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Jesi Hemingway Cafè, con Vincenzo Di Bonaventura omaggio a Carmelo Bene

Lo spettacolo-concerto (domenica ore 21) dal titolo “Quattro diversi modi di morire in versi” sarà anche un omaggio ai grandi poeti russi Majakovskij, Blok, Esenin e Pasternak

di Gianluca Fenucci

Jesi, 19 novembre 2022 – Una perla rara e un evento da non perdere. L’omaggio a Carmelo Bene che l’attore Vincenzo Di Bonaventura porta in scena domani sera alle 21 all’Hemingway Cafè in Piazza delle Monnighette, grazie alla perseveranza e all’amore per la cultura e per l’arte del titolare del locale Davide Zannotti, ha una potenza magnetica e un alto valore culturale.

Vincenzo Di Bonaventura
Davide Zannotti

E merita applausi, anche dalle istituzioni, Davide Zannotti che da 11 anni propone all’Hemingway – riduttivo chiamarlo bar visto che è un vero e proprio contenitore culturale – un’intensa attività culturale e artistica: rassegne teatrali, festival jazz, stand up comedy, mostre di pittura e di fotografia.

Lo spettacolo-concerto di Vincenzo Di Bonaventura, dal titolo “Quattro diversi modi di morire in versi”, sarà anche un omaggio a quattro grandi poeti russi: Majakovskij, Blok, Esenin e Pasternak.

Vincenzo Di Bonaventura è nato a Roseto degli Abruzzi, nel 1950. Si è trasferito a Venezia nel 1974, iniziando la sua formazione artistica. Dal 1983 ha iniziato a recitare con la compagnia Teatromodo di Venezia, il Teatro Universitario Ca’ Foscari, il Teatro Stabile del Veneto e il Teatro Nìovo di Venezia.

Tornato a San Benedetto del Tronto, nel 1993 fonda Teatrodue, all’interno del quale è autore e interprete di numerosi allestimenti sulla poesia e il teatro, in collaborazione con Patrizia Sciarroni, e il Teatrolaboratorium 27 Aikot, insieme all’Accademia d’Arte Comica e Drammatica per attore solista. In mezzo secolo di teatro, ha portato in scena Euripide, Sofocle, Eschilo, Shakespeare, Dante, Cervantes, Goethe, Majakovskij, Pirandello, D’Annunzio, Pasolini, Dario Fo e tanti altri.

«Il recital che porterò all’Hemingway di Jesi traccia gli inizi della vita artistica di Carmelo Bene – dice l’attore abruzzese – gli esordi straordinari del Maestro. Dopo che aveva messo in scena il Caligola a Roma nel 1975 la Rai decise, in seconda serata, di trasmettere lo spettacolo di Carmelo Bene ed io ne rimasi assolutamente folgorato. La sua recitazione era magistrale e rimasi impressionato dai testi dei poeti russi, che spesso parlavano del suicidio, oltre che della musica».

«Poi conobbi Bene a Venezia e lo frequentai: nel 1981 alla Biennale passai del tempo con lui e mi restò appiccicato il carisma del Maestro. Portò in scena anche un’opera di Majakovskij, dal titolo “La nuvola in calzoni” dove il poeta urlava abbasso la guerra, abbasso la religione, la politica e che fu pubblicata postuma. Il pubblico di allora, come parte di quello di oggi, non ne sapeva nulla dei poeti russi: Pasternak era conosciuto solo per il Dottor Zivago, mentre di Blok, Esenin nessuno conosceva nulla. Carmelo Bene, che era avanti anni luce rispetto a tutti, ebbe il coraggio di proporli al pubblico e addirittura incise un vinile sulla Rivoluzione russa che poi dedicò al suo grande amico, il Presidente della Repubblica Sandro Pertini. Durante lo spettacolo jesino mi limiterò a suonare le percussioni per dare un respiro palpitante alla potenza dei testi».

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