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Falconara Le celebrazioni nel giorno dell’Unità Nazionale

Oggi 4 novembre appuntamenti anche a Castelferretti e Villanova, ripristinate le lapidi poste davanti ai sarcofagi dei partigiani Goffredo Baldelli e Aldo Cameranesi

Falconara – Toccheranno Castelferretti, Falconara e Villanova le celebrazioni di oggi 4 novembre in onore dell’Unità Nazionale.

La cerimonia avrà inizio alle 10.15 a Castelferretti, con la deposizione di corone commemorative in Piazza 2 Giugno davanti al Monumento alla Libertà, davanti alla lapide ai caduti di Piazza Bissolati e al cimitero della frazione.

Alle 11 le celebrazioni si sposteranno prima al cimitero di via Castellaraccia, poi in via Matteotti, davanti al monumento ai caduti e al cippo a ricordo dei Martiri della Resistenza.

Alle 11.45 l’ultimo appuntamento sulla spiaggia di Villanova, con la deposizione di una corona davanti al monumento ai caduti del mare.

Oltre al sindaco Stefania Signorini e ai rappresentanti dell’Amministrazione comunale, saranno presenti le Forze dell’ordine e le associazioni combattentistiche e d’Arma, oltre alla tromba del Corpo Bandistico Castelferretti.

In vista della cerimonia, il Comune ha provveduto alla pulizia e al ripristino delle lapidi poste accanto ai sarcofagi dei partigiani Goffredo Baldelli e Aldo Cameranesi, entrambi sepolti nel cimitero di Falconara in via Castellaraccia.

Le lapidi sono state ripulite dalla vegetazione e tracciate di nuovo le scritte, scolorite dal tempo. Negli scorsi anni erano state ripristinate le lapidi a ricordo dei caduti della Prima Guerra Mondiale.

«L’intervento era doveroso nei confronti dei ragazzi morti per la libertà – è il commento dell’assessore Romolo Cipolletti – per fare in modo di tenere viva la memoria sulla nostra storia, quella storia che anche oggi ha un grande valore e che va tramandata alle generazioni future, per far capire ai più giovani quanto sia importante impegnarsi e anche lottare per i valori in cui crediamo».

I partigiani

Goffredo Baldelli nacque a Falconara Marittima il 15 maggio 1905. Di professione fabbro, non nascose mai anche durante il ventennio fascista le sue idee repubblicane, diffondendole grazie alla stampa clandestina di cui era artefice diretto, tanto da essere continuamente oggetto di perquisizioni da parte della milizia fascista che sfociarono in arresto nel maggio del 1943. Modello per la sua attività di opposizione politica e poi di lotta partigiana fu Piero Pergoli che economicamente lo aiutò a raggiungere Brindisi, pochi giorni dopo l’8 settembre. Nella città pugliese Baldelli frequentò lezioni di tattica, apprese i codici per comunicare con gli Alleati e gli venne consegnata una radio ricetrasmittente che, nell’ottobre del 1943, riuscì a portare a Cingoli, in una piccola chiesa da dove si ricevevano le comunicazioni degli Alleati.

Nei mesi successivi si distinse in numerosi azioni di sabotaggio nei confronti della milizia fascista e delle truppe naziste: fondamentale l’apporto che diede per il bombardamento alleato di un treno tedesco carico di munizioni che transitava da Jesi verso Falconara nell’aprile del 1944. Essere diventato un punto di riferimento per gli Alleati, che gli avevano attribuito incarichi sempre più importanti, innescò una serie di lotte interne con le altre bande partigiane che sfociarono con l’assassinio di Baldelli avvenuto il 5 giugno del 1944. L’omicidio di Baldelli avvenne a Poggio San Vicino, negli Appennini maceratesi, per mano di un partigiano di origine montenegrina che venne condannato in contumacia nel 1948. Venne  poi insignito della medaglia d’argento al valor militare alla memoria dal Capo provvisorio dello Stato.

Aldo Cameranesi, nato il 10 ottobre del 1921 a Montemarciano, fu ucciso il 23 giugno 1944 durante un’operazione di rastrellamento che le forze tedesche organizzarono nella zona di San Silvestro di Senigallia, in seguito a un’azione partigiana mal condotta e fallimentare che avrebbe portato al ferimento di un motociclista portaordini tedesco, poi riuscito a raggiungere Senigallia e a dare l’allarme.

Avvertito del rastrellamento il comandante del Gap di Montignano-Marzocca diede l’ordine ai suoi uomini di rientrare alla spicciolata nelle proprie abitazioni, dopo aver lasciato le armi nei consueti depositi interrati e nascosti tra la vegetazione. Le forze tedesche spararono all’impazzata raffiche di mitra in ogni anfratto e alla fine fecero prigionieri, caricandoli sui camion, una decina di civili tra contadini della zona e sfollati. Il partigiano Aldo Cameranesi fu intercettato insieme a un compagno mentre si stava avviando verso la propria casa: uscendo da un canneto si ritrovarono di fronte i tedeschi con i mitra spianati. Mentre Aldo fu immediatamente disarmato della pistola, l’altro lasciò cadere a terra le due bombe a mano che aveva con sé e si dette alla fuga, riuscendo, sebbene l’intenso fuoco tedesco, a gettarsi tra il grano ormai alto e poi dentro a un fosso, fino a raggiungere, anche se ferito, il torrente Rubbiano, dove stanziava un piccolo presidio partigiano.

Opposta la sorte di Aldo che venne crivellato di colpi sul posto, in un’aia in località San Silvestro. La sua morte fece sì che gli altri prigionieri venissero subito liberati, sfuggendo a una tragica fine.

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