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Cronaca

JESI Università di Cambridge, Gioele Marozzi digitalizza manoscritti di Leopardi

Il lavoro del dottorando jesino di UniMc sui documenti conservati nella biblioteca del prestigioso ateneo rendendoli così accessibili a tutti

JESI, 7 ottobre 2021Gioele Marozzi è uno studente di 28 anni, vive a Jesi e sta ultimando il suo percorso di studi con un dottorato di ricerca relativo ai manoscritti di Leopardi presso l’Università degli Studi di Macerata, dove aveva precedentemente conseguito una laurea triennale in lettere e una magistrale in filologia.

In questi giorni è stato pubblicato nella Digital Library Humanities dell’Università di Cambridge il frutto del suo lavoro, vale a dire l’edizione diplomatica digitale dei manoscritti autografi di Giacomo Leopardi, conservati presso la biblioteca universitaria del prestigioso ateneo britannico. 

Raccolti in un codice con legatura in marocchino e decorazioni in oro, i 41 manoscritti vennero acquistati dal celebre collezionista anglosassone Charles Fairfax Murray e, nel 1917, vennero ceduti, per volontà del legittimo proprietario, alla Biblioteca dell’Università di Cambridge.

Si tratta di 36 lettere autografe di Giacomo Leopardi a vari corrispondenti, di due piccoli saggi di traduzione dalle lingue classiche, parimenti autografi, e di altre tre lettere, rispettivamente di Monaldo (una) e Paolina (due) Leopardi

Un lavoro svolto con passione e impegno quello di Gioele Marozzi, che ha deciso di raccontarci la sua esperienza.

Gioele, com’è iniziato questo progetto?

«Il progetto nasce, in accordo con la docente tutor Laura Melosi, dall‘esigenza di dover svolgere, come espressamente previsto dal dottorato di ricerca, almeno 90 giorni all’estero. Dopo essere stato accettato al Cdh, ho visto più volte rimandata la mia partenza a causa della pandemia. Nel frattempo, proprio per ovviare a questo problema, la scuola di dottorato ci comunica la possibilità di poter accedere alla mobilità virtuale, una sorta di viaggio all’estero online. La mia proposta al tutor di Cambridge di poter lavorare da remoto è stata presto accolta».

Perchè hai scelto di concludere il suo dottorato proprio nella Cambridge Digital Humanities?

«Ero deciso a voler andare lì, è un’università molto prestigiosa ed ero venuto a conoscenza del fatto che nella biblioteca dell’ateneo fossero conservati ben 41 manoscritti di Leopardi. Il primo anno di dottorato l’ho passato a ricercare tutti i manoscritti del poeta, ho compiuto 50 viaggi e visitato 81 biblioteche dal 29 giugno 2020: Cambridge era per me un’occasione da non poter perdere».

Da dove nasce l’idea di digitalizzare i manoscritti dell’autore?

«Per poter accedere al CDH è necessario superare una selezione in ingresso, basata fondamentalmente sulla valitazione del curriculum e di un progetto di ricerca presentato. Ho così pensato che, essendo il mio dottorato di ricerca relativo ai manoscritti di Leopardi, avrei potuto proporre un’edizione diplomatica dei materiali presenti nella biblioteca del loro ateneo, di digitalizzare quei contenuti. Il progetto e il curriculum sono stati valutati in maniera positiva e sono così entrato alla Cambridge Digital Humanities».

In cosa è consistito il tuo lavoro?

«La digitalizzazione non è una semplice trascrizione. Ho ricevuto da Cambridge le foto dei loro manoscritti e di questi 41 ho potuto fare la trascrizione con un linguaggio chiamato Xml-Tei: si tratta di una trascrizione fatta sulla base di regole rigide. Metadatare in Xml-Tei, significa arricchire il testo di metadati, cioè di commenti o note che sono invisibili all’occhio umano, ma che servono alla macchina per capire, ad esempio, quante volte in un testo Leopardi cita la sorella Paolina, trovare i riferimenti a questa anche attraverso soprannomi che utilizzava il fratello. Un’analisi complessa, che rende il testo più accessibile».

Perchè il tuo operato è stato importante secondo te?

«L’utilità principale è la salvaguardia, si digitalizza perché se succede una catastrofe e i manoscritti vengono distrutti, avendone almeno una foto se ne può conservare una traccia. Dal punto di vista della trascrizione invece, la digitalizzazione è importante perchè permette di fare ricerche più approfondite.
Se non fossero stati digitalizzati i manoscritti, ad esempio, non avrei potuto fare questo lavoro perché impossibilitato dalla pandemia ad andare a Cambridge. La digitalizzazione rende i manoscritti degli autori, più accessibili, gratuiti e online in maniera rapida e comoda».

Un lavoro che ti ha molto legato alla figura di Leopardi, come?

«Non ho io il merito di aver scritto il progetto dedicato allo studio degli scritti dell’autore recanatese, ho dovuto proporre una mia modalità di lavoro. L’Università di Macerata, la Regione Marche e Filippetti Spa, con il patrocinato del Centro nazionale di studi leopardiani di Recanati, avevano già partorito il proposito di catalogalizzazione e digitalizzazione dei manoscritti di Leopardi, sulla base di un progetto già iniziato a Napoli. Leopardi mi piaceva già come autore, leggendo le sue opere avevo già potuto intuire il genio che era. É attraverso l’analisi delle sue lettere, dove scherza, dice parolacce e gestisce la sua vita quotidiana, che ho potuto davvero appassionarmi alla sua persona, rendermi conto della sua umanità».

Come descriveresti questa esperienza?

«Quella di Cambridge è stata un’esperienza interessantissima: un contesto internazionale, ricco di storia, in cui la tradizione si è unita perfettamente con l’innovazione. Ho avuto l’opportunità di studiare alcuni aspetti delle Digital Humanities sia dal punto di vista teorico che pratico e questo mi ha permesso di sperimentare applicazioni informatiche che non avevo mai analizzato o non conoscevo a fondo».

Tutti i documenti sono liberamente accessibili online collegandosi al -> link e sono preceduti da una descrizione del codice che li conserva.

Ciascun autografo è corredato da una riproduzione digitale ad alta risoluzione, conforme al framework di Iiif – che offre un livello di accesso alle risorse digitali basato sull’apertura e sulla condivisione – e corredato da un set di metadati che forniscono informazioni sull’autore, sulla data di creazione del documento e sull’eventuale destinatario nel caso delle lettere.

Allo stesso modo, è possibile effettuare gratuitamente il download delle immagini, per le quali si può estrarre anche il solo manifest, da trasportare e utilizzare in un qualunque database compatibile con il protocollo di visualizzazione di Iiif.

Nicoletta Paciarotti

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