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Cronaca

JESI IL MAGGIORE E GLI STUDENTI, QUANDO IL PROFESSORE È UN CARABINIERE

Il maggiore Benedetto Iurlaro con gli studenti delle classi del Liceo Artistico (foto CriCo)

Il maggiore Benedetto Iurlaro con gli studenti delle classi del Liceo Artistico (foto CriCo)

In discussione i problemi e le conseguenze legate al consumo, la detenzione e lo spaccio di sostanze stupefacenti (foto CriCo)

In discussione i problemi e le conseguenze legate al consumo, la detenzione e lo spaccio di sostanze stupefacenti (foto CriCo)

Al maggiore hanno anche chiesto come vedeva il problema della droga nel suo ruolo di genitore (foto CriCo)

Al maggiore hanno anche chiesto come vedeva il problema della droga nel suo ruolo di genitore (foto CriCo)

L’incontro è terminato con una dimostrazione di da parte della Scientifica (foto CriCo)

L’incontro è terminato con una dimostrazione di da parte della Scientifica (foto CriCo)

JESI, 29 febbraio 2016Una lezione diversa, quella di sabato 27 febbraio, al liceo artisticoMannucci”.

Ai professori, infatti, si sono sostituiti i carabinieri. Nessun blitz, però, ma il normale e interessante proseguimento dell’iniziativa che la Compagnia di Jesi sta attuando sul nostro territorio, finalizzata alla prevenzione del crimine attraverso incontri sia con gli adulti che con i giovani.

Promosso in collaborazione con la dirigenza della scuola e coordinato dal professor Massimo Ippoliti, l’appuntamento ha visto confrontarsi il comandante della Compagnia di Jesi, maggiore Benedetto Iurlaro, con gli studenti  delle classi dalla prima alla quinta.

In discussione i problemi e le conseguenze legate al consumo, la detenzione e lo spaccio di sostanze stupefacenti. Il comandante era accompagnato dal luogotenente Fiorello Rossi, a capo della Stazione di Jesi, dal brigadiere Franco Savini e dall’appuntato Lucio Natalizia, specialisti dei rilievi sulla scena del crimine.

Il maggiore Iurlaro ha fatto una panoramica sulla lotta al traffico di sostanze stupefacenti, l’illecito con le relative pene, l’uso personale, lo spaccio e i vari interventi del legislatore in materia.

«Vedeteci – ha sottolineato  – come coloro che fanno prevenzione sul campo e non come quelli che reprimono. Noi interveniamo in modo preventivo soprattutto quando ci sono di mezzo i minorenni perché la legge prevede un percorso di recupero che se fatto a 15/16 anni porta nel 70% dei casi a uscire dal mondo della droga.  Il nostro intervento, perciò, non è coercitivo e noi siamo qui oggi perché vogliamo far risvegliare il senso di legalità che c’è in ognuno di noi» .

Benché la legge distingua tra droghe leggere e droghe pesanti, Iurlaro non ha avuto esitazioni nello spiegare agli studenti che «anche quelle leggere bruciano il cervello, si può andare in overdose anche con uno spinello».

E a proposito di spinello ha sottolineato che «cederlo anche a un amico è spaccio»,  e che  «il possesso di una modica quantità, quando si è alla guida, implica subito il ritiro della patente e il fermo amministrativo del veicolo».

Sappiamo bene come i giovani possono essere coinvolti perché è facile procurarsi le sostanze, ma «non cadete in questa trappola, non consumatela neanche per gioco, perché è un gioco pericoloso dai risvolti drammatici».

È seguito un vivace dibattito con i ragazzi, c’era chi sosteneva l’opportunità di legalizzare la droga e chi chiedeva al maggiore come vedeva il problema nel suo ruolo di genitore.

L’incontro è terminato con un’interessantissima dimostrazione di come la scientifica riesca a rilevare le impronte digitali per metterle a disposizione delle indagini.

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