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Castelbellino La piazza di Pantiere intitolata a don Renato Peloni

Un lungo e commosso applauso e le note del Silenzio, la gratitudine verso il sacerdote, cittadino benemerito, parroco della comunità per 16 anni si è concretizzata

Castelbellino – La piazza di Pantiere ora non è più anonima, ma porterà il nome di don Renato Peloni, parroco a Pantiere dal 1979 al 1995 e cittadino benemerito di Castelbellino.

L’Amministrazione comunale, infatti, ha accolto la richiesta degli abitanti della frazione di conferire la cittadinanza benemerita alla memoria e ha deciso poi di intitolare a lui la piazza.

I parrocchiani si sono ritrovati nella piazza davanti alla chiesa nella mattinata di martedì, dopo la processione lungo le vie e la messa presieduta dal vescovo di Jesi, mons. Gerardo Rocconi.

Un lungo e commosso applauso e le note del Silenzio suonate dal M° Giuliano Gasparini, direttore della banda musicale cittadina di Castelbellino che ha accompagnato in musica tutta la mattinata alla oresenza del sindaco Andrea Cesaroni.

Nella seduta del Consiglio comunale di Castelbellino del 25 marzo, all’ordine del giorno la discussione e la votazione della proposta del conferimento della cittadinanza a don Renato Peloni.

Nella giornata di martedì la gratitudine verso il sacerdote, parroco per 16 anni della comunità di Pantiere, si è concretizzata.

Don Renato Peloni

Nato ad Alessandria il 13 luglio del 1925 dove suo padre Adriano e sua madre Francesca Benigni si erano trasferiti per lavoro. Dopo la guerra mondiale va a Macerata come chierico del seminario locale e nella stessa città ottiene la laurea in scienze politiche. La nostalgia della terra d’origine e della sua famiglia, che nel frattempo è tornata a Pianello Vallesina, lo riporta a Jesi dove nel 1961 viene ordinato sacerdote dal vescovo mons. Giovanni Battista Pardini.

Vari i servizi prestati nelle parrocchie della diocesi, cappellano a San Giovanni Battista, poi canonico della cattedrale, nel 1979 viene chiamato a reggere la parrocchia di Nostra Signora di Lourdes a Pantiere di Castelbellino.

Qui diventa subito un riferimento per la comunità grazie alle sue spiccate doti umane e alla sua sensibilità, garantendo sostegno alle persone più fragili e prodigandosi in varie attività: sociali, sportive e culturali.

Lavora tanto con i giovani, trasformando il salone parrocchiale in luogo di incontro, aggregazione e promozione sociale, favorendo la lettura, la musica, la partecipazione.

Sotto l’apparente scorza contadina aveva un amore per il sapere e profonde intuizioni pastorali, soprattutto nel mettere al centro del suo progetto gli animatori di piccoli gruppi e le famiglie. Con lui, un buon numero di persone hanno avuto un ruolo attivo nella vita della parrocchia e della comunità di Pantiere e Scorcelletti, dalla responsabilità delle iniziative al coinvolgimento nel Consiglio pastorale, alle opere di carità e alla vita amministrativa e sociale del paese.

Nel frattempo è stato impegnato a Jesi come insegnante di religione delle scuole medie cittadine, rispettato e amato da tutti i suoi ragazzi. Per ragioni di salute, nel 1996 rinuncia alla parrocchia di Pantiere e si ritira a vivere nella sua casa a Scorcelletti dove trascorre gli ultimi anni prestando servizio nella chiesa di Stazione di Castelbellino, anche sopra le sue forze, sino alla fine della sua vita.

Alla sua morte, tanto è il compianto della gente che lo ha conosciuto e con cui ha condiviso riflessioni e preoccupazioni. È morto il 4 aprile del 2001 e il funerale è stato celebrato nella chiesa di Castelbellino Stazione gremita di fedeli che hanno voluto dare l’addio a un uomo che ha saputo farsi voler bene in quanto sacerdote e interprete dei bisogni dei propri concittadini.

Sempre pronto a salire sulle barricate per combattere ogni genere di ingiustizia, sopraffazione e discriminazione.

(c.l.)

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