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Cronaca

JESI LA ZONA GRIGIA DELLA CARITÀ, QUEI RAGAZZI CHE VIVONO DAVANTI AI SUPERMERCATI CHIEDENDO L’ELEMOSINA

JESI, 15 dicembre 2017 – Sono tanti, si danno il cambio, arrivano ad orari precisi, sembrano essere “diretti ed organizzati”.

Sono i ragazzi che stanziano davanti ogni supermercato di Jesi. La denuncia viene da Massimiliano Lucaboni (Forza Italia) ma anche da tanti cittadini che stanchi delle continue richieste di denaro si interrogano sul fenomeno. Eppure sembrano ragazzi sani, prestanti ma le problematiche sono altre.

“Non ho lavoro” dice Amin davanti al supermercato Si con te di via Gallodoro: “Sono in Italia da 4 anni e non ho mai trovato lavoro, la mia attività è questa, ho due bambini in Nigeria  e quello che guadagno lo mando al paese a mia moglie”.

Diversa la situazione di Kevin 32 anni che chiede l’elemosina davanti al Lidl: “Sono in Italia da due anni vengo dalla Nigeria e ho un po’ girato l’Italia, ho i documenti in regola ma parlo pochissimo l ‘italiano quindi non riesco a trovare lavoro,  né ho aiuti da nessuno, per fortuna sono solo, non ho né moglie né figli e con quel poco che guadagno riesco a mangiare ogni giorno” poi, mentendo ci dice che è il primo giorno che è lì quando invece sono giorni che lo notiamo o lì o al Cityper di via Rettaroli “mi trovo bene in Italia, gli italiani sono generosi e non voglio tornare al mio paese”.

Anche Fred 35 anni, nigeriano, sembra trovarsi  a suo agio, davanti la Coop di via Gallodoro lo troviamo parlare con un signore di mezza età che ormai lo conosce, si fa aiutare a portare la spesa in auto e gli lascia i soldi del carrello “Sono 10 anni che sono in Italia ” ci dice in italiano corretto “ho lavorato quattro anni in un’azienda che confeziona pollame poi con la crisi mi hanno licenziato”. Ci parla salutando i clienti che passano e sembrano averlo preso in simpatia: “Sono finito qui davanti ad un supermercato a chiedere l’elemosina perché qui a Jesi ho moglie e bambini e (ironia della sorte) fin quando ho lavorato ho avuto anche un aiuto da parte del Comune, per la mensa dei bambini all’asilo, ora che non lavoro invece, non ho diritto a nulla, sono solo e se non fossi  qui non avrei di che mangiare” e quando gli chiediamo da quanto tempo staziona davanti questo supermercato ci pensa un attimo e ci mente “solo per oggi sono qua”.

Questi ragazzi hanno voglia di parlare, di raccontare un po’ della loro storia ma poi hanno paura di dire troppo quindi, non per vergogna, ma per paura di controlli iniziano a mentire.

Poi un presentimento ci assale, perché appena ci allontaniamo notiamo che uno di loro si allontana e fa una chiamata. Per un po’ i ragazzi scompaiono e non li troviamo più ma dopo un po’ ritornano e alla nostra domanda “conosci il ragazzo che come te sta davanti quel negozio più giù? “in un primo momento rispondono di si, poi di no e ci fanno cenno di allontanarci”.

In realtà questi ragazzi si conoscono tutti e spesso condividono un appartamento e uno di loro la mattina li accompagna in tutti i centri commerciali della città allora le conclusioni sono due: o sono amici di sventura e si danno una mano a vicenda o qualcuno più in alto di loro li organizza e smista sul territorio intercambiandoli perché non possano essere facilmente reperibili.

Che ci sia un’organizzazione sopra di loro che li sfrutta?

(c.ade.)

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