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Cronaca

JESI PRONTO SOCCORSO DELL’OSPEDALE “CARLO URBANI”, ANALISI E PROPOSTE DAL CONSIGLIO COMUNALE

JESI, 27 aprile 2017 – La Seconda Commissione Consiliare permanente e la Commissione Sanità del Comune di Jesi, riunite in seduta congiunta in data 26.04.2017, hanno preso in esame il seguente documento sulla situazione del Pronto Soccorso dell’Ospedale Carlo Urbani che ripropone e riassume problematiche più volte affrontate e che attendono ancora una risposta. Il documento è integrato da proposte che si ritiene debbano essere portate all’attenzione dell’ASUR e della Regione Marche come contributo per affrontare in maniera completa e risolutiva le criticità ormai non più sostenibili.

Il documento sotto riportato è sottoscritto da tutti i capogruppo del Consiglio Comunale di Jesi e dai presidenti della Seconda Commissione Consiliare permanente e della Commissione Sanità.


1)
Il P.S. di Jesi, attualmente, costituisce una sorta di “imbuto” per l’intera Vallesina, essendo spesso considerato dall’utenza un canale preferenziale in cui, a qualsiasi ora del giorno e della notte, si riversa ogni tipo di problematica, senza alcuna distinzione tra quelle urgenti e quelle differibili, che potrebbero essere tranquillamente gestite dal MMG in sede ambulatoriale o domiciliare.

Tutto questo è attribuibile alla mancanza di strutture adeguate in ambito territoriale, strutture che possano assicurare la presa in carico delle problematiche non urgenti degli stessi cittadini.

Aggravano la situazione anche una evidente scarsa informazione su come il Pronto Soccorso dovrebbe essere utilizzato e la necessità (spesso trattasi in vero di una sorta di scorciatoia) di evitare le attese interminabili per l’esecuzione di una visita specialistica o di un esame strumentale, prenotati tramite CUP (al contrario, al Pronto Soccorso si giunge ad una diagnosi in modo relativamente rapido, viene prescritta una terapia in modo altrettanto celere e, soprattutto, non esiste un ticket da pagare, se non per i codici bianchi).

Il Pronto Soccorso è quasi sempre in grado di dare una risposta adeguata ad ogni tipo di esigenza, valuta e tratta circa 30.000 casi all’anno (non risulterebbero neanche esserci percentuali elevate di denunce per negligenza o per imperizia o per mancata appropriatezza delle cure nei confronti degli operatori dello stesso).

2) L’utenza, allo stato attuale, non risulta adeguatamente informata sulle alternative che ha a disposizione per evitare le lunghe file in P.S., quando vi giunge per motivazioni improprie. Da qualche tempo gravitano poi sul P.S. di Jesi ben 2 Punti di Assistenza Ambulatoriale Territoriale (detti PAT, un tempo PPI), il PAT di Chiaravalle e il PAT di Cingoli, strutture della cui esistenza la popolazione è scarsamente o non correttamente informata.

Prova ne è, in base ai numerosi accessi impropri dell’utenza, che evidentemente, oltre alla carenza di informazione su ruolo ed utilità da parte della popolazione, queste strutture non funzionano come invece dovrebbero.

A seguito della chiusura dell’ospedale di Chiaravalle, poi, molto spesso succede che i pazienti vengano convogliati su Jesi per problematiche sempre più gravi, pazienti il cui accesso in PS avviene mediante trasporto in ambulanza previa chiamata del 118. In pratica, si tratta di un ulteriore carico di malati che grava su un ospedale che, già di suo, possiede un’utenza piuttosto ampia, evidentemente senza un corrispondete e proporzionato incremento della dotazione organica.

3) Proprio in merito all’informazione all’utenza, è da chiedersi come l’ASUR abbia pubblicizzato la riconversione dei PPI in PAT e se i cittadini della Vallesina siano stati informati in modo adeguato di questa nuova risorsa messa a disposizione dal S.S.N.

