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Cronaca

FASE 2 Nonni, nipoti, congiunti: soltanto una gioia per gli occhi

Da oggi, lunedì 4 maggio, l’avvio della riapertura ricordandoci che vanno comunque sempre tenute le distanze interpersonali e indossati dispositivi di protezione delle vie respiratorie

JESI, 4 maggio 2020Nonni sì o nonni no? L’ultimo decreto del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte circa l’avvio della Fase 2 ha suscitato più dubbi e polemiche del solito. È intervenuta, comunque, la direttiva del Ministero dell’Interno che rende più esplicite le novità introdotte negli ambiti oggetto di regolamentazione in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica Covid-19.

Si è interpretato, si è vociferato, si è scritto, si è fatta confusione. Ci siamo, però: oggi 4 maggio parte la Fase 2, quella della convivenza con il Covid-19, convivenza che dovremo imparare a gestire al meglio, al di là delle misure imposte.

«Incontrare i congiunti»

Il punto nevralgico e forse più di comune interesse è la questione sui famigerati congiunti. Si annoverano da oggi, tra le ragioni necessarie di allontanamento dalla propria abitazione, gli incontri con i congiunti, «purché venga rispettato il divieto di assembramento e il distanziamento interpersonale di almeno un metro e vengano utilizzate protezioni delle vie respiratorie».

La definizione di congiunto è ambigua e labile e ha destato polemiche che hanno portato il Governo a includervi anche fidanzati e affetti stabili. Andrebbe analizzata in fase di controllo la situazione interpersonale e affettiva di ogni singolo caso, procedimento chiaramente impensabile e anche piuttosto difficoltoso.

Tra i congiunti, tuttavia, rientrano ovviamente e senza dubbi i familiari più stretti: nonni, nipoti, fratelli e sorelle, genitori.

Dunque tra poche ore nonne e nonni potranno ricominciare a fare da babysitter ai nipotini?

Assolutamente no.

Si potrà andare a frequentare il parco?  Qui a Jesi ancora no, bisognerà attendere un paio di settimane ancora, come ha annunciato ieri il sindaco Massimo Bacci.

Il decreto afferma che «non è consentito svolgere attività ludica o ricreativa all’aperto» – sempre per evitare assembramenti – ma sono consentite attività fisica e motoria.

Il concetto è poco limpido, e come sempre ci si affida al buon senso delle persone e a una plausibile riscrittura e chiarificazione del decreto. Le aree attrezzate per bambini, comunque, restano chiuse.

La legge è per natura soggetta a interpretazione, ma deve esistere un margine entro il quale muoversi. Interpretare a sentimento e di pancia può essere pericoloso e mettere a rischio soprattutto le categorie più deboli, proprio le persone che ci mancano tanto, come i nonni, appunto.

I Comuni possono decidere autonomamente se e a quali parchi interdire l’accesso per peculiarità specifiche degli spazi aperti o delle condizioni di salute della propria città, perciò i decreti del Governo vanno contestualizzati e criticamente adattati anche dalle Regioni.

Il principio generale

Si apre uno spiraglio verso la ripresa dei rapporti sociali e affettivi, per cui in seconda battuta saranno esplicitati i dettagli sul chi e come. Incontrarsi in giardino col favore del bel tempo è più auspicabile del pranzo della domenica in casa della nonna: sarebbe impossibile mantenere le distanze e indossare le mascherine, e si creerebbero assembramenti in un luogo chiuso. Ovviamente nessuno potrà controllare cosa accada in abitazioni private, e qui entra in gioco la responsabilità di ognuno, in primis verso se stessi e i propri affetti.

C’è chi va dicendo che si potrà riprendere il contatto fisico con le persone che per due mesi, nella migliore delle ipotesi, abbiamo visto solo in video chiamata.

Non è così: incontrare i congiunti con le condizioni sopra specificate significa doversi abbracciare solo con gli occhi. Contatto visivo sì, contatto fisico assolutamente no. Dovremmo sempre ragionare in termini di etica kantiana, o almeno è moralmente obbligatorio farlo in tempi di crisi come questo.

«Agisci in modo tale che la massima della tua volontà possa valere sempre al tempo stesso come principio di una legislazione universale»: tutte le nostre anche più piccole scelte hanno un impatto universale, e dovremmo sempre chiederci cosa succederebbe se ognuno agisse e ragionasse come agiamo e ragioniamo noi.

Il pensiero dei nonni

Alcuni fortunati convivono con i propri genitori-nonni, offrendosi a vicenda supporto e compagnia, ma la maggior parte di noi non vede parte della propria famiglia da due mesi. Per lo più ci si deve accontentare di ascoltare le reciproche voci al telefono, solo i nonni più tecnologici si sono evoluti alle video chiamate.

«Come tutti, non vedo i miei nipoti da due mesi – racconta Pierina -, spesso li chiamo per sentire la loro voce ma non è lo stesso, a noi nonni non restano che i figli dei nostri figli. Tra qualche ora, ormai, potrò rivederli e sarà un sollievo, ma a distanza e con le mascherine, quindi per ancora un po’ di tempo dovremo fare a meno degli abbracci».

«Da nonno – ci dice Ferdinando – tendo a essere apprensivo, e anche se potrò vedere i miei nipoti per pochi minuti avrò paura paradossalmente di contagiarli io. Non vorrei che si vanificasse tutto il sacrificio fatto sinora. Anzi, forse vederci senza poterci abbracciare sarebbe ancora più frustrante…».

Elisa Ortolani

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