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Cronaca

Jesi Autonomia regionale differenziata, la raccolta firme per dire “no”

Presentata dal Cdc Circolo Stefano Rodotà l’iniziativa per contrastare il disegno di legge: «Si rischia l’aumento del divario tra nord e sud e la svalutazione del ruolo di centralità legislativa del Parlamento»

di Tiziana Fenucci

Jesi, 12 febbraio 2023 – Presentata ieri mattina l’iniziativa di raccolta firme per la “Legge costituzionale di iniziativa popolare” contro la “proposta di autonomia regionale differenziata” che definisce i principi per l’attribuzione alle Regioni a statuto ordinario di ulteriori forme e condizioni di autonomia e le relative modalità procedurali.  

A spiegare l’iniziativa Enzo Beccaceci, coordinatore del Cdc, Coordinamento democrazia costituzionale – Circolo Stefano Rodotà di Jesi. Presenti all’incontro anche Filippo Bartolucci, consigliere comunale del Pd, Daniele Fancello in rappresentanza dell’Anpi, Eleonora Fontana, segretario generale della Flc Cgil Ancona, Mariano Tulli del Cdc – Circolo Stefano Rodotà.

«La nostra proposta di riforma costituzionale – ha spiegato Ezio Beccaceci – è finalizzata a eliminare le scorrette interpretazioni degli articoli 16 e 17 della Costituzione e contrastare l’errata interpretazione dell’autonomia differenziata da parte di alcune regioni del nord Italia, in particolare di Lombardia, Emilia Romagna e Venezia Giulia, che hanno rivendicato l’autonomia legislativa» avallata dal Disegno di legge del ministro Calderoli.

Enzo Beccaceci e Filippo Bartolucci

Per l’articolo 16 della Costituzione, in particolare, le modifiche proposte dal Cdc chiedono che l’autonomia regionale possa essere concessa dallo Stato solo se giustificata dalla specificità del territorio, che venga esclusa la possibilità di approvare una legge quadro a livello nazionale per poi approdare a delle intese tra Stato e singole regioni, perché eluderebbe il potere del Parlamento, di concedere l’eventuale autonomia solo attraverso una legge dello Stato, approvata dal Parlamento e con la possibilità di abolizione futura anche attraverso un referendum popolare.

Per l’articolo 17, il Coordinamento propone che venga attribuita alla competenza esclusiva dello Stato la possibilità di legiferare in materia di istruzione, sanità, infrastrutture e l’inserimento della clausola di supremazia dello Stato per garantire l’unità giuridica ed economica della Repubblica.

«Dare la possibilità alle Regioni di legiferare in materie così delicate come la sanità, l’istruzione e le infrastrutture, comporterebbe l’aumento di un divario già esistente tra nord e sud e la svalutazione del ruolo centrale del Parlamento che determinerebbe la disgregazione dell’Italia», ha sottolineato Enzo Beccaceci.

Daniele Fancello, Eleonora Fontana, Mario Tulli, Enzo Beccaceci, Filippo Bartolucci

All’iniziativa di raccolta firme aderiscono le organizzazioni sindacali della scuola Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals Confsal, e Gilda Unams.

«Da tempo abbiamo lanciato l’allarme sugli effetti deleteri dell’autonomia regionale differenziata sull’istruzione», ha rimarcato Eleonora Fontana, Flc Cgil.

«Inserire l’istruzione tra i temi della regionalizzazione significa attaccare il ruolo del contratto nazionale del lavoro degli insegnanti e non garantire gli stessi diritti di formazione e istruzione ai ragazzi e alle ragazze che appartengono a regioni diverse. Siamo impegnati nel contrastare il Disegno di legge Calderoli che secondo noi è solo un modo per spostare l’attenzione da temi quanto mai importanti come la mancanza di stanziamenti governativi per l’istruzione».

La raccolta delle firme per la proposta del Cdc potrà essere effettuata fisicamente nei punti informativi che il Comitato allestirà nei prossimi mesi in tutta Italia oppure si potrà attivare la procedura on line, accedendo al sito del Coordinamento democrazia costituzionale e aderire attraverso la propria firma digitale tramite Spid. La raccolta procederà fino al 9 maggio.

«Nel prossimo Consiglio comunale – ha aggiunto Filippo Bartolucci – sarà illustrato l’ordine del giorno sulla proposta del Cdc, con l’obiettivo di contrastare un tipo di politica destinata a produrre solo ulteriori disuguaglianze tra regioni».  

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