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Cronaca

JESI Premio “Valeria Moriconi”, la luce si è accesa con Emma Dante

Al Teatro Pergolesi la vincitrice della terza edizione ha mosso “anima e core” di quanti le puntavano gli occhi addosso

JESI, 28 giugno 2020 – Adesso le tessere di un mosaico che, da troppi anni, aspettavano una sistemazione, sono al loro posto.

Il “Premio Internazionale Valeria Moriconi – Protagonista della scena”, terza edizione (la prima andò a Isabelle Huppert e la seconda a Monica Guerritore) è andata in porto, sabato sera, al Pergolesi di Jesi, gremito nei limiti imposti dalle disposizioni vigenti, con una “festa del Teatro” che era dietro l’angolo, pensata, sudata ma mai sicura al cento per cento, perché il Covid-19 aveva fatto pensare che anche stavolta Valeria Moriconi avrebbe subìto un rinvio.

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Testardo Gilberto Santini, direttore dell’Amat, testardi tutti i componenti il gruppo di lavoro che era stato creato per l’organizzazione, testardo anche il teatro che ha dato credito all’evento che, come ogni magia che il palcoscenico regala, ha aspettato con ansia che arrivasse il 27.

Non come un travet qualsiasi per incassare la busta paga, ma perché la luce di Emma Dante, vincitrice della terza edizione del premio dedicato a Valeria nostra, si sarebbe accesa proprio sabato sera. Insieme a lei Carmine Maringola, che ha proposto l’atto unico “Acquasanta”, tratto dalla Trilogia degli occhiali di Emma Dante. La quale, entrata in scena subito dopo, ha mosso “anima e core” di quanti le puntavano gli occhi addosso e si è rimessa a fare l’attrice!

Qui, al Pergolesi, perché ha recitato un suo monologo/ricordo dedicato a Valeria, di una bellezza assoluta, non costruito a tavolino ma spontaneo, nato pensando attentamente a qualcuno che un giorno ti ha cambiato il modo di vedere la vita ed il teatro.

Vabbè, il teatro, se leggi a partire dai classici per arrivare a Pirandello, Eduardo (il teatro, per lui, significava il tentativo di dare un senso alla vita), ha mille facce della stessa verità, ma è comunque sempre magia, ed Emma Dante, in una bella chiacchierata con Gilberto Santini, ci ha fatto scoprire angoli mai percorsi, ci ha presentato la sua vita sulle scene della prosa e della lirica, dietro ad una macchina da presa, di fronte ad una pagina bianca da riempire.

I fischi dopo “Carmen” a Milano, che lei ancora non aveva capito le fossero rivolti perché alcuni non avevano apprezzato la sua regia dell’opera di Bizet, definita «ad alto tasso di provocazione e violenza», il trionfo con “Macbeth” a Macerata e tante altre storie.

Ma era anche Valeria che, ogni momento, faceva capolino da dietro le quinte, proprio come Emma Dante che, durante “La rosa tatuata” del 1996 al Pergolesi, si metteva acquattata per ascoltare Valeria, che aveva la parte di sua madre, senza toglierle gli occhi di dosso, bevendosi gli attimi delle pause, degli sguardi che cercano un punto lontano, dei rumori che il corpo e la pancia danno alla voce che recita, in perfetta sintonia.

Scorrono le immagini del premio, un capolavoro di Eliseo Mattiacci intitolato “Sospensione magnetica”, alcune foto inedite riprese da Franco Cecchini, che Sandro D’Ascanio, ottimo fotografo di scena, dedicò a Valeria ed Emma, la soddisfazione finale di Lucia Chiatti, direttrice generale della Fondazione Pergolesi Spontini, di Luca Butini e Tiziana Tobaldi, assessori alla Cultura di Jesi e Maiolati Spontini.

È scorso tutto veloce, ma nessuno voleva andarsene, Emma Dante avrebbe abbracciato il mondo intero ma, sai, non si poteva.

Ecco, quando si ritornerà ad avere qualcuno vicino in platea e non a due metri, qualcuno vicino da toccare e trasmettergli sensazioni ed emozioni, allora sarà “vero teatro”. Accontentiamoci intanto di quello che abbiamo, e Valeria, “sentita” dietro le quinte come una presenza leggera, sembra abbia seguìto battuta dopo battuta il monologo di Emma Dante.

«Alla fine delle recite, come era uso fare il capocomico, ci chiamava tutti in camerino e ci dava la sua nota di merito. Tremavamo!», mi aveva raccontato Emma.

Per fare lo sborone, stavo per chiederle se avesse un po’ di tempo per dare un’occhiata al prossimo spettacolo di cabaret degli Onafifetti. Sai com’è… ma ho desistito. Paura delle note di demerito? Forse, ma soprattutto rispetto verso la sua grande figura di regista internazionale.

Giovanni Filosa

Foto: Agnese Ascioti, Stefano Binci e in b/n Sandro D’Ascanio

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