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Jesi Renato Curcio, solo una serata di “Capitalismo cibernetico”

Pubblico attento e partecipe intervenuto con domande e osservazioni, intrattenendosi anche dopo la presentazione del libro con l’ex brigatista rosso

Jesi – Si è svolta in assoluta tranquillità e sotto un po’ di pioggia, la serata letteraria dedicata alla presentazione del libro di Renato Curcio Capitalismo cibernetico, mercoledì sera in Piazza delle Monachette, ultimo appuntamento della rassegna Mistery organizzata per l’estate dall’Hemingway Café.

Non sarà stato né il primo né l’ultimo ospite “scomodo degli incontri culturali di Piazza delle Monachette, che poco più di un mese fa aveva invitato anche il detenuto Luca Traini a partecipare come finalista alla gara di Poetry Slam, al quale però era stato negato l’accesso per motivi di ordine pubblico.

Renato Curcio

L’arrivo di Renato Curcio a Jesi ha fatto discutere e non poco, tra chi ne contestava la presenza come emblema delle Brigate Rosse, delle quali è stato fondatore e ideologo, e chi invece gli riconosceva piena libertà di espressione, avendo ormai scontato la sua pena carceraria ed essendo a tutti gli effetti un cittadino libero.

Ma l’ospite tanto discusso non ha raccolto le polemiche, «ho saputo che se ne è parlato ma non ho voluto leggere gli articoli dei media. E’ capitato in passato di essere stato contestato durante le mie presentazioni ma ultimamente succede sempre meno, qui a Jesi ho ritrovato conoscenti di vecchia data, che mi ha fatto piacere rivedere, il clima è stato di assoluta accoglienza».

Non ha voluto aggiungere altro l’ex brigatista 80enne che in occasione della serata ha scelto di non rilasciare alcuna intervista e di parlare solo del suo libro, frutto dei suoi studi da sociologo, che esprime le osservazioni su di una società che cambia.

«Il concetto di capitalismo è stato utilizzato in molti contesti nel corso della storia e oggi deve fare i conti con i cambiamenti antropologici in atto e con l’arrivo degli strumenti digitali, un passaggio tecnologico che ci coinvolge tutti perché se non entriamo nel circuito rischiamo di non poter accedere a servizi quotidiani», ha detto riferendosi all’uso dello smartphone, del web, e dei sistemi di pagamento elettronico.

«Strumenti tecnologici che ci offrono connessioni ma non relazioni – ha insistito Curcio – su Internet siamo sempre in assenza, non si realizza mai la presenza e anche l’identità con cui ci autentichiamo sul web è una identità virtuale. In questa società la vita di connessione ha più spazio di quella di relazione».

Nessun riferimento ai tempi che furono o alle ideologie del passato, solo una battuta sulla sua evasione dal carcere quando ha paragonato gli spioncini delle celle agli occhi del web che ci controlla molto più di quanto possa avvenire dagli spioncini del carcere.

Un pubblico attento e partecipe ha animato la serata letteraria con domande e osservazioni interessanti sull’uso dei social e sulle conseguenze sempre più evidenti di una società le cui relazioni sociali, economiche e politiche, passano attraverso la rete.

Presenti anche giovani universitari ed esponenti dei centri sociali che si sono intrattenuti, dopo la fine della presentazione, a parlare con il sociologo, che ha distribuito tra il pubblico diversi libri e firmato autografi.

«Sta a noi la responsabilità individuale di interagire, con le nostre scelte, su questo sistema mettendo al centro le relazioni e non le connessioni», ha concluso Curcio.

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