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Cronaca

JESI Polemiche biodigestore, Ata: «Scegliamo noi»

Continuano le perplessità tra i consiglieri comunali di opposizione, riunitisi in commissione con l’assessora all’Ambiente, Cinzia Napolitano. A fare chiarezza il presidente, Luigi Cerioni

JESI, 22 maggio 2020 – «Non c’è chiarezza tra la popolazione, ma neanche tra consiglieri e Sindaci che dovranno votare l’atto di indirizzo».

Così ha aperto la discussione di ieri sul biodigestore il presidente della commissione. Ieri sera, alla presenza dell’assessora all’Ambiente Cinzia Napolitano, i consiglieri comunali si sono riuniti via Zoom per dibattere i punti salienti.

Il riepilogo

«La questione è stata sollevata due anni fa dall’Ata per smaltire i rifiuti organici della provincia – ha ricapitolato l’assessora -, perché al momento siamo costretti a portare i nostri rifiuti in altre regioni percorrendo anche 400 km. Con il biodigestore avremmo la possibilità di produrre energia realizzando un’economia circolare».

La questione nel corso del tempo è stata focolaio di numerose polemiche. Una prima soluzione a cui si è approdati è quella di una gestione mista privata-pubblica e di una collocazione in località Coppetella o zona ex Sadam. Un Consiglio comunale straordinario ha approvato un atto di indirizzo il 3 agosto scorso.

Tuttavia, durante i primi mesi di quest’anno il Sindaco ha iniziato a nutrire dubbi sulla buona riuscita del progetto.

«La maggioranza l’estate scorsa ha approvato un atto di indirizzo – aveva detto a febbraio -, sono state effettuate verifiche. Il percorso fatto a Jesi è motivo di orgoglio: abbiamo seguito in modo serio molte questioni. Ci aspettiamo una risposta».

La commissione

A sollevare le prime perplessità è stato il consigliere Lorenzo Fiordelmondo. «La gestione privata costa di più, sono convinto che il pubblico sia capace di gestire con efficienza non meno del privato».

È d’accordo la consigliera Agnese Santarelli: «A quanto risulta, l’Ata non vuole prendere in considerazione l’atto di indirizzo, preferendo concentrarsi sul modello di gestione. Credo che in primis un delegato del Comune debba recarsi alla prossima assemblea dell’Ata per discutere della gestione e del dimensionamento dell’impianto. Trovo imbarazzante che un amministratore sostenga che il pubblico stesso non sia adatto alla gestione. Nell’atto di indirizzo non c’è menzione dell’area ex Sadam, non se n’è parlato nemmeno in Consiglio comunale, così come delle modalità di gestione, decisione presa unilateralmente dal Comune il giorno dopo il voto. Mi lascia perplessa il 51% di gestione privata che pone dei limiti all’operato del pubblico».

Anche Samuele Animali ha sottolineato come l’opposizione sia stata tenuta all’oscuro dalla maggioranza su alcuni punti focali della questione.

Agnese Santarelli

La risposta è arrivata dall’assessora competente.

«Il dimensionamento viene da una delibera dell’Ata, la decisione non spetta al Comune. Quanto alla gestione, noi siamo soddisfatti del lavoro che fa la nostra società pubblica, ma quella del biodigestore è una questione delicata. Dal privato cerchiamo esperienza: c’è l’obbligo, in sede di gara d’appalto, di dimostrare la capacità di gestione. Inoltre servono 30 milioni di euro di investimento: è vero, il pubblico non deve fare profitto a differenza del privato, ma deve pur restituire i soldi presi in prestito, perciò a conti fatti è lo stesso. Abbiamo bisogno di un supporto in questa avventura».

Cinzia Napolitano

«L’idea iniziale di collocazione era quella dell’Interporto alla Coppetella – ha concluso -, in seconda battuta abbiamo scoperto che la società della Sadam era in concordato. Solo allora abbiamo pensato che fosse meglio utilizzare un terreno dismesso, e abbiamo chiesto all’Ata di valutare questo sito preferendolo al primo».

Il segretario generale Albano ha a sua volta sostenuto la legittimità della gara a doppio oggetto, sottolineando come «qualunque sia percentuale di gestione pubblica, il modello di società mista preveda un know-how per cui il pubblico deve lasciare un’autonomia organizzativa».

Marco Giampaoletti

«Perché non portiamo i rifiuti, anziché a Brescia, a Macerata, Ascoli Piceno o altri luoghi marchigiani?», ha invece proposto il consigliere Marco Giampaoletti, non particolarmente favorevole all’idea di un biodigestore in città.

«Ci avete messo tanta fretta per nulla, un anno fa – ha sottolineato invece Tommaso Cioncolini -. Ad ogni modo, ci batteremo perché il Comune che ospiterà l’impianto abbia una voce più forte e possa tutelare i propri cittadini, anche qualora il Comune ospite non fosse Jesi».

Sulle tempistiche dilatate dell’Amministrazione ha avuto da ridire anche il consigliere Sandro Angeletti, che ha ricordato la perdita dei contributi europei.

Tommaso Cioncolini

Il Comune è pronto ad avanzare le proprie proposte. Tuttavia le polemiche non si sono ancora placate.

La risposta di Luigi Cerioni

«L’Ata nella prossima assemblea del 27 maggio – ha fatto sapere con un comunicato il presidente della provincia di Ancona e dell’Ata, Luigi Cerioni – chiederà un atto di indirizzo avente ad oggetto la scelta delle modalità di realizzazione e gestione degli impianti tra le opzioni previste dal vigente quadro normativo, pubblico, privato, misto. Successivamente ci sarà un’attività istruttoria rimessa alla struttura dell’Ata per quanto riguarda la sostenibilità tecnico/giuridico/economica dove ci saranno le eventuali interlocuzioni con i soggetti istituzionali di riferimento e il coinvolgimento del comitato di coordinamento. Tale scelta è scaturita dalle diverse preferenze espresse dai Comuni che si sono candidati ad ospitare impianti (biodigestore e impianto trattamento rifiuti da spazzamento) e come espresso nella discussione effettuata a febbraio. La scelta della forma di gestione dei servizi è atto di discrezionalità politica ed è competenza propria dell’assemblea e non può essere demandata ai singoli Comuni».

(e.o.)

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