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Cupramontana Tradizione ed emozioni, ti racconto la Sagra dell’Uva

«È come un rito per noi cuprensi, andarci non è come farla,  e come si può spiegare a chi non è cuprense cosa sia questa festa che per noi non dura quattro giorni ma tutto l’anno? Raccontandola con la stessa passione con cui la viviamo»

Cupramontana – Ogni paese, ogni città, ha la sua festa, che entra nel cuore di chi ci abita, e che anche con il cambiare delle abitudini in un mondo che corre, resta ben radicata e si tramanda di generazione in generazione con quell’entusiasmo e quella voglia di viverla a pieno che fa sì che ogni anno le luci si riaccendano.

«È come un rito per noi cuprensi, andare alla Sagra dell’Uva non è come fare la Sagra, e come si può spiegare a chi non è cuprense cosa sia questa festa che per noi non dura quattro giorni, ma tutto l’anno? Raccontandola con la stessa passione con cui la viviamo».

Ti racconto la Sagra

Il calendario segna agosto ed è già Sagra, l’adrenalina cresce quando senti il rumore dei pali innocenti che risuonano in piazza e vedi nascere le cappanne.

Strade che si riempiono del profumo di mosto, la musica nella piazza addobbata a festa, con le luminarie, il profumo che esce dalle cucine che si preparano a soddisfare tutti i palati. Eh sì, perché mangiare alla Sagra è gustare quanto di meglio sa offrire la cucina cuprense, non una cucina griffata da grandi chef, ma l’anima della tradizione popolare.

Gli stand prendono forma, quelle semplici Cappanne in legno con scritte, disegni e trecce d’indola come ornamento, dove un tempo venivano serviti panini con salsicce, bistecche e ciambelle di mosto da inzuppare nel Verdicchio, anno dopo anno sono cresciute, e il passo da Cappanne a Stand è stato breve: oggi offrono pasti completi e diversificati.

Ognuna ha la sua storia, ognuna ha il suo personaggio che ne ha fatto la storia, il suo piatto tipico, difficilmente te ne andrai dicendo “non ho trovato quello che fa per me.”

Tagliatelle, non si può resistere al profumo che emanano, gnocchi rigorosamente fatti a mano, coniglio in porchetta, stoccafisso, polenta, menù a base di pesce, di cinghiale, e da qualche anno grazie alle nuove generazioni che hanno portato una ventata di freschezza, cibi moderni per palati moderni.

E poi ci sono loro, i carri allegorici, sinonimo di unione, fantasia, allegria, creatività, estro e maestria, tante sere passate insieme per dare vita a meravigliose strutture che hanno un’anima in ferro ma un grande cuore, hanno il potere di unire generazioni, di far arrabbiare le mamma col polistirolo che per mesi continua ad uscire da ogni angolo della casa, ogni sera c’è sempre un buon motivo per fare festa.

Piccole generazioni che crescono sotto l’occhio vigile e attento dei capocarri, che trasmettono quella passione che ogni anno si rinnova, e come ogni anno quando la stanchezza si fa sentire esce la fatidica frase “quest’anno è l’ultimo … l’anno prossimo passo …niente carro” ma puntualmente sei di nuovo li, dimentichi la stanchezza e sei pronto per una nuova avventura.

Arriva la sfilata, fantasia, intuizione, episodi di vita, senso dello humor, satira, hanno dato vita a una favola revisionata, che si sposerà perfettamente con uva e verdicchio come richiesto dalla giuria. Si va in scena di fronte a quella giuria che decreterà il vincitore, l’adrenalina cresce, aiutata anche dal buon vino.

Colori, musica, tradizione, ricordi che ogni Sagra ci lascia e che non sbiadiscono, ma resistono e si rinnovano quando i fuochi d’artificio segnano la fine di questi quattro giorni tanto attesi ma che come ogni anno passano in fretta, un po’ di tristezza ti assale.

Si volta pagina e della Sagra restano inevitabili chiacchiere e polemiche, se … ma…

Tutto questo è la Sagra dell’Uva di Cupramontana, attaccamento al proprio territorio e alle tradizioni, alle origini, quattro giorni che lasciano il segno in ognuno di noi.

sagra dell'uva

Appuntamento a domani giovedì 28 settembre con l’apertura dell’ 86ª Sagra dell’Uva, la giornata conclusiva domenica 1 ottobre con la Sfilata dei Carri Allegorici.

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