intervento c’è comunque la necessità di cambiare approccio e attuare un metodo sistematico e articolato che tenga conto del fatto che le variabili climatiche possono essere più potenti delle nostre previsioni. Per questo è importante concentrarsi su azioni per la multifunzionalità del suolo e realizzare un sistema fatto da tanti microinterventi, cioé diffusi sul territorio, per ottenere un sistema resiliente».

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