Jesi Intitolazione piazzetta all’attrice: il “grazie” della Fondazione Virna Lisi
Si tratta della corte interna del ristrutturato edificio delle ex Giuseppine adiacente alla chiesa di San Nicolò, con Mauro Tarantino ripercorriamo la mostra di Palazzo Bisaccioni, a lei dedicata, che ha riscosso un grande successo

15 Gennaio 2025
Jesi – Ed è finalmente arriva l’intitolazione di un luogo della città all‘attrice Virna Lisi, nata ad Ancona, ma che ha vissuto l’infanzia a Jesi prima di partire per Roma con la famiglia dove ha iniziato sin da ragazzina a recitare nei musicarelli tanto richiesti nel periodo.
Dopo la grande partecipazione di pubblico alla mostra organizzata dalla Fondazione Carisj, dal titolo “Virna Lisi, Diva e Antidiva”, concepita e realizzata dal segretario generale Mauro Tarantino (grande estimatore dell’attrice) con il sostegno di Paolo Morosetti, presidente della Fondazione – della durata di 6 mesi: 15 dicembre / 5 maggio 2024 – che ha raccolto oltre 10mila presenze, il consigliere comunale di Patto per Jesi, Giancarlo Catani, aveva ravvisato la necessità di intitolarle una piazza o un luogo della città, avanzando la proposta in Consiglio comunale e ottenendo l’approvazione della Giunta che ha individuato la piazzetta adiacente alla chiesa di San Nicolò come luogo da intitolare all’attrice.
E non è tutto perchè c’è anche un altro progetto in cantiere, la realizzazione di un murale dedicato sempre a Virna Lisi.
Non si è fatta attendere, comunque, la positiva reazione della Fondazione che porta il nome dell’attrice (quello d’arte, il suo vero nome era Virna Pieralisi).
«La Fondazione Virna Lisi desidera ringraziare di cuore la città di Jesi per l’intitolazione della piazzetta accanto alla chiesa di San Nicolò e per il progetto del murale in onore della nostra amata attrice. Questi gesti simbolici celebrano la sua straordinaria carriera e il legame affettivo con questa comunità».
«Un grazie speciale al consigliere Giancarlo Catani e all’Amministrazione comunale per questa iniziativa che mantiene viva la memoria di Virna Lisi, rendendola parte integrante del cuore della città. Con gratitudine – La Fondazione Virna Lisi».
Dottor Tarantino, com’è nata l’idea di organizzare la mostra su Virna Lisi, mostra che ha portato visitatori da tutta Italia?
«E’ nata nel preparare la mostra intitolata “Claudio Cintoli. Immaginazione senza limiti. 1962-1972”, organizzata dalla nostra Fondazione nel periodo dicembre 2020 -marzo 2021. Nell’occasione abbiamo avuto in prestito un’opera appartenente alla famiglia Pesci, il marito di Virna Lisi, l’architetto Franco Pesci, che è stato un collezionista di arte contemporanea».
Chi era Virna Lisi per lei? Da dove nasce questa passione per l’attrice?
«Non ho avuto la fortuna di conoscere personalmente Virna Lisi. Avevo ben chiaro che fosse una grande attrice, di origine marchigiana, ma nessuna circostanza mi aveva spinto a cercare informazioni sulla sua vita privata e professionale. L’eccezionalità di questa donna l‘ho intuita entrando nella sua abitazione. Ho avuto il privilegio di entrare nella casa della famiglia Pesci, accolto benevolmente dal figlio Corrado e dalla nuora Veronica».
«In quell’occasione avevo richiesto loro un appuntamento per proporre la realizzazione di una mostra d’arte contemporanea a Jesi con la collezione di famiglia. Mentre si conversava sono stato attratto da tutto ciò che mi circondava: l’arredo, i soprammobili, gli oggetti esposti, i quadri e le fotografie… Molto raccontava di Virna, non solo come artista».
«Ho presto abbandonato il primo progetto e ho capito quanto fosse interessante, prima di tutto per me, studiare, indagare, analizzare chi era Virna Lisi, quale vita ha vissuto, quali sono stati i valori su cui ha costruito la sua esistenza, quale messaggio ci ha lasciato, quale esempio è per noi, ora».
Che cosa ha apprezzato della donna e attrice Virna Lisi?
