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Cronaca

Jesi Senzatetto al Boario, l’assenza di dimora solo la punta dell’iceberg

«Persone seguite da Asp, Asur e Caritas, troveremo una soluzione», spiega l’assessore Samuele Animali e Marco D’Aurizio (Caritas): «Non reggono alle regole della convivenza e si allontanano»

di Tiziana Fenucci

Jesi, 8 dicembre 2022 – Sarebbero quattro i senzatetto nella zona del Campo Boario, quartiere San Giuseppe, che hanno trovato sotto la tettoia un punto di appoggio saltuario per la notte.

Una tenda, coperte pesanti ammucchiate nelle buste, anche un passeggino dove c’è altro materiale ammassato.

Il vice sindaco e assessore ai servizi sociali Samuele Animali ne è al corrente e spiega quale sia, al momento, la situazione.

L’assessore ai servizi sociali, Samuele Animali

«Si tratta di persone che conosciamo bene e sono seguite da diversi mesi dall’Asp, dall’Asur e dalla Caritas, oltre che da altre associazioni di volontariato – sostiene -. La tettoia del Campo Boario non è un accampamento, ma un punto d’appoggio su cui ruotano più persone. I senza tetto dormono in luoghi saltuari: ospitati dalle strutture della Caritas, alla Casa delle genti o dagli amici e, quando non trovano posto in questi luoghi, si appoggiano al Campo Boario».

«Togliere la tenda, per preservare il decoro, non significherebbe risolvere il problema. Stiamo facendo di tutto per seguirli e ospitarli nelle strutture adeguate, ma periodicamente loro tornano per strada. Comunque, li teniamo sotto controllo e in particolare per due di loro stiamo cercando di ottenere il rimpatrio».

Proprio in questi giorni si è attivato in Comune un tavolo di lavoro a cui hanno partecipato, oltre all’Amministrazione comunale, i rappresentanti di Asp Ambito 9, dell’Asur, della Caritas, della Polizia Locale, e di altre associazioni di volontariato, proprio per trovare le soluzioni più idonee.

Nella maggior parte dei casi si tratta di persone straniere, arrivate in Italia clandestinamente. Questo determina una serie di problematiche relative al reperimento dei documenti personali necessari al rimpatrio, all’assistenza sanitaria o alla collocazione lavorativa degli stessi.

«Spesso queste persone non hanno la possibilità di accedere ai servizi di assistenza minima perché non sono regolari – ha spiegato il direttore della Caritas diocesana, Marco D’Aurizio – ma anche quando riusciamo a inserirli nelle strutture di accoglienza, non reggono alle regole di convivenza e si allontanano. Si tratta di soggetti con problematiche complesse da risolvere, l’assenza di una dimora è solo la punta dell’iceberg».

Marco D’Aurizio, direttore della Caritas diocesana

«Sono persone che hanno perso il sostegno della rete amicale e parentale, non reggono al rispetto delle regole, in alcuni casi hanno problemi di salute da risolvere, non hanno i documenti e vorrebbero tornare a casa. Aiutarli a trovare un titolo di viaggio, in base alle leggi italiane e internazionali, è complesso e non sempre riusciamo a ottenerli. Attualmente a Jesi abbiamo due soli casi di soggetti che stiamo cercando di rimpatriare. La situazione dei senza tetto, nella nostra città resta un problema circoscritto, rispetto a realtà più grandi in cui l’emergenza è ben più evidente».

Uno dei due senza tetto in attesa del rimpatrio è Poul, un ragazzo africano che è stato visto più volte al Campo Boario, affaccendato a pulire e mettere in ordine lo spazio intorno alla tenda.

«E’ assistito dall’Asp, dall’Asur e dalla Caritas – ha spiegato Samuele Animali – che hanno cercato più volte di inserirlo nelle strutture di accoglienza e sottoporlo a visite mediche e di assistenza, ma lui periodicamente non rispetta le regole o gli appuntamenti e torna per strada. Quando ci occupiamo di questi casi entrano in gioco aspetti sanitari, burocratici e umanitari che non sempre vanno nella stessa direzione. Ci stiamo spendendo tutti per trovare una soluzione per lui e per gli altri».

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