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Cronaca

JESI ODISSEA AL PRONTO SOCCORSO: VISITE A TAPPE MA ANCHE 60 ORE SENZA CIBO NÉ ACQUA

JESI, 18 maggio 2017 – Non è la prima segnalazione di cui si è venuti a conoscenza di quali sono i tempi al Pronto Soccorso e sicuramente non sarà l’ultima perché i problemi, soprattutto di organizzazione, dei quali nessuno sembra voglia prendersene cura e risolverli, durerà a lungo.

In questa campagna elettorale jesina per l’elezione del Sindaco di Jesi qualcuno dalla platea cerca di far emergere i problemi della sanità, e soprattutto del Pronto Soccorso, ma le risposte non sono mai esaustive ed esaurienti perché all’unisono il problema viene rimandato al mittente e cioè alla Regione Marche, l’unica autorizzata ad intervenire e a prendere le decisioni del caso.

La domanda è spontanea: perché nessuno interviene?

I cittadini sono giustamente arrabbiati, soprattutto quelli che, loro sfortuna, devono rivolgersi alla struttura del Pronto Soccorso e a volte devono far fronte a vere e proprie odissee come il caso di una signora di Castelfidardo, e di conseguenza dei suoi familiari, che vi raccontiamo.

Nel primo pomeriggio di lunedì scorso (15 maggio) si è registrato un incidente stradale a Castelfidardo e, accompagnata da una ambulanza, una signora è stata portata al Pronto Soccorso dell’Ospedale di Osimo.

Prime visite di controllo e radiografie ad una gamba dove è stata evidenziata la frattura della tibia con interessamento del ginocchio e piatto tibiale.

L’Ospedale di Osimo non avendo un reparto di ortopedia adeguato ha trasferito la paziente al ‘Carlo Urbani’  Jesi la mattina del martedì (16 maggio), con tanto di diagnosi al seguito, al reparto di ortopedia in sala gessi.

Qui la paziente è stata inviata al Pronto Soccorso, registrata, e poi riportata in ortopedia sala gessi. Il medico di turno l’ha visitata e stabilito della necessità di effettuare una Tac. Il responso di questa Tac ha evidenziato che nel ginocchio non c’era nulla ed a quel punto è stata ingessata completamente la gamba, certamente per il problema tibiale, e rispedita al Pronto Soccorso.

Qui, purtroppo, l’affollamento era visibile e tangibile: doppia fila sulle barelle, corridoi pieni di gente, stanze affollate, in totale 30 persone circa.

La paziente ha trascorso in questa situazione di emergenza la notte del martedì su una barella con la gamba ingessata.

Mercoledì mattina (17 maggio) la signora, che ha una età diciamo avanzata, è stata ancora sottoposta ad analisi, considerato che già soffriva di altre patologie segnalate al momento dell’arrivo all’ospedale di Osimo. Va fatto notare che dal momento dell’incidente fino a questo momento, mercoledì mattina, la paziente non ha avuto mai né da mangiare né da bere.

C’è stato invece un intervento del personale per una pulizia intima ed igienica generale che ha rilevato alcune anomalie nel corpo, probabilmente causate dall’incidente, forse ematomi, segnalate alla paziente. La quale, solo all’ora di pranzo, riferiva di queste osservazioni ad un familiare il quale si preoccupava e subito cercava di informarsi dal medico di turno.

La risposta era che lui non ne sapeva nulla ma subito visitava ancora la paziente ed ordinava altre lastre alla colonna vertebrale rispedendo l’infortunata ancora in ortopedia per un altro consulto. I colleghi di ortopedia, analizzata l’ultima radiografia, e visitata di nuovo la paziente, riordinava altre radiografie e rinviava la degente al Pronto Soccorso dove nel frattempo alcuni pazienti erano stati dimessi o ricoverati ed altre barelle avevano preso posto con la nostra sistemata lungo il corridoio in attesa. Fatti ulteriori radiografie veniva di nuovo riportata in ortopedia per le verifiche. Insomma, un’odossia senza fine…

(redazione)

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