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Cronaca

Jesi Adesione massiccia allo sciopero dei dipendenti TeamSystem

La protesta contro la chiusura della sede jesina che l’azienda sposterà a Pesaro, ora si attende un tavolo con i sindacati, la solidarietà del sindaco Lorenzo Fiordelmondo

Jesi – «Anche se siete degli impiegati, siete del comparto metalmeccanico e come metalmeccanici vi siete comportati».

La frase pronunciata dai delegati sindacali di Fiom-Cgil e Uil, presenti con striscioni e bandiere, riassume alla perfezione il successo dello sciopero proclamato per questa mattina allo stabilimento TeamSystem di Fontedamo, dove lavorano oltre 300 dipendenti.

Alle 10.30 oltre 100 lavoratori presenti in sede si sono alzati dalle proprie scrivanie e sono usciti nel piazzale, imitati a casa da tanti altri che erano in smart working e che hanno abbassato i telefoni.

«Un successo non scontato – ha ribadito il responsabile Rsu interna, Simone Marani – dato che noi non siamo abituati a scioperare, non lo facciamo a cuor leggero, perché sosteniamo sempre e comunque l’Azienda, infatti è solo la seconda volta che lo facciamo qui a Jesi, ma stavolta era un atto dovuto».

La motivazione, come noto, è la decisione dell’azienda di puntare sul quartier generale di Pesaro e chiudere definitivamente a settembre il centro di Fontedamo, aperto appena sei anni fa per inglobare le sedi di Ancona, Senigallia e Fabriano, approfittando di un’ala del moderno centro direzionale ex Banca Marche.

Una decisione che qualcuno temeva, ma comunque arrivata come un fulmine a ciel sereno, che non è stata digerita dai dipendenti, i quali saranno costretti a recarsi, al netto del parziale lavoro da casa di chi ha aderito al progetto interno di diminuzione oraria (e retributiva) denominato light friday, a lavorare a 80 km dalla sede attuale.

Cambiamento che comporta giocoforza uno stravolgimento di vita per molti residenti nell’anconetano, ma c’è anche chi risiedere in provincia di Macerata e perfino in Umbria.

Per questo sindacati e lavoratori hanno reclamato dignità e rispetto, come recitava lo striscione davanti al quale i delegati hanno parlato.

I punti focali delle critiche mosse da chi ha manifestato sono sostanzialmente due.

Il primo è quello legato al comportamento di un’azienda molto florida, con un fatturato importante e un altissimo margine di profitto, che recentemente aveva anche espresso ufficialmente i complimenti ai collaboratori per i risultati ottenuti nel 2023, altro anno all’insegna della crescita.

«Questo è il premio – hanno chiesto polemicamente Cgil e Uil – per i lavoratori ai quali, il giorno prima, si sono fatte le congratulazioni? Un fate i bagagli e andate a lavorare a quasi 100 chilometri di distanza?».

L’altro punto concerne la contropartita proposta da TeamSystem per la chiusura di Fontedamo. Ovvero, quella delle sedi di coworking a Fabriano ed Ancona, «guarda caso Jesi è stata proprio ignorata», dicono.

Una mossa giudicata «di facciata e insufficiente» in quanto, a fronte di 300 persone interessate dal trasloco, si prospettano punti d’appoggio per una decina di postazioni a Fabriano e poche di più ad Ancona. Senza oltre tutto la sicurezza che siano soluzioni definitive.

L’arrivo degli scioperanti dopo lo stop al lavoro alle ore 10:30

Insomma, un clima di grande delusione perché, ha ricordato Simone Marani: «Il nostro atteggiamento è sempre stato di massima collaborazione con l’Azienda, come dimostrato quando ci è stato chiesto il trasferimento a Jesi e l’adesione al progetto light friday».

Alla luce di questo, chi ha scioperato stamattina, si sente soprattutto tradito.

«Stiamo bene in TeamSystem e qui vogliamo continuare a lavorare – ha detto un lavoratore -, tanto che non cerchiamo di andare contro il dislocamento a Pesaro, perché è una scelta definita strategica dall’Azienda, ma non possiamo pagare le conseguenze solo noi lavoratori. Sentirci rispondere che, trattandosi di uno spostamento di oltre 50 km, possiamo anche chiedere la Naspi e andare altrove, è una vera beffa».

Vincenzo Gentilucci, coordinatore regionale Marche Uilm ha lamentato la mancanza di programmazione e certezza sugli orientamenti.

«Questa sede – ha spiegato – è nata appena nel 2017 con un importante investimento e un accorpamento che sembrava definitivo, in base al quale molti hanno adattato la propria vita. Appena sei anni dopo ci viene detto che cambierà tutto. Il prossimo passo quale sarà, andare tutti a Milano?».

«Questa azienda ama dare una rappresentazione di sé – ha fatto eco Maurizio Gabrielli di Fiom – di essere tanto avanzata nei rapporti con le persone e nell’attenzione ai lavoratori, ma andando a fondo fa tutt’altro. Lo ha dimostrato con la grande approssimazione e mancanza di rispetto con la quale ha comunicato questa decisione radicale».

A portare la solidarietà dei cittadini di Jesi c’era anche il sindaco Lorenzo Fiordelmondo, il quale, oltre ad aver ringraziato le Rsu per averlo ragguagliato costantemente sulla situazione, ha anche annunciato di aver intrapreso delle interlocuzioni con i vertici aziendali per capire se esiste un piano strategico e, pur non essendo il Comune l’Ente che negozia, capire se può dare un contributo per aiutare ad arrivare ad una soluzione.

Il sindaco di Jesi Lorenzo Fiordelmondo ascolta le ragioni dei lavoratori

«Avete la nostra solidarietà e disponibilità – ha detto il primo cittadino rivolto agli scioperanti -. Raccogliamo una preoccupazione legittima per un contesto che cambia. Avere un corpo lavoratori sostanzioso che va da un’altra parte è una cosa che non possiamo ignorare e siamo pronti a fare, per quanto possibile, la nostra parte».

Ora i sindacati attendono l’apertura di un tavolo di trattativa che porti «a mitigare le conseguenze di quella che pare essere una scelta ormai definitiva».

Una di queste potrebbe essere la concessione della possibilità di poter svolgere il 100% dell’orario settimanale in smart working «dato che è un modello sperimentato in lock down che ha dimostrato di funzionare bene».

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