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FABRIANO DOPO I DAVID DI DONATELLO, NUOVO PREMIO PER MARINA CONFALONE

FABRIANO, 8 luglio 2019 – Nonostante il forte vento nella notte tra sabato e domenica (leggi l’articolo), con il programma di ieri spostato in altre location a causa del vento che ha reso necessario l’intervento dei pompieri per verificare le condizioni del tendone posto all’interno della piazzetta, il premio cinematografico e televisivo di Precicchie ha premiato sabato sera il talento e la carriera di Marina Confalone.

Attrice napoletana, debutto a teatro con la compagnia di Eduardo De Filippo, per poi iniziare una carriera da caratterista cinematografica di grande intensità. Prima di ricevere il premio nella piccola frazione fabrianese, la Confalone ha ricevuto il suo sesto David di Donatello (Per lei anche 5 nastri d’argento, 2 ciak d’oro ed un premio Ubu) dopo aver interpretato la drammatica Zì Marì nell’ultimo film di Edoardo De Angelis “Il vizio della speranza”.

Nel film di Edoardo De Angelis, l’intreccio ruota attorno a Maria (protagonista l’attrice Pina Turco), madre alienata e braccio destro di Zì Marì, con la protagonista che “traghetta” prostitute nigeriane che affittano l’utero per sopravvivere e far guadagnare proprio Zì Marì. Un personaggio terribile, come ha spiegato Marina Confalone, che nella complessità del personaggio è riuscita ad affrontarlo con grande intensità.

“Non cerco di abbellire nulla e non mi spaventa fare personaggi così spregevoli – ha spiegato – Un personaggio però estremamente interessante, sola ed interessata alla sua ricchezza ma così sola da essere una eroinomane. Un personaggio terribile, che sfrutta donne nigeriane per rivenderne i figli a chi non può averne”.

Sempre ruoli di grande forza, con figure femminili sempre ricche di sfumature e profondità interiore. “Certi personaggi restano dentro e qualcosa bisogna rifiutare perché certe caratteristiche di alcuni ruoli possono, per così dire, sporcarti. Ma nonostante tutto fare l’attrice ti permettere di conoscere altre umanità, anche quelle più difficili, ma non bisogna sempre accettare qualsiasi ruolo”.

Ma la passione nasce da lontano, da dentro, dall’infanzia e da un nonno che consegnava le “pizze” dei film da un cinema all’altro nell’hinterland napoletano. Poi l’affitto delle prime sale cinematografiche ed uno dei primi a “credere” nei cinema.

“Io da bambina andavo con mia nonna a vedere due film a giorno, abbiamo sempre avuto come famiglia una passione enorme, ma nonostante tutto mio padre che mi iscrisse ad una scuola di recitazione con la speranza di farmi imparare le buone manieri. Feci una sorta di provino senza preparare niente e questa commissione si offese tantissimo e mi cacciò. Alla fine dopo le insistenze di mio padre mi presero e una volta entrata una folgorazione: scoprii di poter ridere di poter fare l’attrice nonostante la contrarietà di mio padre”.

Quindi il ricordo di Eduardo de Filippo, con l’incontro e l’ingresso nella sua compagnia nonostante il primo rifiuto di entrare all’interno della sua compagnia per non abbandonare un gruppo di attorni semiprofessionisti prossimi al debutto. “L’anno successivo mi proposi io, e mi accettò. L’esperienza con de Filippo fu una scoperta, come fosse un padre”.

Saverio Spadavecchia

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