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Cronaca

Caso Andreea «Era autentica, brillante e gioiosa»

Il ricordo di Stefano Schiavoni, titolare dell’Oscar Wilde Irish Pub di via Marche dove la ragazza aveva lavorato per quasi cinque anni, deposto presso il casolare un mazzo di fiori

Jesi – In tanti hanno seguito e stanno seguendo la vicenda di Andreea Rabciuc, scomparsa il 12 marzo 2022, e dopo circa due anni di nulla e di ricerche, nei campi, nei pozzi, nei casolari, quello che sembra essere il tragico epilogo ha una data precisa, sabato 20 marzo 2024.

Andreea è entrata nel cuore di tutti anche quelli che non la conoscevano avevano imparato ad amarla attraverso le sue foto sui social che la ritraevano sempre sorridente.

Ma il dolore è sicuramente più grande, oltre che per i familiari, anche per chi con lei ha condiviso intere giornate per quasi un lustro.

«La speranza che fosse viva l’avevamo tutti all’inizio, poi bisogna essere realisti e un po’ l’avevo persa».

A parlare è Stefano Schiavoni, titolare dell’Oscar Wilde Irish Pub di via Marche, dove Andreea ha lavorato per quasi cinque anni sino al lockdown causato dalla pandemia nel marzo del 2020.

«Quando l’ho saputo sono rimasto veramente sconvolto, schiacciato, un momento indescrivibile…».

«Per un po’, dopo averci lasciato, ha continuato a venire da noi qui al pub – ci racconta -, era come una casa per lei, poi piano piano si è allontanata, forse nuove amicizie, tanto che ritornava sempre più raramente».

Stefano è ancora provato, lo si percepisce soprattutto dalla voce. Voleva bene ad Andreea, e chi non gliene avrebbe voluto perchè «quella che conoscevo io era autentica, brillante, gioiosa, cazzara, ti faceva sorridere, aveva voglia di scherzare. Poi, purtroppo, le cose sono cambiate».

Nuove amicizie, fragilità, in fondo era solo una ventenne.

Stefano racconta di non avere particolari ricordi o aneddoti, perchè erano un susseguirsi di risate e momenti gioiosi con Andreea.

«Un aneddoto? Non uno, ne potrei avere mille per i quasi cinque anni ci siamo visti tutti i giorni, sempre solare».

Un dolore il rinvenimeto dei resti scheletrici, nel casolare sulla Montecarottese, che porterebbero a lei, perchè comunque «tutti speravamo che finisse diversamente, anche se domande ce le ponevamo: una ragazza che va via senza telefono, senza soldi, dove va? come può sparire così?»

Stefano, amico della mamma Georgeta ha continuato a mantenere i contatti, «l’ho sentita lunedì, è distrutta, è una cosa straziante, in questi due anni ogni tanto l’ho chiamata, ma c’era ben poco da dirsi, se non ogni volta riaprire una ferita».

Tra le tante congetture che si accavallano, adesso, il rinvenimento di un pezzo di sciarpa e di un bigliettino hanno fatto pensare anche a un estremo gesto volontario ma, chi la conosceva bene, come Stefano, crede che tutto questo non sia possibile, «mi viene da escludere questa ipotesi, non era il tipo, ma magari io ho conosciuto un’Andreea diversa».

«L’unica cosa che conta ora è arrivare alla verità, ne abbiamo tutti bisogno».

E intanto presso quel casolare di via Monte Adamo, in territorio del Comune di Castelplanio, Stefano e i dipendenti del pub hanno deposto ieri un mazzo di fiori.

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