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JESI Casa delle Donne a Daniele Massaccesi: «Non rispetta il nostro operato»

L’associazione che gestisce da 15 anni il centro antiviolenza di Jesi risponde al presidente del Consiglio comunale

JESI, 18 dicembre 2020 – Il Consiglio comunale di Jesi, nella seduta del 30 novembre scorso, ha approvato il Regolamento per l’istituzione della Consulta per le donne e per le pari opportunità.

Durante la discussione del punto il presidente del Consiglio comunale, Daniele Massaccesi,  rivolgendosi a noi “signore della Casa delle Donne” ha detto: «Io non sopporto chi si arroga il diritto di essere più democratico, più bravo, portatore di unici valori rispetto a me, quello o quella che mi deve dare sempre delle lezioni».

Parole taglienti, solo perché abbiamo espresso il nostro parere contrario alla proposta del Regolamento. Il presidente ha poi continuato, definendo la nostra email di unanime dissenso – condanniamo ogni tentativo, più o meno esplicito, di dividere il gruppo – come «scritti con una sorta di supponenza, di tracotanza, come se le donne che hanno vergato quelle righe fossero le uniche portatori di valori… Chi si erge a paladino di un certo mondo come se fossero le uniche donne che possono interloquire e disquisire di donne, sembra francamente una cosa superata, quasi razzista, che non tiene conto dell’apporto che anche gli uomini possono dare».

«Parole tossiche – per citare la sociologa Graziella Priulla – tutt’altro che inerti, … che contribuiscono a creare situazioni di disparità e di prevaricazione».

Affermazioni che feriscono, in quanto il nostro intento non è mai stato quello di dare lezioni, né di ostacolare in alcun modo il lavoro dell’Amministrazione comunale.

Noi operatrici di Casa delle Donne siamo volontarie e professioniste formate su tematiche di genere, e ci indigna la mancanza di rispetto mostrata da rappresentanti della maggioranza consiliare e riteniamo gravi queste parole che provengono da un’Istituzione, per di più nel corso di un Consiglio comunale.

Il presidente Massaccesi confonde, e ci accusa di supponenza, ignorando volutamente il nostro essere portatrici di competenza. Competenza che ci ha portato a valutare il Regolamento non adeguato.

Daniele Massaccesi, presidente del Consiglio comunale

La mancanza di collaborazione e serietà attribuite dal presidente Massaccesi, e non solo, a Casa delle Donne non corrisponde al vero. I fatti, a differenza delle opinioni, mostrano che abbiamo sempre collaborato proponendo e organizzando iniziative e avanzando proposte. Non da ultimo quelle espresse nella riunione del 10 giugno sull’impianto del Regolamento della Consulta, proposte totalmente disattese e verso le quali non c’è mai stata una reale apertura da parte dell’Amministrazione comunale. Instillare il dubbio che lo Sportello non svolga con serietà il proprio servizio (lasciando persino trapelare una mancanza di fiducia in quello che è il nostro operato) è un’affermazione grave.

Non si gestisce un centro antiviolenza per 15 anni senza serietà, motivazione, professionalità e attenzione scrupolosa a tutte le questioni di genere.

Ci dispiace rilevare che queste modalità denotano tutt’altro che rispetto per il nostro operato e sconfessano quanto detto dal presidente in seduta: «Io le rispetto moltissimo perché fanno un grande lavoro, ovviamente, ma questo non è sufficiente per escludere tutti gli altri che con serietà lavorano».

Il nostro obiettivo non «è quello di boicottare la Consulta», questi comportamenti non ci appartengono. Anche noi pensiamo e speriamo «che le persone intelligenti se sbagliano poi riconoscono i loro errori».

Se Lei, caro Presidente, pensava di inimicarsi “le signore di Casa delle Donne”, la rassicuriamo non c’è riuscito, il linguaggio da Lei utilizzato esprime più un giudizio sul Suo intervento perché noi, oltre a non essere affatto «supponenti, tracotanti, intolleranti, razziste, desuete», non siamo nemmeno permalose, ma sensibili, dal momento che siamo “vicine al mondo della sofferenza”.

Ci teniamo a dire che noi a Casa delle Donne costruiamo saperi, progettualità, speranze e competenze. Per iniziare un percorso di rinascita e libertà, in cui le donne possano ricostruirsi una vita fuori dagli stereotipi del potere maschile che le vuole sottomesse.

Ma se di sofferenza ce n’è tanta, specialmente in questo periodo drammatico, l’insofferenza ancora di più, soprattutto per chi non si allinea.

«L’idea che le istituzioni debbano aprire alle peggiori pratiche della quotidianità per essere più vicine al popolo è povera e inefficace. C’è bisogno piuttosto di consapevolezza della complessità del mondo. Il rimedio… una pratica quotidiana di dissenso» – Graziella Priulla.

Casa delle Donne di Jesi

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