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Cronaca

JESI TAGLI AL FONDO SOCIALE, RIMANGONO TUTTE LE PREOCCUPAZIONI DEI SINDACI

presenti anche numerosi familiari, operatori del sociale e dipendenti delle cooperative sociali

Presenti in Regione anche familiari, operatori del sociale e dipendenti delle cooperative sociali

A ottobre inoltrato, ancora non si conoscono gli importi dei fondi destinati al sociale per il 2015

A ottobre inoltrato, ancora non si conoscono gli importi dei fondi destinati al sociale per il 2015

JESI, 20 ottobre 2015 – Ritornano a casa da Ancona con la promessa di un impegno a mantenere il ripristino dei fondi (34 milioni di euro a fronte di 1,5) destinati al sociale i partecipanti alla manifestazione svoltasi stamane in Regione. In soldoni:  c’è la volontà di tutto il Consiglio ma occorre aspettare ancora.

L’appuntamento di protesta, al quale hanno partecipato amministratori dell’ambito territoriale e sociale numero 9 di Jesi (21 Comuni), operatori, dipendenti di cooperative e familiari di disabili, aveva un unico obiettivo: quello di mettere definitivamente le carte in tavola e sollecitare il presidente della Giunta, Luca Ceriscioli, a mantenere le promesse elargite in campagna elettorale.

Il ripristino dei fondi, infatti, dovrebbe avvenire nella fase di assestamento del bilancio – strumento che permette di apportare le ultime variazioni – ma occorre che prima intervenga la parificazione dello stesso da parte della Corte dei Conti.

Al momento, come è noto, non si conoscono gli importi destinati al sociale per il 2015 ed i Comuni si sono visti costretti ad accollarsi la spesa dei servizi sin qui erogati. Ma la corda si sta spezzando. Sinora nel nostro ambito 9 sono stati erogati 586 mila euro a fronte dei 5,5 milioni dello scorso anno. Il che è tutto dire.

I tagli ai servizi sociali ricadono soprattutto sulle persone con disabilità

I tagli ai servizi sociali ricadono soprattutto sulle persone con disabilità

Il rischio è quello di pesanti ripercussioni, alcune già in atto, nel garantire l’assistenza necessaria e dovuta alle fasce più deboli, disabili, anziani, minori, e di nefaste ricadute sul fronte occupazionale, con gli operatori che temono per il loro posto di lavoro.

Una questione di civiltà, dunque, e civile è stata anche la protesta del centinaio di partecipanti che si sono ritrovati a palazzo Raffaello. Una presenza forte, ingombrante, ma composta, non plateale, come deve essere per chi ha ragioni da vendere e non ha bisogno di urlarle.

Il  problema, all’inizio, è stato quello di poterle esternare, le proprie ragioni, prima che cominciasse l’assise e, dopo una breve trattativa, finalmente una delegazione è stata accolta dal presidente della Giunta, da quello del Consiglio, Antonio Mastrovincenzo e da alcuni consiglieri regionali.

La delegazione era composta da alcuni sindaci, lavoratori del settore sociale, genitori, tra i quali una mamma con la propria bambina disabile. Per tutti ha parlato Paolo Cingolani, presidente di JesiAmo, il quale ha subito chiesto lumi sulla situazione attuale  e se per il 2016, con programmazione quadriennale «si potrà contare su un uguale trasferimento di fondi da destinare ai Comuni».

Per evitare il taglio dei servizi, i Comuni dell’Ambito Territoriale Sociale 9 di Jesi si sono accollati la spesa dei servizi erogati fino ad oggi

I Comuni dell’Ambito Territoriale Sociale 9 si sono accollati la spesa dei servizi erogati fino ad oggi

L’accento è stato posto, da Cingolani, sul fatto che «non c’è più tempo per attendere, siamo ad ottobre e i nostri servizi hanno comunque continuato a funzionare ma sta venendo meno, tra l’altro, il diritto allo studio, per chi ha bisogno di assistenza, e quello di molti lavoratori di poter contare su uno stipendio, peraltro minimo. Ci siamo lasciati anche con l’impegno, manifestato da Ceriscioli, di dare maggiori certezze proprio sui fronti del diritto allo studio e del sostegno alle imprese. E quelle sociali sono molto importanti nel nostro territorio».

Ma anche un genitore ha portato la sua testimonianza, mettendo in evidenza la fatica di riuscire a gestire la quotidianità quando non si ha la certezza delle ore di assistenza.

Ognuno deve poter vivere con dignità la propria condizione di vita, specialmente in stato di fragilità,  perché, come dice Franco Vaccari, fondatore dell’Associazione Rondine, candidata al Nobel per la pace 2015, «la fragilità è come la nudità: possiamo vestirci ma non possiamo pensare di non essere nudi».

(Pino Nardella)

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