L’ASUR descrive i Pat, sul suo sito, in questo modo: «Con i Punti di Assistenza Territoriale all’interno degli Ospedali di Comunità, la Sanità marchigiana è sempre più vicina ai bisogni delle persone, 24 ore su 24. Il Punto di Primo Intervento (PPI) non è più previsto, per legge, dal Decreto Ministeriale n. 70/2015. Negli Ospedali di Comunità viene attivato il Punto di Assistenza Territoriale all’interno del quale si garantisce: assistenza primaria 24 ore su 24 con accesso diretto per una risposta rapida e, in sede, per le problematiche di bassa gravità. Presa in carico immediata delle problematiche di media e alta gravità con trasferimento nelle sedi ospedaliere più adeguate».

Ad oggi sarebbe interessante sapere chi opera all’interno di queste strutture, con quali dotazioni organiche/strumentali e quante sono le prestazioni effettivamente erogate, così da poter avere un quadro dell’effettiva utilità di questi servizi presenti nelle strutture di Chiaravalle e Cingoli.

4) La medicina di base non sempre appare pienamente “collaborativa” su questo fronte, perché spesso capita di accettare pazienti inviati dal proprio MMG al solo scopo di eseguire esami strumentali che, se fossero prenotati tramite CUP, non permetterebbero di arrivare a una diagnosi entro breve, per colpa delle lunghissime liste di attesa. In realtà, i problemi di questi pazienti, a volte, possono essere considerati reali emergenze/urgenze, mentre molto spesso non lo sono.

5) Le LISTE D’ATTESA sono esageratamente lunghe e tutti i pazienti che l’ufficio CUP non accetta, a causa del completamento delle suddette liste, vengono inviati automaticamente (ed erroneamente) in PS.

Superare la lista d’attesa in ospedale è possibile: la legge lo consente ed è un diritto di ogni ammalato. In particolare, chi è costretto ad aspettare tempi superiori rispetto a quelli stabiliti dalla legge per una visita medica specialistica o un esame diagnostico, può chiedere che la stessa prestazione medica gli venga fornita nell’ambito dell’attività libero professionale intramuraria (anche detta intramoenia) del singolo medico, senza costi aggiuntivi rispetto al ticket già pagato. L’impegno della Regione e dell’ASUR dovrebbe essere quello di riorganizzare le modalità di accesso alle prestazioni ambulatoriali, anche differenziando i primi accessi da quelli successivi ed individuando spazi differenziati per l’erogazione delle prestazioni, secondo tempi dettati da criteri di priorità clinica (Urgente a 72 ore, Breve a 10 giorni, Differibile a 30-90 giorni, Programmata a 180 giorni).

Si richiama a riguarda la vigente normativa regionale:

  • DGR 1/2014 (linee di indirizzo del Governo sull’erogazione delle prestazioni di specialista ambulatoriale ai fini della garanzia del rispetto dei tempi massimi di attesa)
  • DGR 1012/2014 (definizione Raggruppamenti d’Attesa Omogenei RAO per priorità clinica di accesso)
  • DGR 808/2015 (Piano Regionale per il Governo delle Liste di Attesa PRGLA)

Gli inaccettabili tempi per prestazioni ambulatoriali o diagnostische comportano un indebito aggravio sul Pronto Soccorso, intasandolo e rallentandone l’attività.

6) Un altro problema importante è costituito dal numero dei POSTI LETTO disponibili, che attualmente risulta del tutto inadeguato alle esigenze dell’utenza: si legge spesso sui giornali che, in P.S., i pazienti sostano anche due giorni interi su una barella prima di essere ricoverati e poter usufruire di posti letto che ogni volta il personale medico reperisce con estrema difficoltà. Di questi, molti sono pazienti che accedono al PS per il riacutizzarsi di malattie croniche, spesso ultraottantenni con svariate patologie concomitanti, per niente autosufficienti e pertanto ritenuti “complessi” dal punto di vista assistenziale.

L’emanazione del D.L.95/2012, convertito con modifiche nella legge 7 agosto 2012, n.135, ha introdotto nuovi parametri per la determinazione di posti letto, fornendo anche la modalità con la quale devono essere raggiunti tali valori.

