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Cronaca

Jesi Insulti fascisti al consigliere del Pd Giacomo Mosca

Stava rientrando da una serata di svago con gli amici quando sull’autobus un gruppo di coetanei ha cominciato a infastidirlo verbalmente con sfottò, minacce e inni “nostalgici”, «l’indifferenza è stata la mia arma», la solidarietà dell’Anpi

di Tiziana Fenucci

Jesi, 15 aprile 2023 – Era stata una serata trascorsa all’insegna del divertimento con gli amici in discoteca, quella tra il sabato Santo e la domenica di Pasqua, in cui il giovane consigliere del Pd, Giacomo Mosca, è salito sull’autobus che da Civitanova lo avrebbe riportato a Jesi.

Con lui alcuni amici e tanti altri giovani jesini, o provenienti dai Comuni limitrofi, che rientravano anche loro a casa. Nell’autobus, che conteneva circa 30 passeggeri, c’era ancora aria di festa per alcuni, che cantavano e mettevano musica, altri dormivano, vista l’ora tarda. Tra questi anche il consigliere 22 enne, che era in dormiveglia appoggiato al finestrino del mezzo, quando ha cominciato a sentire, dai sedili dietro di lui, le provocazioni e gli insulti rivolti alla sua persona.

«Già all’andata – ha raccontato Giacomo Mosca – c’era stato un piccolo screzio con uno dei ragazzi sul pullman, che sapeva bene chi fossi e quale fosse la mia ideologia politica e si è apertamente dichiarato fascista, cominciando ad argomentare le sue idee sul fascismo e contro i comunisti. La discussione però non si è accesa anzi, dopo qualche scambio si è conclusa e al momento dell’arrivo a Civitanova, ognuno è andato per la sua strada».

Le provocazioni però sono riprese durante il viaggio di ritorno e hanno coinvolto un numero più ampio di ragazzi, sei o sette, originari di Jesi e Moie.

«Io ero in dormiveglia, appoggiato al vetro del pullman, quando ho cominciato a sentire gli insulti e le provocazioni – ha spiegato il consigliere – era chiaro che fossero rivolti a me, mi descrivevano, mi insultavano perché comunista, inneggiavano al Duce, minacciando che se fossimo stati da soli, e non in quel contesto, mi avrebbero fatto vedere loro. Poi altri insulti non proprio piacevoli».

«Non credo che in molti abbiano assistito all’accaduto. I due amici che erano con me hanno sentito tutto, eravamo nei posti in fondo al pullman e più avanti c’era chi sentiva la musica, qualcun altro dormiva, c’era una certa confusione generale e non credo che le voci siano arrivate fino all’autista».

«La tentazione di reagire alle parole è stata tanta, soprattutto perché quei ragazzi offendevano i valori in cui credo e parlavano in modo superficiale di argomenti come la guerra, che io ho avuto modo di vivere più da vicino grazie alle testimonianze di mio nonno che la guerra l’ha vissuta in prima persona e mi ha trasmesso l’atrocità degli eventi che sono accaduti».

«Ho pensato che rispondere alle loro provocazioni non sarebbe servito a nulla, se non a fomentare il loro astio, animato senza dubbio anche dal fatto che erano in gruppo. Per cui ho deciso di non reagire. L’indifferenza è stata la mia arma in quel momento e loro, dopo un po’, hanno smesso».

«Da questa esperienza non mi faccio scoraggiare anzi mi sono motivato, ho capito che c’è ancora tanto lavoro da fare sui giovani per sensibilizzarli al ricordo della Memoria, degli eventi tragici vissuti dai nostri connazionali, delle atrocità commesse in nome della guerra».

Anche la presidente di Anpi Jesi, Rosalba Cesini, è intervenuta in seguito a quanto successo.

«Esprimiamo il nostro sdegno per quanto accaduto a Giacomo Mosca. A quei giovani, che sono stati a un passo dal trasformare la parola in un gesto ancor più violento, diciamo: studiate ragazzi, colmate la vostra immensa ignoranza sulla storia di questo Paese. Voi oggi siete liberi di dire e fare, anche di sbagliare, solo perché ci sono stati uomini e donne che hanno lottato contro il nazi-fascismo fino a ottenere pace e democrazia».

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