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Jesi

COTTO E MANGIATO LA RUBRICA DI GIOIA MORICI

IL MONDO È BELLO PERCHÉ È AVARIATO

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DLIN DLON:  si avvisa la gentile clientela che la seriosità dilagante su facebook AMMORBA. Si prega pertanto di affrettarsi a consegnare alle casse qualcosa di succulento per cui valga la pena smuovere il polpastrello su e giù sul cellulare, tipo: A) òmini ignudi B) tònne ignude C) ominettonne ignudi.

Cordiali saluti, buonasera.

Cioè, io ve lo devo dire: quando state su facebook fate due palle che quelle de Polifemo, a confronto, so’ noccioline disidratate. Ma che cazzo ve dice la testa, raga’?? Ma voi non state bene per niente, fateve vede’ da uno bravo, siete di una pesantezza, ma di una pesantezza… che se ve legge Leopardi ritorna ottimista! E per alcuni navigatori “avariati” della rete, secondo me, andrebbe proprio bloccato l’accesso al network. Quali? Eccoli.

Il postatore seriale di aforismi. È quello che ti spinzetta i testicoli con frasi che manco Federico Moccia in preda agli allucinogeni riuscirebbe a partorire. “Anche se la vita ti sferra i peggiori colpi bassi, devi essere sempre te stesso e andare avanti per la tua strada…il cadavere dei nemici che ti hanno ferito passerà sotto i tuoi occhi e in quel momento la luce dell’amore pioverà dal cielo restando dentro di te per sempre”. Ma perché non t’ammazzi invece de scrive ‘ste minchiate alle  8 de mattina? Ma se può sape’ che cazzo vòi? Ma chiama il Telefono Amico e smettila di appestare il mio risveglio…che quando apro gli occhi neanche Michael Fassbender tutto nudo riesco a mettere a fuoco, figuriamoci le tue stronzate deliranti! Aforismatore de ‘sta cippa senza pensieri autonomi, io ti do questo comandamento: che tu ti svegli leone, gazzella o sotto un treno, l’importante è che, la mattina, tu non rompa i coglioni.

Quello che è stato appena mollato. È la versione marcia del citazionista seriale. È quello che, sì, pubblica continuamente aforismi, ma con l’unico intento di lanciare messaggi subliminali all’ex. Ogni tanto li intervalla con foto in cui finge (malissimo) di divertirsi per far vedere che non rosica più. E invece dentro lo corrode l’acido muriatico. Senti, Cyrano de Bergerac, vabè che, parafrasando Vasco, la dignità è un brivido che vola via, ma basta ‘ste figure di merda pubbliche all’età tua, dai! Si sono mollati Napoleone e Giuseppina, Kennedy e Jacqueline, Al Bano e Romina e non s’è suicidato nessuno. Quindi fai un fagottino silenzioso con le tue lagne e appoggialo su quello scaffale laggiù, tra la Namibia e lo Zambia.

Quella che è stata appena mollata. Vedi sopra. In più aggiungo: Jennifer Aniston ha dimenticato Brad Pitt e tu non riesci a scordare quel coglione che gira con le sopracciglia ad ali di gabbiano e i risvoltini ai pantaloni? Aho, ma è stata tradita pure Beyoncé…che pretendevi tu, con quei disegnini sulle unghie, di farla franca??

Quella che si fa i selfie a nastro. Una trentina di autoscatti al giorno con cui cambia anche immagine del profilo. Naturalmente il tutto è una becerissima scusa per farti scorgere una fettina di tetta con l’immancabile boccuccia a culo di gallina. Però vuole farti credere che sia tutto casuale, quindi prende a pretesto il milligrammo di luce serale sullo sfondo per intitolare l’immagine: “Tramonto di primavera”. Ecco, falsona dei social network che passi da un selfie da puttanone moldavo a una poesia di Alda Merini con la stessa disinvoltura con cui Arisa cambia look ai capelli: abbi il coraggio di ammettere la mignotteria che è in te, che fai più bella figura. Altrimenti, al prossimo autoscatto, ti mando Paolini dietro.

Quello che si fa i selfie a nastro. Variante di cui sopra, con la differenza che il maschio in questione è solitamente munito di bastone per i selfie con cui immortala momenti in compagnia che hanno la stessa frizzantezza di una Coca fuori frigo aperta da due mesi. Non vi dico dove dovete mettervelo il bastone, perché c’è gente che ascolta. Ma sappiate che la prolunga per i selfie è uno dei motivi per cui gli alieni non solo non ci invadono, ma ci schifano proprio.

coppiegioiaManiaci della quotidianità. Sono quelli che, con album a ripetizione di 125 foto l’uno, ti fanno la cronistoria del viaggio a Ponza che ancora devono tornare o del battesimo della figlia dalla sera prima della cerimonia fino a quando il parroco s’è spretato o della passeggiatina pomeridiana col cane Fufi (che se potesse parlare, Fufi, sai i vaffanculo…) fino alle mirabolanti vicissitudini con l’ultima unghia incarnita. Sono quelli che postano il bicchiere al tramonto se fanno l’aperitivo o il boccolotto Barilla nel piatto se stanno pranzando. Perché se non postano, l’attimo appena vissuto non è mai esistito. Sappiatelo: la vostra vita ci interessa quanto un film esistenzialista russo degli anni ‘50. Quindi le cose sono due: o iniziate a fare i numeri da circo o fate basta.

I taggatori a tradimento. Sono quelli che tu sei uscita di nascosto con l’amante, ti sei bevuta 3 litri di Barolo per conto tuo, sei lì che ràvani nel buio sotto al tavolino e loro ti infilano nell’inquadratura, ti sbattono su pubblica piazza IN TEMPO REALE e ti taggano pure. All’improvviso ti arriva la notifica “Geraldo ti ha taggato in una foto”…tu clicchi col patema d’animo sperando di crepare di una morte compassionevole e invece voilà: lo scaricatore di porto che alberga in te è in bella mostra in una gigantografia 10 metri per 15 che in un nanosecondo è già stata vista da amici, nemici, parentato fino alla settima generazione, colleghi di lavoro e mega-direttori-galattici dal 1994 ad oggi. Una vita intera sputtanata manco il tempo di dire “cazzo”, insomma. Nulla vale rimuovere il tag: il tuo soprannome in città finché non defungi sarà Peppa Pig. Ma non nel senso tenero del cartone animato. Nel senso che per tutti, oramai, tu sei ufficialmente GIUSEPPINA LA MAIALA.

Oh, Mark Zuckerberg, non perdonare loro, perché sanno benissimo quello che fanno, ma lo fanno lo stesso.

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