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Ricette per il sorriso

COTTO&MANGIATO La rubrica di Gioia Morici

cotto e mangiato vignetta gioia

DONNA DE CASSA, DONNA SMARGIASSA

 

Cari gnapponi de zia, oggi vorrei parlare di un problema altamente sottovalutato: le cassiere che al supermercato te lanciano la spesa sul rullo.

Avete presente? Che tu stai ancora armeggiando per spostà i prodotti dal carrello e senti tutti quei “bip” del codice a barre che vanno a manetta, allora ingrani la quarta, ammucchi pacchi sul nastro alla meno peggio, corri dall’altra parte e “Mi dà due buste per favore?”, lei non sente perché mentre oscilla l’avambraccio come un automa sopra il sensore (oramai c’ha il movimento incorporato) chiacchiera con la cliente 3 metri più in giù: “Armando come sta?”. “Eh, Dio non peggio, domà se opera la prostata”. “Ma col covidde lo porti sull’ospedale?? Sarai matta…”. “Tanto non piscia più, come ho da fa’??”.

E mentre la storia prende corpo nei suoi risvolti più intimi, te continua ad arrivà la merce addosso co’ ‘na cattiveria da reato penale, così alzi di due tacche la voce: “LE BUSTE”. Quella (scocciata perché l’hai interrotta): “Grandi o piccole?”. Tu (quelle piccole so’ bolle de aria fritta): “Grandi”. E voilà, ecco ‘ste sfoglie verdi 4 metri per 4 ma fiiiiiine che non te se apre manco se viene giù Cristo. Dopo 10 minuti che armeggi per trovà un pertugio, cominci a pensa’ che forse non stai be’ de salute: “Stamattina le usavo tanto be’, adè comm’è che ‘ste mani non me funziona più??”.

La cassiera fa un sospiro della serie Ammò me tocca pure affà l’accompagno a ‘sta rincoglionita, quindi piglia la sporta e in mezzo secondo, ma neanche, ‘na spalpettata, la apre e te la porge. Non c’è tempo de piagne per l’umiliazione: cominci a imbustà come non ce fosse un domani, ma il nastro trasportatore è minuscolo, se stringe a imbuto come la porta dell’inferno, per cui, presa dalla disperaziò, inizi a lancià pure te: uova, bottiglie de vetro, de plastica, scatolame, surgelati, verdura…alè, tutto a cianfra su dentro ai sacchetti, che prima de paga’ già 30 euri de cocci rotti è volati via.

Quando sei a un passo dal conto, col còre che te va a mille, nel silenzio de suspence che s’è fatto tutto intorno, te squilla a tromba il cellulare. “Francè, non me chiami mai, que è successo?…c’ho messo a risponde perché non trovavo il telef…dai, dimme que vòi…ambe’, ‘sta sciapat…guarda, ne riparlam…sto affà spesa…sì, ho capit…te richiamo io…te rich…sì, siiii….Francè PER LA MADOSCA”. E metti giù. 60 persone in fila te fissa come a volette fucilà. “Scusate, ci sono”. “La tessera ce l’ha?”. Minchia, la tessera!

Prendi la borsa, tra il fiatone, la mascherina e le caldane della menopausa, te s’è appannati gli occhiali e non vedi più nie’, tiri su de tutto, le chiavi de casa, l’ombrello, il pupazzetto del gatto…eccole le tessere, 87 tutte uguali, ne afferri una a caso, la mostri, la tipa scuote la testa, perdindamadoro, cerchi meglio, questa non è, quest’altra nemmeno, qua c’è il santì de quel pòro nonno, un aiutino? l’addetta: “È bianca”, “Questa??”, “No”, “Senta, facciamo senza tessera, non mi importa degli sconti”. BIP-BIP-BEEEEEP. “Sono 78 euro e 53”. “QUANTO???”. Sguardo finale della cassiera come addì: “Rincoglionita e pure sorda”. Tiri giù otto moccoli e paghi.

Conclusiò: Carissime velociraptor dei grandi magazzini, vi auguro mariti veloci come i vostri bip: il tempo de cavasse le mutande e, alè, lo scontrino è fatto. Aivoja dopo a batte sul nastro.

 

DLIN DLON. Si avvisa la gentile clientela che la vita è come il nastro del supermercato: il tempo scorre veloce, alla fine t’aspetta ‘na storcolata e nel mentre non ce capisci un cazzo.

 

Gioia Morici       

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