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Cronaca

Jesi Commemorati i 79 anni dalla Liberazione della città

Ieri la cerimonia ufficiale agli Orti Pace, «oggi il pensiero della guerra torna ad agitare le nostre coscienze»: Ero Giuliodori ricorda l’articolo 11 della Costituzione

Jesi – Una corona d’alloro è stata deposta al Monumento dei Bersaglieri, la lapide dei giardini “Orti Pace” che onora la memoria del battaglione “Piemonte” degli Alpini, entrato in città in quel lontano 20 luglio del ’44.

Ieri sera, come di consueto, il Comune di Jesi in collaborazione con l’ Anpi, alla presenza dei delle rappresentanze delle Forze dell’ordine e del Corpo degli alpini, ha celebrato il 79°anniversario della liberazione della città dal nazifascismo, ricordando i fatti della “notte più lunga e sofferta” – come scrive Giuseppe Luconi ne “L’anno più lungo” – attraverso l’orazione del professor Ero Giuliodori.

Presenti alla cerimonia anche il vicesindaco Samuele Animali, l’assessore alla cultura Luca Brecciaroli e il Presidente del Consiglio Comunale Luca Polita.

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Davanti alla lapide che ricorda l’ingresso degli Alpini in città il 20 luglio di 79 anni fa

«Il tema è la capacità della memoria di fungere da traino, di aiutarci a rivivere quì le gesta di quel giorno. Sono fatti storici determinanti per il nostro oggi, per quel patto sociale che di volta in volta rinnoviamo, in occasioni come questa», ha affermato il sindaco Lorenzo Fiordelmondo. Poi il pensiero a Patrick Zaki, protagonista contemporaneo di un’autentica lotta di liberazione.

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Intervallato dagli intermezzi musicali eseguiti alla tromba da Attilio Carducci, Ero Giuliodori ha ripercorso la storia che ha segnato in maniera determinante il destino della città di Jesi.

«Oggi il pensiero della guerra torna ad agitare le nostre coscienze – ha tra l’altro affermato -. “L’Italia ripudia la guerra“, si legge all’art.11 della Costituzione. Un articolo pieno di fascino, che rese la nostra Costituzione la più avanzata e pacifista del mondo. Ma perchè questo verbo tanto originale, ripudiare? Ce lo spiega Meuccio Ruini, presidente della Commissione dei 75: il termine ripudia ha un accento energico e implica sia la condanna che la rinunzia della guerra».

«Quì c’è un impegno cocente degli organi costituzionali, i quali sarebbero tenuti a rispettarlo. Frequenti sono stati i tentativi – anche recentemente – di sminuirne l’efficacia ma non c’è dubbio che l’idea dell’Assemblea costituente fosse quella di approvare una formula a forte contenuto politico e con rilievo giuridico al fine di tener fuori il nostro Paese da ogni conflitto, obbligandolo – questo sì – a compiere azioni concrete per aiutare la diplomazia».

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