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Jesi Don David Berrettini, a Gualdo Tadino la piece di Vittorio Graziosi

La storia del parroco di Marischio che poco prima della fine della Seconda Guerra Mondiale salvò 19 vite, immolandosi ai nazifascisti

Jesi – Ha debuttato nel fine settimana al Teatro don Bosco di Gualdo Tadino la piece teatrale messa in scena dalla compagnia Arte e Dintorni,Un eroe da conoscere, realizzata dallo scrittore jesino Vittorio Graziosi e ispirata alla storia di don David Berrettini, parroco di Marischio, paesino del Fabrianese, ma originario di Gualdo Tadino, ucciso poco prima della Liberazione per mano dei nazifascisti.

«Ho voluto far conoscere, attraverso la sceneggiatura, l’anima sensibile di questo prete, dalla grande fede e moralità», ha raccontato Vittorio Graziosi, che per la stesura della sceneggiatura si è ispirato alla storia dell’omonimo libro scritto da Valerio Anderlini sulla vita del parroco.

«Quando ho letto la storia di don David Berrettini ho sentito l’esigenza di far conoscere al pubblico il coraggio e la bontà d’animo di questo personaggio, che nonostante si fosse dato alla fuga nei boschi vicini a Gualdo Tadino per scappare dai nazisti, ha fatto ritorno a Marischio per salvare 19 abitanti tenuti sotto sequestro dalle truppe tedesche».

Le quali minacciavano di ucciderli e di mettere a fuoco la città se don David non si fosse consegnato. Avvisato della situazione, il parroco fece ritorno a Marischio, immolando la sua vita per la salvezza di quelle 19 vite. Così fu barbaramente ucciso, una delle ultime vittime delle truppe tedesche, poco prima della fine della guerra.

«Sono onorato di aver messo in luce la verità della storia – ha spiegato Graziosi – la sua fuga iniziale, infatti, fu mal interpretata dai parrocchiani che hanno creduto volesse egoisticamente mettersi in salvo, ma poi la realtà dei fatti è venuta a galla – attestata anche dal grande sacrificio compiuto dall’uomo – e a don Berrettini è stata attribuita la medaglia d’oro al valore civile».

Al microfono Vittorio Graziosi

«Leggendo i suoi tre romanzi dattiloscritti, nei quali racconta sempre storie edificanti, di vita religiosa e di fede, si evincono la grande sensibilità e la spiccata bontà d’animo, lui che dava ospitalità a tutti senza fare distinzioni, che fossero fascisti o partigiani. Sono doti per le quali meritava di essere commemorato», ha concluso Vittorio Graziosi, anticipando che ci saranno repliche dello spettacolo, forse anche a Jesi, il prossimo anno.

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