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JESI MURALE DI PIAZZA SALVADOR ALLENDE: 35 ANNI DI LEGAME COL CILE

Al Piccolo di San Giuseppe la città ricorda la sua profonda vicinanza con quella nazione

JESI, 7 settembre 2019 – Un legame che dura da 35 anni quello tra Jesi e il Cile. Era il 1984 quando fu inaugurato il murale a Largo Salvador Allende, opera di rifiugiati cileni.

Ero Giuliodori

Il prossimo 11 settembre, ore 21.15, al Piccolo di San Giuseppe l’Istituto Gramsci Marche Jesi e Vallesina in collaborazione con l’Associazione Res Humanae presentano il documentario del 2018 “Santiago, Italia”, di Nanni Moretti.

«Proseguiamo un percorso che va avanti dagli anni Ottanta – spiega Ero Giuliodori per l’Istituto Gramsci -. Già con i Sindaci Gabriele Fava e Aroldo Cascia questa consuetudine di ricordare l’11 settembre in Cile si rinnova in città ogni anno».

Viste le numerose richieste è consigliabile la prenotazione (biglietto 5 euro [email protected] – Sms o Whatsapp: 3703686850 – 3491433032).

L’11 settembre 1973 in Cile ci fu un colpo di Stato che mise fine al governo di Salvador Allende, ucciso nelle circostanze, per consegnare il Paese nelle mani di Augusto Pinochet, dittatore che ha represso con estrema violenza migliaia di oppositori cancellando la democrazia fino agli anni Novanta.

«L’ex sindaco Cascia si scambiò numerose lettere con Abraham Sergio Vuskovic Rojo, scrittore cileno e sindaco comunista di Valparaíso, la seconda città più grande del Cile».

Teatro “Il Piccolo” di San Giuseppe

Giuliodori al Piccolo dialogherà con Ricardo Madrid, esule cileno e testimone dell’11 settembre 1973. Jesi custodisce, forse, la più importante testimonianza in Italia di quegli eventi con i murales di Largo Salvador Allende.

Uno dei testimoni del film di Moretti è Enrico Calamai, console dell’ambasciata italiana di Santiago, che fu eroico: «Ospitò centinaia di esuli e venne a Jesi nel 2014 quando celebrammo la ricorrenza insieme alle scuole».

Era riuscito a trasferire in Italia 412 cileni (tra i quali 50 bambini) che si erano rifugiati nella sede diplomatica italiana. Tornato in Argentina aveva messo in salvo e fatto espatriare centinaia di oppositori alla dittatura militare di quel Paese. Nel 2000, in Italia, ha testimoniato nei procedimenti penali contro otto militari argentini responsabili della morte di cittadini italiani. Ha narrato le sue esperienze nel volume “Niente asilo politico”.

Già nel 2013, a quarant’anni dal golpe, l’Istituto Gramsci, in collaborazione con l’Anpi, l’Arci e con il patrocinio del Comune di Jesi, aveva dato vita a una serie di iniziative per ricordare i drammatici eventi cileni e per rinverdire la memoria su quanto la città conserva di quella storia.
In particolare, per l’occasione, le scuole superiori jesine erano state invitate a realizzare progetti, in assoluta autonomia e libertà, che avessero come argomento i temi della libertà, dei diritti, della democrazia e dell’accoglienza.
Docenti e studenti del Liceo scientifico “Leonardo da Vinci”, dell’Istituto di Studi Superiori “G. Galilei”, del Liceo Artistico “Mannucci”, dell’Istituto Tecnico Commerciale e per geometri “Cuppari”, dell’Istituto Tecnico Industriale “Marconi”, avevano lavorato intensamente e le loro fatiche avevano dato vita ad una mostra dal titolo “Quando un muro significa libertà”, che si era tenuta presso il Palazzo dei Convegni nel marzo 2014.

Eleonora Dottori

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