«Dentro la residenza Pesci-Lisi, ho ammirato la bellezza di una dimora borghese, ma misurata, moderata, posata, senza eccessi. Mi sarei aspettato di vedere una presenza invadente dell’attrice, della star mondiale, della diva. Invece niente di tutto ciò: una bella residenza di una famiglia, normale. Mi sono chiesto il perché di questa impronta di normalità, propria di tante famiglie italiane, senza l’esaltazione della Virna diva».

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«Mettendomi sulle orme di Virna, da più parti ho letto che è sempre stata giudicata una borghese, tradizionalista, ben pensante, perbenista, indipendente, in una parola un’antidiva».
«Mi ha colpito la sua lucidità già dagli anni della giovinezza: una programmatrice, una calcolatrice, una vita organizzata fin dall’inizio. Ha sempre saputo in anticipo cosa avrebbe fatto e la famiglia faceva parte del piano prestabilito. Ha messo al primo posto l’amore per la famiglia e alla base, al centro, la fedeltà al marito».
«Ha sempre conciliato l’attrice con la donna, preferendo quest’ultima. Per lei il lavoro non doveva soffocare la vita privata. Dopo il lavoro andava a casa e chiudeva fuori della porta tutto il circo che stava attorno al cinema. Paradigmatico che non abbia sposato una persona dell’ambiente, come invece hanno fatto tante sue colleghe. E non frequentava gli ambienti dello spettacolo».
«A casa faceva una vita completamente diversa: una vita casalinga con un marito, un figlio che adorava, una famiglia normale. Ha avuto un vita normale, senza sbandamenti».
«Allora mi sono insorte alcune domande: perché la signora Virna Lisi ha impostato la sua vita in questo modo tradizionale, tanto da essere del tutto originale nel suo ambiente? Perché ha abbracciato scelte che possono apparire oggi così lontane dal nostro pensare e vivere comune? Da dove nasce questa formazione?».
«La risposta credo sia da reperire nell’educazione ricevuta all’interno della famiglia d’origine e dall’ambiente in cui viveva. In molte interviste Virna Lisi ha riconosciuto che l’educazione ricevuta, a volte rigida o all’antica, come diceva lei, basata su valori tradizionali e religiosi, le ha permesso di affrontare la vita in modo profondo e semplice allo stesso momento. L’amore vissuto in famiglia ha permeato, definito, la sua personalità, che ha saputo trasmettere a tutti quelli che le stavano vicino, soprattutto alla famiglia da lei generata con il suo amato marito Franco».
«Come non riconoscere le radici marchigiane che ci accomunano e ci costituiscono? Virna Lisi, l’antidiva partorita e cresciuta da questa terra, dove niente è grande, tutto è a misura d’uomo».
Cosa si è fatto concretamente per organizzare questo tributo e quanto il tempo che ha dedicato?
«La mostra è stata organizzata dalla nostra Fondazione, dal Centro Sperimentale di Cinematografia – Cineteca Nazionale, che ha messo a disposizione il suo archivio fotografico, e dalla Fondazione Virna Lisi, con la collaborazione di Rai Teche e il patrocinio del Ministero della Cultura, di Rai Marche, della Regione Marche e del Comune di Jesi».
«Le opere e i materiali sono stati concessi da Corrado Pesci, Alberto Tarallo, Rita Torelli, Paolo La Marca, Fototeca CSC, Rai Teche, Minerva Pictures, Dental-Kosmetik GmbH & Co. KG – Dresda, Carl Fischer (courtesy Carl Fischer Archives), Douglas Kirkland (courtesy Françoise Kirkland)».
«L’organizzazione della mostra ha richiesto un anno e mezzo di lavoro, con innumerevoli viaggi a Roma. Mi piace ricordare due passaggi cruciali nella formazione dell’esposizione, quando abbiamo ottenuto due importanti diritti di riproduzione. Il primo dalla Dental-Kosmetik GmbH & Co. KG di Dresda (Germania) che dopo una lunga ricerca è risultata la Società che ha acquisito il marchio Chlorodont».
«Tutte le persone di una certa età, come me, ricordano la pubblicità del dentifricio Chlorodont, propagandato sul programma televisivo Carosello, che ha reso famosa al grande pubblico Virna Lisi, con la indimenticabile frase “con quella bocca può dire ciò che vuole”. L’altro è quando abbiamo raggiunto il figlio del celebre e scomparso fotografo newyorchese Carl Fischer, a cui abbiamo chiesto il file dell’iconica fotografia comparsa sulla copertina della mitica rivista Esquire di marzo 1963, che ritrae Virna Lisi che molto ironicamente si fa la barba, scatto che è stato da noi utilizzo come immagine della mostra».
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