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Cronaca

SASSOFERRATO SI CERCA L’ARMA DEL DELITTO, ESAME AUTOPTICO PER CHIARIRE IL NUMERO DEI FENDENTI INFERTI AL PROFESSOR VITALETTI: IL DOLORE DEI SUOI STUDENTI E DELLA CITTÀ

Il professor Alessandro Vitaletti

SASSOFERRATO, 30 gennaio 2017 – Si cerca ancora l’arma del delitto, il coltello con il quale il presunto omicida ha orrendamente ucciso il professor Alessandro Vitaletti per motivi di gelosia. E intanto sia l’esame autoptico sul corpo della vittima e sia l’udienza di convalida del fermo nei confronti del 54enne muratore, originario del meridione, dovrebbero svolgersi mercoledì 1 febbraio. Effettuata, invece, una prima ispezione cadaverica che sembra, ancora, non aver chiarito il numero dei fendenti che hanno causato il decesso del professore.

Dopo l’interrogatorio di ieri sera (29 gennaio) nella stazione dei carabinieri del paese, a seguito della sua cattura avvenuta nei boschi vicino Perticano di Scheggia, in Umbria, l’uomo è stato trasferito nel carcere di Montacuto. La versione fornita dall’accusato è quella di aver agito per legittima difesa. Dunque, a suo dire, non sarebbe omicidio volontario, ipotesi di reato per il quale il Pm di Ancona, Serena Bizzarri, ha emesso il provvedimento di fermo.

Intanto tra i sassoferratesi non si parla d’altro. «Alessandro era un uomo riservato, seppur con diversi amici, stimato da tutti. Questa è una tragedia senza precedenti per il nostro paese. Ma eventi come questo – ha dichiarato il sindaco Ugo Pesciarelli – ci dicono che nessuno è immune dalle inquietudini del nostro tempo. Un sintomo che il superamento dei riferimenti morali che abbiamo vissuto fino ad oggi crea vuoti dagli esiti imprevedibili».

L’insegnante di Lettere era particolarmente benvoluto da tutti, amato dai ragazzi. «Ciao prof. – le parole postate da un suo ex alunno – non meritavi una fine così. Mi ricorderò sempre la tua passione per la scuola e le tue pacche sulla spalla quando prendevo un’insufficienza e invece di sgridarmi provavi a farmi capire come studiare meglio».

Molto composti nel proprio dolore, i familiari della vittima. «La nostra è una famiglia perbene. Siamo gente onesta, tranquilla, non abbiamo mai dato fastidio a nessuno. Incredibile una violenza simile, impensabile che potesse capitare a Sassoferrato e in particolare a noi», le poche parole che i parenti più stretti del professore riescono a dire in queste ore di grande dolore.

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