Il tasso di posti letto per mille abitanti, fissato dal Patto per la Salute 2010/12 nel limite del 4 per mille, di cui 3,3 destinato agli acuti, nonché percepito nel piano Socio-Sanitario Regionale 2012/2014 approvato dall’assemblea legislativa Regionale con deliberazione n.38 del 16/12/2011,è stato portato al 3,7 per mille abitanti,” nel rispetto della riorganizzazione di servizi distrettuali e delle cure primarie finalizzate all’assistenza 24 ore su 24 sul territorio”.

L’ambito territoriale di Jesi è costituito da 21 Comuni, ed il bacino di utenza è di circa 102.000 abitanti, per un territorio di 673 Kmq – i Comuni che ne fanno parte sono: Apiro, Jesi, Poggio San Marcello, Belvedere Ostrense, Maiolati Spontini, Poggio San Vicino, Castelbellino, Mergo, Rosora, Castelplanio, Monsano, San Marcello, Cingoli, Montecarotto, Santa Maria Nuova, Cupramontana, Monteroberto, San Paolo di Jesi, Filottrano, Morro d’Alba, Staffolo (dati forniti sul sito internet dell’Area Vasta 2) -.

In base a tali numeri, la dotazione dei posti letto dell’Ospedale “Carlo Urbani” di Jesi dovrebbe essere di 377 (va tenuto conto che quello di Jesi è l’unico ospedale di riferimento di tutta la Vallesina).

Qual è invece la situazione numerica dei posti letto del “Carlo Urbani”? Chi ha deciso modifiche dell’assetto del ns. Nosocomio?

Ovviamente, l’insufficienza dei posti letto comporta una inevitabile ricaduta sul Pronto Soccorso Jesino che, quotidianamente, deve lottare per riuscire a garantire ai Pazienti una risposta di qualità ma che non è in grado di garantire un ricovero per i motivi suddetti.

7) Un altro problema riguarda le GIORNATE DI DEGENZA, che spesso risultano eccessive: per fare un esempio concreto, ci sono pazienti che rimangono ricoverati anche per 20 giorni consecutivi, se non di più. Non è chiaro perché ciò avvenga.

A volte si tratta di pazienti realmente non dimissibili per condizioni cliniche ancora non completamente stabilizzate, altre volte invece si ha a che fare con pazienti che necessitano di essere presi in carico da strutture residenziali come l’RSA , l’HOSPICE, la CASA DELLA SALUTE, la CASA DI RIPOSO etc , strutture che in zona sono presenti, ma purtroppo risultano insufficienti e poco ricettive per una popolazione sempre più anziana e dotata di pluripatologie, insomma una popolazione che non può essere assolutamente gestita a domicilio, in quanto non tutte le famiglie sono in grado di prestare un’assistenza adeguata alle problematiche del malato in questione.

La gestione delle cronicità richiede un approccio nuovo o comunque diverso per meglio garantire la continuità delle cure e l’integrazione Ospedale–Territorio.

8) Alle lunghe attese di alcuni pazienti in PS contribuisce anche il fatto che il personale medico-infermieristico è chiamato a dedicare gran parte del suo tempo e della sua attenzione a tutto ciò che rientra nella sfera dell’Emergenza/Urgenza, accantonando momentaneamente tutte le problematiche minori, in particolare quelle che non sono assolutamente pertinenti all’ambito del PS stesso.

 9) Si apprende dai giornali della fuga di medici e infermieri dal P.S. di Jesi, una scelta che preoccupa e quasi obbligata per colpa di un carico di lavoro enorme (spesso insostenibile), a cui evidentemente non si è data una risposta pienamente adeguata.

10) Va evidenziata anche la situazione di carenze riguardanti ad esempio il reparto di Bronco Pneumologia, anche recentemente emerso sulla stampa locale. Anche questa situazione va a ricadere sul Pronto Soccoso, come carenze di posti letto.

11) La guardia medica posta all’interno della struttura ospedaliera potrebbe contribuire alla definizione della gravità degli accessi, smistando gli utenti che necessitano di una immediata diagnostica, ed evitando ad altri l’accesso al pronto soccorso, con la prescrizione da subito di cure adeguate. Vanno inoltre implementati percorsi di fast track e la disponibilità di diagnostica con orari pù ampi rispetto alla attuale situazione.

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