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Monsano Settimana corta alla scuola media: protestano le famiglie

Preoccupazione per la routine alimentare squilibrata, il disagio dell’orario per le attività pomeridiane e l’impossibilità per chi lavora di andare a prendere i figli alle 14

di Tiziana Fenucci

Monsano, 12 novembre 2022Una decisione che non convince, anzi divide e crea scontento tra le famiglie, quella approvata dal Consiglio d’istituto della scuola secondaria di primo grado don Pino Puglisi di Monsano, sul nuovo orario per l’anno scolastico 2023-2024, che prevede l’applicazione della settimana corta

A scuola fino al venerdì, dalle 8 alle 14, con 2 pause per la merenda e 2 giorni di riposo a settimana. 

Alcune famiglie minacciano di ritirare i figli da scuola, altre lamentano il fatto di non essere state debitamente consultate prima della decisione definitiva. Un cambiamento che non accontenta tutti, anzi sono diversi i genitori che fanno notare i disagi che il nuovo orario comporterebbe per i ragazzi.

Primo fra tutti la questione del pranzo: uscire da scuola tutti i giorni alle 14 prevede di far pranzare gli studenti non prima delle 14.30 «uno slittamento del pasto che andrebbe a incidere sull’orario d’inizio dei compiti e sulle attività sportive» ha sottolineato una mamma.

La pausa con doppia merenda comporterebbe, inoltre, fanno notare altri genitori, che i ragazzi facciano due pasti a base di snack o panini a cui si aggiungerebbe anche un pranzo arrangiato e fuori orario. Una routine che a lungo andare inciderebbe sulla salute alimentare dei giovani non corrispondendo alla dieta equilibrata tanto promossa nelle campagne di sensibilizzazione alimentari sui ragazzi. 

L’adeguamento alla settimana corta si è rivelato necessario, essendo la scuola Puglisi l’unico plesso dell’Istituto comprensivo “Gioacchino Rossini”ad applicare ancora il vecchio orario con le lezioni di sabato mattina e «in tempi di crisi economica – aveva spiegato la dirigente Paola Gobbi, nella comunicazione alle famiglie – puntiamo al risparmio energetico» che è la politica adottata dalla maggior parte degli istituti comprensivi del Comune di Jesi e della provincia di Ancona. 

Un modello di orario già diffuso in Europa e nel nord Italia, appoggiato anche dai professori che evidenziano i vantaggi a livello didattico, potendo lavorare con tempistiche più distese nella giornata, e per il riposo dei ragazzi che hanno due giorni consecutivi di pausa.

🔴leggi anche: Monsano / Settimana corta per la scuola “Puglisi”

I genitori, al contrario, evidenziano che l’uscita alle 14 comporta una maggiore stanchezza nella giornata, influendo sul rendimento nei compiti quotidiani e che il riposo del fine settimana non sarebbe poi così evidente perché avendo 2 giorni liberi aumenterebbe la mole dei compiti a casa.

Diverse le famiglie che condividono il riposo del sabato, in considerazione anche del risparmio energetico per le scuole, ma propongono un rientro pomeridiano a settimana, per evitare l’uscita alle 14, che permetterebbe di mantenere un’uscita più dignitosa, alle 13, come è stato deciso da alcuni istituti di Jesi

«Il problema è che trattandosi di un paese piccolo per noi famiglie non c’è possibilità di scegliere un altro istituto che faccia un orario diverso, cosa possibile in cittadine, più grandi, in cui ci sono varie opzioni di orario e di rientro, sempre nell’ottica di mantenere il sabato libero», ha spiegato un’altra mamma.

Prima della decisione definitiva la scuola aveva diffuso tra docenti e famiglie un sondaggio proprio relativo al gradimento del nuovo orario, approvato favorevolmente dall’89% dei docenti. Tra le famiglie, invece, c’è chi riferisce che i questionari non sono stati compilati da tutti e che quindi la decisione non rifletterebbe la reale volontà dei genitori, soprattutto di quelli che lavorano a tempo pieno e per i quali alle 14 non è possibile andare a prendere i figli.

«In Italia vogliono replicare il modello europeo di settimana corta – scrive una mamma sui social – ma non si rendono conto che all’estero i ragazzi possono avvalersi del servizio mensa e delle stesse attività sportive che si svolgono nella struttura scolastica, un sistema di welfare più efficace che non corrisponde alle condizioni delle scuole italiane».

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