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ANCONA Rete femminista diffida la Regione: «Piena applicazione della 194»

Accogliere le «Linee di indirizzo sull’interruzione di gravidanza con il metodo farmacologico emanate dal Ministero della Salute»

ANCONA, 10 marzo 2022 – «Abbiamo scelto un modo diverso di festeggiare l’8 marzo»: una diffida alla Regione Marche da parte della Rete femminista Marche Molto+di194.

«Chiediamo la piena applicazione delle Linee di indirizzo sull’interruzione di gravidanza con il metodo farmacologico, emanate dal Ministero della Salute affinché l’aborto farmacologico venga effettuato nei consultori – spiegano -. Significa mettere al centro la salute delle donne, la ricostituzione (anche economica) dei consultori non solo per l’applicazione corretta della 194, per la prevenzione e la cura, ma anche come luoghi di aggregazione, di presa di coscienza dei propri bisogni e dei propri diritti (a tutte le età), della possibilità di esprimersi e di autodeterminarsi».

Sono ben 22 le associazioni coinvolte: femministe, lgbtqi+, organizzazioni e associazioni sindacali, Laiga, Udi Jesi, Cgil Marche, Uil Marche, Agedo Marche, Esna consulenze di genere, Casa delle donne di Jesi – Casa delle Culture, Associazione di donne Semaj, Jesi in Comune, Qualcosa di sinistra, Altra idea di città, Casa del popolo di Fermo, La città futura, Dipende da noi, Partito comunista Italiano Marche, Possibile Marche, Partito della Rifondazione comunista, Partito democratico federazione di Fermo, Articolo 1, Giovani democratici delle Marche, Sinistra italiana Marche, Partito democratico unione comunale di Jesi, con il sostegno di: Collettivo transfemminista Jesi, Non una di meno transterritoriale Marche, Più Europa PU, Radicali Marche, Europa Verde Marche, Volt Marche, Gruppo Nos donne, Liberə tuttə, Manuela Bora, Daniela Montali, Aurora Bottiglieri, Maria Lenti, Donatella Linguiti, Teresa Rossi.

Alla Regione Marche si chiede «che sia consentito a tutte le gestanti, dopo un’adeguata informazione, di scegliere il metodo (farmacologico o chirurgico) con il quale effettuare l’interruzione della gravidanza e il luogo ove effettuarla (ospedale o consultorio); vengano individuati i consultori che, in stretto collegamento con le strutture ospedaliere di riferimento, possano garantire ed eseguire l’interruzione volontaria di gravidanza in forma farmacologica; le operatrici e gli operatori dei consultori vengano adeguatamente formate/i, per poter eseguire in modo appropriato la procedura; sia garantito il servizio di mediazione culturale per un’informazione corretta sul percorso di interruzione volontaria di gravidanza, nonché sui metodi contraccettivi, al fine di prevenire gravidanze indesiderate».

L’iniziativa della Rete femminista Marche Molto+di194 si inserisce all’interno della mobilitazione partita dalla Rete +di 194 voci Piemonte insieme a Laiga (Libera associazione italiana ginecologi per l’applicazione della Legge 194) che già ad aprile dello scorso anno ha diffidato la Regione Piemonte per la mancata applicazione della Legge 194/1978 e il mancato recepimento delle Linee di indirizzo ministeriali sull’aborto farmacologico.

Questo percorso faticoso si è reso possibile grazie al supporto legale di due avvocate marchigiane e nella giornata dell’8 marzo anche nelle Marche – in contemporanea con l’Umbria – si è chiesto alla Regione il completo recepimento delle Linee di indirizzo ministeriali.

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