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Loreto “Volti e Parole”, la mostra in libreria di Sara Nucci

Un’esposizione che mette in connessione i libri letti dall’artista con la creatività che le storie narrate le hanno suscitato, dal 4 novembre al 4 dicembre presso “L’Atelier delle Storie”

LoretoVolti e Parole la mostra personale dell’artista Sara Nucci, classe 1980 di Loreto, da domani, sabato 4 novembre al 4 dicembre, presso la Libreria Mondadori “L’Atelier delle storie” in via Buffolareccia, all’interno del centro commerciale Spazio Conad

Una mostra che metterà in strettissima connessione opere letterarie lette da Sara Nucci e 35 dipinti. 

Come nasce un’opera per questa esposizione dal titolo “Volti e parole”?  

Nasce dalla passione per la lettura. Le storie narrate sollecitano la mia creatività. Ecco allora che nella mia testa emergono non tanto le fattezze fisiche dei personaggi, ma ciò che per me rappresentano. Trasferisco l’intimità che si crea tra me e loro nei volti che ritraggo, che sono l’espressione del mio mondo interiore.

Sara Nucci

In base a cosa  hai scelto i libri da leggere? Quanti libri hai letto per realizzare questa esposizione? Quali autori?

«Amo i romanzi contemporanei che affrontano tematiche a me particolarmente vicine, quali l’esclusione, la marginalità, il pentimento, la forza e la fragilità delle donne, i vissuti sporchi ma nello stesso tempo innocenti. Insomma, mi piacciono le storie che mettono in primo piano, più che i fatti in sé, l’agito psicologico, quindi forse nelle mie letture ricerco me stessa. Di libri ne leggo moltissimi durante l’anno. Sto preparando questa mostra da agosto, quindi sicuramente avrò letto diverse decine di libri. Gli autori che oggi prediligo sono Matteo Bussola, Michela Murgia, Cristina Comencini, Lorenzo Marone, Viola Ardone e Donatella Di Pietrantonio. Tra questi è stata una scoperta importante Michela Murgia, non tanto per il suo già conosciutissimo Accabadora, ma soprattutto per quelle letture altre sul significato di amore scelto e famiglia queer, che per me sono stati illuminanti».

Nelle tue opere è dominante la figura femminile. Ci spieghi il perché? 

«Le donne per me sono un punto di riferimento, nel bene e nel male e la bellezza ha forma di donna. Nell’universo femminile ritrovo tutte quelle contraddizioni che in parte sono anche le mie. Le donne che dipingo sono il mio specchio, ma in ognuna di loro sono certa si possano riconoscere anche altre persone. Non è tanto una narrazione pittorica autobiografica, quanto la rappresentazione di emozioni e stati d’animo, suggeriti spesso dagli sguardi, in cui ritrovarsi». 

Preferisci la lettura di un libro o la visione di un film? 

«Se proprio devo essere sincera, ai film ho sempre preferito la musica, di cui sono e sono stata molto appassionata (colleziono cd che spaziano dal metal al pop, da gruppi internazionali a band meno commerciali, come i Marlene Kunz). Possiedo circa 1.000 cd tutti originali».

Come vedi ad oggi la figura femminile nella società, nel lavoro e in famiglia?

«Vedo donne che in certe dimensioni fanno ancora fatica a svolgere ruoli importanti e paritari a quelli degli uomini. Ma poi ci sono donne che rischiano ancora la vita, purtroppo, per i loro diritti in molte parti del mondo, questo mi sembra eroico e mi fa capire che le cose possono cambiare, che il coraggio è, ed è sempre stato, la grande arma delle donne. Lo spirito di indipendenza e la resilienza sono doti femminili, che apprezzo molto». 

Ho notato che hai scelto molti libri della scrittrice Michela Murgia. Cosa hai “preso” dai suoi libri e cosa invece hai “lasciato?

«Della Murgia mi piace molto, e mi ha fatto anche riflettere, la sua forza interiore e soprattutto la concezione dell’amore come scelta, l’idea che ci sia un atto volontario nell’innamoramento, consapevole e libero da convenzioni. Questo tipo di amore è universale e vale per tutti coloro che più che condividere un legame di sangue, condividono un legame di spirito».

La tua esposizione, non a caso, in una libreria. Ti senti a casa? Accolta?

«Se c’è una libreria nei paraggi, di sicuro ci entro! Ciò che mi attrae è l’ambiente non asfissiante, tipico di certi negozi. La tranquillità che percepisci subito entrando, non c’è chi ti assilla con il solito “le serve qualcosa?”, girandoti intorno, ma ti lasciano il tempo di guardare, sfogliare le pagine, girare tra gli espositori. A volte mi sembra quasi un luogo magico, uno spazio in cui ritrovare il tuo tempo».

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