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LETTERE&OPINIONI LA PANCHINA ROSSA DELLA GUARDIA MEDICA

Cortese redazione di QdMnotizie,

in merito all’articolo “Guardia Medica, allarme sicurezza: preoccupazione delle dottoresse” pubblicato sul vostro giornale on line, vorrei  fare  alcune precisazioni:

in primis vorrei tranquillizzare gli abitanti della ZTL di Jesi ricordando che i nostri medici di guardia sono autorizzati al transito: il motivo per cui si deve fare spesso di notte, da soli un po’ di strada a piedi è il fatto di non trovare parcheggio nelle vicinanze dell’abitazione in cui è stata richiesta la visita domiciliare.

In secondo luogo ritengo necessario smorzare un po’ i toni con cui si descrive la criticità del nostro lavoro. È un dato di fatto che, a livello nazionale, il grado di sicurezza negli ambienti di lavoro sanitario si è abbassato e che numerosi sono i fatti di cronaca a carico di medici nello svolgimento del loro servizio: non è per farne una questione di genere, ma di fatto 2 donne su 3 medici sono vittime di violenza, che va dalla maleducazione alle violenze passando per insulti e minacce di vario ordine e grado.

A tutt’oggi la nostra regione Marche non ha registrato casi di eclatante gravità né si è in uno stato di vero e proprio allarme ma sicuramente i recenti fatti di cronaca ci obbligano ad assumere uno stato di maggiore allerta ed attenzione, soprattutto nelle sedi di lavoro più isolate in cui il medico turnista opera in assoluta solitudine.

Attualmente noi medici in prima linea stiamo valutando alcuni possibili miglioramenti che ci consentano di avere un habitat lavorativo il più idoneo possibile al fine evitare possibili situazioni di pericolo e le possibili soluzioni saranno vagliate insieme alla nostra Direzione sanitaria: un impianto di telecamere potrebbe essere un’idea ma al momento non è stata formulata alcuna richiesta formale.

La foto scattata sulla panchina rossa di Jesi è nata come manifestazione di profonda solidarietà a tutte le colleghe vittime di violenza durante il loro servizio: saremmo potute essere noi al loro posto. Consapevolezza e attenzione, ecco cosa occorre ora, affinché la paura non sminuisca la passione per quello che è il lavoro più bello del mondo, il nostro.

Cordiali saluti,

Giorgia dr.ssa Gigli

 

Gentilissima D.ssa Gigli, le sue precisazioni all’articolo di Cristina Amici Degli Elci non cambiano di fatto quanto ha scritto la nostra collega, anzi rafforzano il contenuto.

Come lei stessa ammette, le dottoresse della guardia medica molto spesso di notte si inoltrano da sole tra i vicoli del centro storico (è ciò che ha riportato la giornalista) e in ogni caso raggiungono le abitazioni per le visite domiciliari. Ma anziché tranquillizzare i residenti, perché non chiede in Comune un permesso speciale per consentire alle sue colleghe di parcheggiare anche dove non è concesso nel centro storico? Si tratta di lavoro urgente e quindi deve avere priorità assoluta.

Certo, fatti di eclatante gravità non ci sono stati e ci auguriamo con tutto il cuore che non ce ne siano. Ma lei stessa pone il tema della sicurezza di coloro che operano in prima linea e ci fa piacere perché ammette che il problema c’è senza tanti giri di parole.

Ci permetta una considerazione amara. Non è una priorità per la direzione sanitaria assicurare la tranquillità dei medici di guardia durante l’orario di lavoro? Per noi lo è. Ma evidentemente la burocrazia della sanità regionale (o di Area) ha i suoi tempi nel decidere il budget per un impianto di telecamere. E nel frattempo i medici di guardia che per tanti di noi – vorremmo dire per tutti, in realtà – sono davvero gli “angeli custodi” della nostra salute, non hanno scelta e quindi non si possono permettere il lusso di attendere le decisioni di una direzione sanitaria (ci asteniamo da ogni commento…) negando la loro assistenza ad una donna, ad un anziano, ad un bambino.

La ringraziamo per il suo intervento e le promettiamo che nei prossimi giorni torneremo sul tema. Perché quella panchina rossa non debba mai vedere dottoresse vittime di violenza ma professioniste che abbiamo sempre e comunque il rispetto e la dovuta considerazione della gente.

La redazione

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