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L’ARTICOLO Il Natale di Gesù che non disprezza la nostra fragilità umana

Prendiamoci del tempo per contemplare davanti al presepe, nel silenzio del nuovo lockdown, colui che si fa piccolo come ogni creatura e povero come tutti i poveri

La domanda rivolta da Fazio, nella trasmissione Che tempo che fa, al prof. Alberto Mantovani, direttore scientifico di Humanitas e professore emerito di Humanitas University, sul perché ancora troppi morti in Italia per il Covid-19, ha avuto come risposta la confessione e testimonianza umana del professore: «Anche io sperimento l’angoscia profonda per quanto sta accadendo alle persone che muoiono così velocemente e senza conforto».

Ci fa riflettere sul potere che ha la “compassione” nella persona, anche nei grandi! L’uomo è fatto di intelligenza, di relazioni, di emozioni, di sentimenti profondi, Dio ha donato a noi tutti creandoci “simili a Lui”! Siamo stati dotati di eternità e di capacità di relazioni reciproche.

Kant aveva affermato che «la solidarietà del genere umano non è solo un segno bello e nobile, ma una necessità pressante, una questione di vita o di morte». La tua vita dipende dalla mia, e viceversa. Siamo tutti davvero interconnessi, nessun uomo è un’isola, l’individualismo è una teoria ormai “falsificata” dalla “prova” del contagio.

«Dobbiamo isolarci, ma è un movimento che ci viene difficile, e lo facciamo prima di tutto per il bene di altri, in particolare dei più fragili. Contatto da evitare per proteggersi e proteggere. Perché ciò che facciamo ha sempre conseguenze, oggi lo capiamo drammaticamente. Nessuna nostra azione è a senso unico. Questo tempo ci sta insegnando la reciprocità. E ci ricorda anche che l’essere umano, oltre che sapiens, è anche donans…» (Ch. Giaccardi)

Si risveglia in noi tutti un desiderio prepotente di libertà, dentro l’ordine di osservare norme restrittive di convivenza.

Ci chiediamo allora, che cosa è la vera libertà?

Liberi da che cosa, da chi….? Oggi capiamo che la vera libertà vuol dire non assecondare i bisogni o i capricci, ma scegliere ciò che è bene per tutti. Tutta la creazione vive in connessioni invisibili, diceva Einstein: «Non si può cogliere un fiore, senza turbare una stella». Il Natale Covid non può essere la proiezione delle nostre soddisfazioni inattese, come potrebbe fare un bambino che non ottiene quanto desidera come regalo.

Scopriamo che la libertà si esprime in scelte responsabili, cioè consapevoli dei legami che fondano, sorreggono e alimentano la nostra vita. Come scriveva Hannah Arendt, la nostra libertà di esseri umani si esercita in condizioni di non-sovranità: mai come ora è evidente che della situazione non siamo in controllo, per quanti sforzi facciamo.

Il Natale di Gesù che non disprezza la nostra fragilità umana

Chiamiamolo con il suo vero nome: è il Natale della Notte di Betlemme, il Natale di una Stella cometa che traccia il cammino verso la Luce, il Natale dei pastori che nel silenzio dell’attesa del nuovo giorno odono l’invito degli Angeli a fidarsi e andare verso la Vita, il Natale dei Magi, i sapienti che cercano una risposta scientifica all’evento e trovano un Bambino in fasce.

Etty Hillesum, dal treno che la portava ad Auschwitz, lanciò una cartolina postale, indirizzata a un’amica; qualcuno la raccolse dalla strada ferrata e la spedì. Vi si legge: «Christien, apro a caso la Bibbia e trovo questo: Il Signore è il mio estremo rifugio. Sono seduta sul mio zaino nel mezzo di un affollato vagone merci. Papà, mamma e Mischa sono alcuni vagoni più avanti. Abbiamo lasciato il campo cantando».

Anna Maria Vissani

Questo “lasciare il campo cantando” di Etty, la sua cartolina all’amica, ci fa tanto pensare ad una strofa di una bellissima canzone di R. Vecchioni:

“La vita è qualcosa di talmente forte
Che quando sarai sul punto di morire
Pianterai un ulivo
Convinto ancora di vederlo fiorire”.

Prendiamoci del tempo per contemplare davanti al Presepe, nel silenzio del nuovo lockdown, il Natale di Maria e di Giuseppe che, nel cuore della notte, trovano rifugio nella essenzialità di una mangiatoia; il Natale di Gesù il Figlio di Dio che non disprezza la nostra fragilità umana e si fa piccolo come ogni creatura e povero come tutti i poveri e gli emarginati del nostro mondo. È anche il nostro Natale. Auguri!

Anna Maria Vissani

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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