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Ancona “Spese facili” in Regione: imputati tutti assolti

Camera di consiglio durata oltre dieci ore, Enzo Giancarli: «Sapevo della mia innocenza e volevo che fosse riconosciuta senza ambiguità e scorciatoie»

Ancona – Sono andati tutti assolti i 38 imputati di peculato nel processo per le cosiddette spese facili in Consiglio regionale.


Camera di consiglio durata oltre dieci ore, ieri, quindi la Presidente del Tribunale, Edi Ragaglia, ha pronunciato il verdetto: le formule di assoluzione sono perché il fatto non sussiste, per un caso perché il fatto non costituisce reato, mentre per alcuni capi d’imputazione è stata dichiarata la prescrizione. 

Tra gli imputati assolti il sindaco di Ancona, Daniele Silvetti, l’attuale presidente del Consiglio regionale Dino Latini, il sindaco di Loreto, Moreno Pieroni e quello di Castelplanio, Fabio Badiali, i deputato Mirco Carloni, il commissario alla ricostruzione post sisma, Guido Castelli, tutti consiglieri regionali, all’epoca dei fatti tra il 2008 e il 2012.

I 38 imputati accusati di peculato e assolti

Gianluca Busilacchi, Giancarlo D’Anna, Fabio Badiali, Giuseppe Canducci, Massimo Di Furia, Enzo Giancarli, Giuseppe Pieroni, Gino Traversini, Guido Castelli, Adriano Cardogna, Sandro Donati, Paolo Eusebi, Dino Latini, Maura Malaspina, Enzo Marangoni, Erminio Marinelli, Francesco Massi Gentiloni, Giulio Natali, Mirco Ricci, Daniele Silvetti, Luca Acacia Scarpetti, Raffaele Bucciarelli, Valeriano Camela, Mirco Carloni, Graziella Ciriaci, Elisabetta Foschi, Sara Giannini, Paola Giorgi, Marco Luchetti, Luca Marconi, Almerino Mezzolani, Rosalba Ortenzi, Fabio Pagnotta, Paolo Perazzoli, Paolo Petrini, Moreno Pieroni, Angelo Sciapichetti, Umberto Trenta.

«La sentenza di assoluzione del Tribunale di Ancona di oggi (ieri, ndr), tra l’altro su richiesta dello stesso Pubblico Ministero, chiude la mia posizione giudiziaria, in modo limpido e come ho sempre pensato che si sarebbe conclusa, afferma in una nota Enzo Giancarli».

«In questa vicenda sono sempre stato animato da alcune certezze fondamentali: la fiducia nell’operato della magistratura, la consapevolezza di aver agito sempre nel rispetto delle leggi e dei regolamenti, la solidità della mia formazione politica che mi ha tenuto ancorato a una visione rispettosa della legge, della morale e dell’etica pubblica».

«Per queste ragioni ho sempre sperato e voluto che si arrivasse alla conclusione del processo con assoluzione piena e non alla prescrizione, perché sapevo della mia innocenza e volevo che fosse riconosciuta senza ambiguità e scorciatoie».

«Sono stati dieci anni duri, sopratutto durante la campagna elettorale del 2015, ma il fatto di essere stato rieletto al Consiglio regionale delle Marche per la seconda legislatura, è la dimostrazione che i cittadini e gli elettori avevano già riconosciuto, confermandomi la loro fiducia, la serietà e la correttezza del lavoro svolto negli anni nelle istituzioni». 

«Nel corso di questi anni, in Consiglio regionale fino al 2020, malgrado la vicenda giudiziaria pendente, ho esercitato il mio ruolo con la consueta determinazione e con la passione che mi ha sempre distinto, evitando nell’iniziativa politica ostentazioni e protagonismi».

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