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Marzo Loccioni L’emozionante incontro con Piero Ferrari

In visita nei laboratori lungo l’Esino il vice presidente del mitico marchio automobilistico ha condiviso con i tanti giovani la sua storia e la sua passione per i motori

Angeli di Rosora – Unico figlio vivente ed erede universale di Enzo Ferrari, una vita vissuta nel riserbo, ma nella certezza di essere parte della realizzazione di un grande sogno italiano, ieri Piero ha fatto sognare tutta la Loccioni.

«Il sogno di mio padre è vivo ancora oggi: lavoriamo per fare qualcosa di nuovo, qualcosa di bello, che i nostri clienti in tutto il mondo ci riconoscono. Immaginare la Ferrari di domani tenendo presenti gli errori del passato. Era la filosofia di mio padre ed è la mia».

Questa la testimonianza che ha donato ieri agli oltre 200 collaboratori Loccioni accorsi in Sala Marzo (come sempre per tutti una sorpresa) e a quelli connessi on line da tutto il mondo per ascoltare la sua storia. Un sogno diventato film (Ferrari di Micheal Mann) cui lo stesso Piero ha collaborato.

Nato nel ’45, dopo il diploma di perito tecnico Piero ha iniziato la sua gavetta in Ferrari partendo dal basso e poi arrivando alla vicepresidenza «in qualsiasi ruolo e livello io sia stato, ero sempre quello che guadagnava meno di tutti!».

Ha ricordato che uno dei primi incarichi fu quello di osservare e catalogare tutti i componenti auto risultati inefficaci o difettosi, motivo dei fallimenti o delle mancate vittorie.

«Così ho imparato che non si può cambiare il passato, che il presente è un attimo e che l’unica cosa che si può correggere è il futuro».

Questa cultura della qualità, dell’eccellenza, e del miglioramento continuo lo porta nel 1980 a diventare direttore della gestione sportiva. Oggi, oltre ad essere vice presidente della Ferrari, Piero è a capo dell’Hpe Group, Società di alta ingegneria con sede a Modena, che sviluppa innovazione per il settore auto.

Qualità: la materia prima della Loccioni, quella che l’impresa marchigiana misura per le più grandi case della Formula Uno e non solo. Visitando i laboratori, Piero Ferrari ha incontrato Davide, Gianluca, Giulia, Tommaso, Fabrizio e tanti altri giovani che ogni giorno lavorano per aumentare sempre più la qualità di casa Maranello. Hanno raccontato di come sia stato emozionante per loro entrare e lavorare nelle scuderie e nella fabbrica di Modena, nei laboratori dove si testano i motori, i componenti, le prestazioni della rossa nei nuovi circuiti. O accogliere gli ingegneri Ferrari qui per settimane, mesi, e lavorare insieme, con campagne di misura, allo sviluppo dei nuovi gioielli.

«Non è stato facile conquistare la loro fiducia e competere a quei livelli di performance, ma è proprio questo il bello di lavorare con i numeri uno al mondo», hanno detto, gli occhi che brillavano. Dalla molecola all’elettrone, questi giovani sono stati chiamati anche a migliorare la qualità delle nuove vetture elettriche e hanno sviluppato bellissimi sistemi di test per batterie, assali elettrici e inverter, apprezzati anche dall’amministratore delegato della Ferrari, Benedetto Vigna, in visita lo scorso anno.

Con grande gentilezza e umiltà, alla fine della visita Piero ha risposto alle domande parlando di sostenibilità e transizione elettrica dell’auto, dell’importanza di puntare all’eccellenza e al miglioramento continuo, della passione, della motivazione, del lavoro in team, che come ha potuto constatare anche in Loccioni, muove ogni giorno centinaia di menti.

«Ancora oggi in Ferrari si sente lo spirito di mio padre che sopravvive nelle persone della sua generazione, che lo trasferiscono ai più giovani, in un rinnovarsi continuo di quella passione».

Con queste parole Piero Ferrari ha colto il senso più alto del Marzo Loccioni, il mese dedicato all’impronta culturale che la signora Graziella Rebichini Loccioni (moglie di Enrico e madre di Cristina e Claudio) ha lasciato nell’impresa.

«La cura del dettaglio, la soddisfazione del cliente, il sorprendere con un atto di gentilezza, la curiosità in una domanda, l’attenzione agli sprechi, la determinazione nel fare bene, l’amore per il proprio lavoro, il rispetto per le persone, il farsi rispettare, le cose che contano e quelle che si contano».

Attraverso un calendario di eventi dedicati ai collaboratori, alle loro famiglie e all’intera comunità di lavoro, si trasporta il fuoco della cultura d’impresa, si condividono i valori fondanti, si guarda insieme verso il futuro e ci si diverte.

È l’ottava edizione del Marzo Loccioni e ogni anno le varie iniziative vengono raccolte in un volume fotografico. Vi si incontrano i volti televisivi di Corrado Formigli e Ferruccio De Bortoli, quello cinematografico di Pupi Avati, le parole illuminanti dei professori Zamagni e Coda, l’umanità del cardinale Menichelli, l’umiltà del campione del mondo Andrea Zorzi, la lungimiranza di Francesco Starace. E ancora Stefano Domenicali, Jarno Trulli, Amalia Ercoli Finzi, il grande Piero Angela, Luca Cordero di Montezemolo. Nei loro sguardi qualcosa di diverso, quella voglia di donare valore alle persone, di contribuire alla bellezza di questa comunità di lavoro, esserne parte per un momento.

Questi incontri sono parte integrante di un percorso formativo continuo e allargato, che alimenta nel territorio una comunità ampia di apprendimento, con il fine di divulgare cultura d’impresa e imprenditorialità. Tante le iniziative anche per le famiglie e i bambini, la passione della signora Graziella, in cui l’elemento sorpresa si fa cifra didattica ed educativa, in cui il confine tra scuola e lavoro, tra famiglia e impresa, tra generazioni si annulla in virtù dell’armonia, della bellezza dello stare insieme.

«Perché la bellezza fa bene alla mente e al corpo, migliora la qualità della vita, genera piacere ai sensi, riporta in equilibrio, crea benessere. – afferma Claudio Loccioni -. In definitiva è uno strumento di felicità. Ed è questo il fine più alto di un certo modo di fare impresa».

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