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Moncaro Un futuro tutto da definire

Oggi la conferenza stampa indetta dai nuovi vertici della cooperativa vinicola

Montecarotto – Dopo la crisi del credito marchigiano è la volta della crisi del settore enologico regionale? Non è questa l’unica domanda che sorge – ma probabilmente la più importante – a seguito della sfiducia posta il 27 febbraio allo storico presidente Moncaro, Doriano Marchetti.

Oggi (15 marzo, le Idi di Marzo…) si spera saranno fugati alcuni, se non tutti, i dubbi nella conferenza stampa indetta dai vertici della cooperativa vinicola.

Nella scorsa settimana si sono rimbalzate le responsabilità tra Marchetti (che neanche 2 mesi prima era stato riconfermato presidente all’unanimità) e la nuova presidenza, rappresentata dal duo costituito dalla neo presidente Donatella Manetti e dalla direttrice marketing Federica Morricone.

Rimpallo di accuse che, almeno per bocca dell’unico produttore che ha rotto il silenzio stampa, Antonella Velenosi dell’omonima cantina, «è uno scossone che danneggia il brand Marche», rilevando le preoccupazioni degli importatori. Dalle associazioni di categoria e dai consorzi vinicoli interessati (Imt e Consorzio Colli del Piceno), ancora silenzio assoluto.

Nel frattempo, la situazione ancora molto nebulosa fa temere i pochi che parlano solo off the records: «La crisi Moncaro metterebbe in crisi l’intero sistema vitivinicolo della regione».

Si, perché Moncaro, con una produzione di oltre 15 milioni di bottiglie l’anno – delle quali circa l’80% Verdicchio – rappresenta circa il 55% del vino marchigiano per antonomasia.

Va detto che il valore della cooperativa è notevole: 25 milionl di capitale netto, oltre al brand valutato 8 milioni e su questo pesa una situazione debitoria importante: 38 milioni di debiti, de quali circa 20 verso istituti di credito, oltre 7,8 verso i fornitori e poco meno di 2,5 milioni verso i soci.

Ufficialmente e in maniera evanescente, tutti gli occhi sono puntati sullo sviluppo della vicenda: dal presidente della Regione Marche Francesco Acqaroli, che rassicura che stanno “monitorando con attenzione”, ai vertici locali di Legacoop – a cui Moncaro aderisce -, il cui presidente regionale, Franco Alleruzzo, ammette molta preoccupazione, fino ai sindacati che, comprensibilmente, per non mettere a rischio le trattative sugli stipendi arretrati, parlano a mezza bocca.

Anni fa Moncaro fu sotto l’attenzione di un grande gruppo vinicolo della Gdo che intendeva fare l’acquisizione; gli fu risposto un secco “no!”. Gli asset attuali di Moncaro, da quei giorni, sono anche migliori, la cooperativa un valore ce l’ha comunque la si veda, il suo brand rimane ancora altolocato.

Il terremoto di queste settimane potrebbe scatenare gli appetiti di un qualche compratore, che non vedrebbe male la possibilità di aggiungere al suo carnet un nome che viaggia sulla fascia medio-alta del mercato vinicolo e di indiscussa e riconosciuta qualità.

Siamo all’undicesima ora per Moncaro: se non oggi, entro dicembre il suo futuro dovrebbe esser definito.

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