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Fabriano / Opinioni

Fabriano «In causa contro i servizi sociali e la Mazzini che non riapre: un bilancio in nero per il 2025»

La presa di posizione e le critiche del consigliere Lorenzo Armezzani

Fabriano – Il bilancio appena approvato dalla maggioranza è una manovra meramente contabile e senza prospettive.

Meramente contabile perché il Parlamento deve ancora approvare la legge finanziaria e lo stesso deve fare ancora la Regione. Il bilancio Comunale quindi non ha ancora la disponibilità dei numeri delle risorse che saranno trasferite da Regione e Stato.

Privo di prospettiva perché, nonostante il terzo anno, questa amministrazione non riesce ancora a indicare alcuna strategia neanche per il 2025. Abbiamo una sorta di piano strategico ma quello che è stato distribuito ai Consiglieri sembra più una lista della spesa delle cose da fare piuttosto che almeno l’abbozzo di un’idea di come sarà Fabriano fra dieci anni.




Perché questa è la sfida che è stata rinviata per troppo tempo: Fabriano sarà ancora una città manifatturiera? Che ne sarà dell’ancora robusta produzione industriale del nostro territorio? Invece sentiamo fare cenno alla ex SIVA e al Longevity Hub, l’eterna incompiuta di cui la Giunta Regionale di cui Marcolini è stato assessore, ha più di qualche responsabilità.

Veniamo a numeri e investimenti: i numeri dei contenziosi fra Amministrazione e dipendenti, per esempio, l’Assessore dice che sono calati. Sulla base dei documenti in nostro possesso, sono solo cinque i procedimenti ancora attivi.

Fra questi, il licenziamento dell’ex dirigente dei Lavori Pubblici, capolavoro che questa amministrazione ha fatto tutta da sola, senza poter riversare, almeno stavolta, le colpe su chi c’era prima. Sono circa una settantina i contenziosi del Comune dei quali, stando ai dati di marzo, oltre il 60% erano privi di valutazione sull’esito della causa, nonostante le raccomandazioni dell’Organo di Revisione.

La maggioranza loda il bilancio per il grande impegno nei servizi sociali, un sistema impiantato oltre vent’anni fa. Gli unici servizi innovativi realizzati negli ultimi dieci anni a sostegno delle persone con disabilità non solo non ricevono la partecipazione alla spesa che il Comune dovrebbe ai sensi di legge, ma sono ulteriormente bersagliati da una causa che il Comune ha già perso in primo grado ma che si ostina a perseguire.

Nonostante il pregevole lavoro dell’assessore Serafini in collaborazione con l’Ambito 10 per l’avvio di numerosi progetti sperimentali, l’Amministrazione Ghergo risponde agli investimenti sul sociale con atti giudiziari che, a fronte di una più che probabile sconfitta in appello, potrebbero costare alle casse del Comune oltre 250 mila euro di risarcimenti.

Sul fronte degli investimenti da parte dei privati, la maggioranza sembra ancora più evanescente. Se è urgente consentire la realizzazione di un albergo al Piano (fra l’altro ennesima colata di cemento per quello che si riesce a intravvedere oltre la palizzata di ferro) dall’altro chi vorrebbe versare una cifra pazzesca sullo Chalet viene trattato come un bieco speculatore e lasciato alla porta.

Così vedremo anche questa estate che fine farà lo Chalet.

Sui lavori pubblici, si continuerà con i progetti già avviati da anni, quasi venti se parliamo della scuola di Marischio.

La scuola Mazzini invece non aprirà a gennaio come l’Amministrazione si era impegnata a fare. Non abbiamo mai mosso alcuna critica sui tempi dei cantieri, neanche sul Palazzetto, sebbene meriti un approfondimento accurato nei prossimi mesi per quello che a nostro avviso, appare sempre più come una scelta sbagliata.

Abbiamo storto un po’ la bocca davanti al trionfalismo del Sindaco Ghergo sull’apertura dell’anno scolastico e del rientro nell’edificio della Marco Polo. Non abbiamo fatto polemica neanche quando nella scuola non hanno funzionato i termosifoni costringendo gli alunni a portarsi le coperte da casa. Ma adesso le famiglie restano in balia dell’ultimo comunicato del novembre scorso, quando a gennaio si sarebbe ritornati alla vecchia sede. Sperando che almeno sia solo per un mese.

Se non ci va di polemizzare sui ritardi, che sappiamo nell’edilizia sono all’ordine del giorno, almeno vorremmo che quando saranno terminati i lavori, ci siano risparmiate passerelle, foto, nastri e strette di mano.

Lorenzo Armezzani

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