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Cronaca

Jesi Casa e Ospedale di Comunità, «rischiamo di perderli»

Errori progettuali e ritardo nei tempi, il Governo ha stabilito una riduzione del 30% delle nuove strutture, il taglio su quelle più indietro nella progettazione, è quanto emerso dal convegno “Il futuro della Sanità”

Jesi – A Palazzo dei Convegni ieri l’incontro organizzato dal Partito democratico cittadino e dai Giovani democratici della Vallesina su Il Futuro della Sanità, durante il quale si è parlato delle condizioni del personale sanitario, di Case e Ospedali di Comunità, dei finanziamenti Pnrr che non bastano, dei fondi da investire nella sanità ma che non ci sono, della deriva del sistema sanitario che non riesce più a garantire qualità del servizio né accessibilità universale al cittadino.

«Sono 4 milioni gli italiani che dichiarano di non potersi curare – ha detto l’onorevole Marina Sereni, della segreteria nazionale del Pd con delega a salute e sanità – perché non riescono ad accedere al servizio pubblico a causa delle liste d’attesa interminabili e non possono permettersi gli esami o le visite a pagamento. Abbiamo una fascia di famiglie appartenenti al ceto medio che si impoverisce, di fronte a malattie serie che devono curare pagando, un processo di disuguaglianza che aumenta esponenzialmente non solo a livello sociale ma anche territoriale. L’aumento della povertà determina tra l’altro l’aumento dei bisogni legati alla salute».

Ketti Pesaresi, Maurizio Mangialardi, Marina Sereni, Giacomo Mosca e Chantal Bomprezzi

Ad intervenire, insieme all’on. Marina Sereni, la dott.ssa Ketti Pesaresi, operatore del servizio sanitario nazionale e medico della Cgil e Maurizio Mangialardi, capogruppo del Partito democratico in Regione.

Presenti per il saluto iniziale anche Chantal Bomprezzi, segretaria regionale del Pd e l’assessora comunale Emanuela Marguccio. A fungere da moderatore il consigliere comunale e membro della segreteria regionale dei Giovani DemocraticiGiacomo Mosca.

Una sanità che sta andando in frantumi, hanno convenuto tutti i partecipanti, e lancia segnali di allarme evidenti, primo fra tutti la fuga dei medici dal servizio pubblico, scontenti delle condizioni di lavoro, degli stipendi scarsi, della mancanza di organizzazione, ha sottolineato Ketty Pesaresi, che non li lascia sperare in un futuro migliore.

«Un sistema che ha resistito per tutta la pandemia, ma che adesso non ce la fa più a sostenere queste condizioni – ha aggiunto l’on. Marina Sereni – solo da poco sono stati adeguati i contratti per il triennio scorso 2019-2021! In condizioni ancora peggiori sono gli infermieri che non hanno neanche prospettiva di carriera».

Il tono della conversazione non migliora se a essere tirati in ballo sono le Case e gli Ospedali di Comunità, per la cui realizzazione sono stati stanziati i fondi del Pnrr, finanziamenti che non basteranno – ci si è accorti – a realizzare tutte le strutture preventivate. Per questo il Governo ha proposto un taglio del 30% dei progetti in programma, i primi a cadere saranno quelli rimasti più indietro e quindi considerati a rischio di non essere realizzati entro il 2026, termine massimo entro il quale completare i lavori.

E in questo caso, ha spiegato Franco Pesaresi, direttore dell’Asp Ambito 9, intervenuto nel dibattito, le strutture di Jesi potrebbero essere a rischio.

«La tappa di fine di marzo era stata indicata come momento conclusivo della progettazione esecutiva, ma nel caso di Jesi, per entrambe le strutture siamo ancora ben lontani da questa fase. Progetti nati con diversi errori e che stanno andando a rilento», ha continuato Franco Pesaresi nel sottolineare le cose che non funzionano.

«Una Casa di comunità di soli 130 mq, quando ne servirebbero 800 per contenere tutti i servizi previsti, finanziata per 1 milione 600 mila euro, cifra sovrastimata per trattarsi di 130 mq, un Ospedale di comunità in cui mancava la scheda progettuale per cui non si conosce il numero di posti letto che effettivamente doveva garantire, in Regione ne avevano assicurati 40, ma nella delibera depositata dall’Azienda sanitaria territoriale sono diventati 30».

Dieci posti letto in meno e un aumento dei costi che arriva a 190.000 euro per posto letto, contro il costo medio di 120 mila euro degli altri 4 Ospedali di comunità marchigiani.

Ketti Pesaresi, Maurizio Mangialardi, Marina Sereni, Giacomo Mosca e Franco Pesaresi

«Quando ci si è accorti che le dimensioni della Casa di comunità non sono adeguate alle esigente del territorio, si è ipotizzato di utilizzare l’Ospedale di comunità per accogliere quei servizi che là non potrebbero essere ospitati, ma il rischio è che così facendo questi vadano persi, così come la riduzione delle liste d’attesa e la vicinanza al cittadino».

Una programmazione arbitraria su tutto il territorio nazionale, ha aggiunto Pesaresi, in cui la distribuzione delle strutture non ha tenuto conto della presenza in alcune zone di realtà già utilizzate per gli stessi scopi, così che «ci saranno dei Distretti sanitari con un sovraffollamento di strutture rispetto ad altri meno dotati, generando differenze incredibili tra territori».

«Impiegheremo decenni a riparare ai danni di questa programmazione», ha concluso.

«Siamo in piena crisi di governo regionale. Oggi i consiglieri si rendono conto che è impossibile realizzare quanto desiderato, a causa dell’inflazione e dell’aumento dei costi dei lavori», ha spiegato Maurizio Mangialardi riferendosi al Consiglio regionale e alla proposta del Governo di tagliare Case e Ospedali di Comunità.

«Sarebbero 414 le Case di Comunità e 96 gli Ospedali di comunità a subire il taglio governativo», ha sostenuto l’on. Marina Sereni. Se sommato alla proposta dell’autonomia differenziata – che permetterebbe a ogni Regione di definire autonomamente i trattamenti contrattuali dei dipendenti sanitari – determinerebbe un divario sanitario enorme a seconda del territorio in cui si vive e la migrazione dei medici verso le regioni più ricche, disposte a erogare contratti economicamente più appetibili.

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